La tredicesima puntata del romanzo olimpico invernale vede sugli scudi i padroni di casa coi cinque ori nel pattinaggio di velocità di Eric Heiden e la squadra del "Miracle on Ice" nell'hockey su ghiaccio.
La scelta della sede dei Giochi invernali del 1980, i tredicesimi della storia, fu la più semplice di tutte in quanto erano due le candidate e una di queste, Vancouver/Garibaldi, si ritirò prima del voto della 75a sessione del CIO di Vienna del 13 ottobre 1974, alla quale non rimase che assegnare i Giochi a Lake Placid, terza località a ospitare per la seconda volta le Olimpiadi bianche dopo St. Moritz e Innsbruck. Furono Giochi caratterizzati dalla pessima organizzazione, in particolare dei trasporti per spettatori e addetti ai lavori, e dal clima tesissimo a livello internazionale: la “guerra fredda” era più calda che mai dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan nel dicembre 1979, in seguito alla quale il presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter a poche settimane dall’inizio dei Giochi di Lake Placid minacciò (e poi mantenne) di boicottare le Olimpiadi estive di Mosca se l’Urss non avesse ritirato le proprie truppe entro giugno. Ci fu un boicottaggio anche nella cittadina dello Stato di New York e fu quello di Taiwan per protesta per l’ammissione, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi invernali, di atleti della Repubblica Popolare Cinese.
L’unica novità nel programma di gare, che fece salire gli eventi a 38, fu la sprint maschile del biathlon, disputata sulla distanza di 10 km, metà di quella che rimarrà ancora per sempre denominata “individuale”, e venne vinta dal tedesco orientale Frank Ullrich. I Giochi furono caratterizzati dal grande duello nel medagliere tra Unione Sovietica e Germania Est, fu la prima a prevalere con 10 ori contro 9. I sovietici ebbero i loro leader in Nikolay Zimyatov, che trionfò nella 30 e nella 50 km e insieme ai compagni nella staffetta del fondo, e Anatoly Alyabiev, vincitore dell’individuale e della staffetta del biathlon, tra i suoi compagni della 4x7,5 km c’era Aleksandr Tikhonov, personaggio a dir poco controverso dalla fine della carriera in avanti, che vinse per la quarta volta consecutiva la staffetta di fondo e tiro, unico ad aver trionfato per quattro edizioni di fila ai Giochi invernali nello stesso evento, seppur non individuale.
Raisa Smetanina aggiunse al titolo nella 10 km di Innsbruck 1976 quello nella 5 km, nelle gare a coppie del pattinaggio di figura Natalya Linichuk e Gennady Karponosov trionfarono nella danza e Irina Rodnina e Aleksandr Zaitsev si confermarono sul trono olimpico nell’artistico, Rodnina raggiunse così a livello mondiale lo stesso palmares collezionato da Sonja Henie con tre ori olimpici e dieci iridati di fila, striscia quest’ultima completata nel 1978. I 1000 metri femminili del pattinaggio di velocità se li aggiudicò Natalya Petruseva ma fu il singolo femminile dello slittino a far pendere la bilancia a favore dell’Urss nel medagliere: non vinsero infatti le tedesche orientali bensì Vera Zozuļa, atleta lettone che tuttora è l’unica di madrelingua non tedesca uomini compresi ad aver vinto un oro olimpico nello slittino.
Detto che i cugini dell’Ovest non salirono nemmeno una volta sul gradino più alto del podio a Lake Placid, la Germania Est vide la riconferma nel doppio dello slittino di Hans Rinn e Norbert Hahn quattro anni dopo Innsbruck, ma soprattutto di Ulrich Wehling che trionfò per la terza volta consecutiva nella combinata nordica. La fondista Barbara Petzold vinse la 10 km e trascinò le sue compagne al successo in staffetta davanti alle sovietiche, Anett Pötzsch si impose nell’artistico femminile vincendo il duello con l’eterna rivale statunitense Linda Fratianne, Karin Enke primeggiò nei 500 metri del pattinaggio veloce, Meinhard Nehmer bissò il successo di Innsbruck nel bob a quattro arrivando a tre ori totali a cinque cerchi, infine Harry Glass nel singolo maschile dello slittino approfittò dei ribaltamenti nella terza manche del connazionale campione uscente Dettlef Günther e nella quarta dell’altoatesino Ernst Haspinger per salire sul gradino più alto del podio.
Per quanto riguarda le altre nazioni, il minuscolo Liechtenstein si portò a casa i suoi primi (e finora unici) ori olimpici in assoluto grazie a Hanni Wenzel che vinse gigante e slalom dello sci alpino femminile e fu seconda in discesa alle spalle dell’austriaca Annemarie Moser-Pröll, che acciuffò così l’unico alloro che le mancava, e davanti alla svizzera Marie-Thérèse Nadig, che fu battuta da favorita come lei stessa aveva fatto con l’allora signorina Pröll otto anni prima a Sapporo. Anche in campo maschile slalom e gigante ebbero lo stesso vincitore, l’immenso svedese Ingemar Stenmark, mentre l’austriaco campione uscente della discesa Franz Klammer venne escluso dal quartetto per Lake Placid e a trionfare fu il suo connazionale Leonhard Stock, passato nel giro di poche ore dal ruolo di riserva a quello di campione olimpico, mai vincitore prima né per i successivi nove anni di una gara di Coppa del Mondo.
La Finlandia si aggiudicò la gara dal trampolino grande del salto con gli sci con Jouko Törmänen mentre dal trampolino piccolo vinse Toni Innauer, austriaco già argento a Innsbruck da quello grande. Il britannico Robin Cousins nell’artistico maschile andò ad allungare la lista dei campioni olimpici allenati dal milanese Carlo Fassi. La Norvegia si dovette accontentare di una sola gioia con Bjørg Eva Jensen che vince i 3000 metri donne del pattinaggio veloce, così come l’Olanda con Annie Borckink nei 1500, e la Svizzera, con Erich Schärer che portò a casa la gara a due del bob insieme al frenatore Sepp Benz, mentre la Svezia aggiunse ai due ori di Stenmark quello di Thomas Wassberg nella 15 km per un solo centesimo sul finlandese Juha Mieto, questo margine così ridotto induce i dirigenti internazionali a ripristinare il distacco in decimi nelle gare sugli sci stretti.
Ma questi furono soprattutto i Giochi dei miracoli sul ghiaccio dei padroni di casa degli Stati Uniti, in particolare uno è il “Miracle on Ice” per antonomasia, e cioè quello del Team Usa dell’hockey su ghiaccio che nella penultima partita del torneo, il 22 febbraio contro il superfavorito squadrone dell’Urss, rimontò tre volte il provvisorio vantaggio degli avversari, poi, esattamente a metà del terzo e ultimo periodo, capitan Mike Eruzione segnò il gol del 4-3 che si rivelò decisivo, così come le parate del goalie Jim Craig che in quegli ultimi dieci minuti salvò l’impossibile facendo impazzire un’intera nazione. A quella squadra entrata nel mito e allenata da Herb Brooks non rimase due giorni dopo che la “formalità” di battere la Finlandia per 4-2 per mettersi al collo la più bella e inaspettata delle medaglie d’oro.
E che dire dei miracoli del 21enne del Wisconsin Eric Heiden nel pattinaggio di velocità? Nessuno aveva fatto l’en-plein su tutte le distanze in campo maschile, lui fu il primo, e tuttora è l’unico, a esserci riuscito: vinse una dopo l’altra le gare sui 500, 1000, 1500, 5000 e 10000 metri, la quinta medaglia d’oro, sulla distanza più lunga, con record mondiale dopo aver stabilito quattro record olimpici nelle altre, se la mise al collo il 23 febbraio, il giorno dopo la sfida Usa-Urss di cui era stato spettatore. In seguito Heiden, come fanno molti pattinatori e pattinatrici veloci, passò al ciclismo partecipando anche al Tour de France.
Infine l’Italia. La spedizione azzurra fu misera di risultati: conquistammo due argenti entrambi nello slittino: nel singolo maschile Paul Hildgartner, trionfatore nel doppio otto anni prima a Sapporo con Walter Plaikner, sostituì tra i primi tre il suo connazionale “suicida” Haspinger, nel doppio salirono sul gradino intermedio del podio Peter Gschnitzer e Karl Brunner. Per il resto, i migliori risultati furono il quarto e quinto posto nello slalom femminile di Maria Rosa Quario e Claudia Giordani, con “Ninna” che mancò il bronzo per soli 3 centesimi, i sesti in discesa di Herbert Plank e del compianto Bruno Nöckler in gigante e l’ottavo di Susanna Driano nell’artistico femminile, lo stesso piazzamento col quale nello slalom Gustavo Thoeni chiuse di fatto mestamente la sua carriera a neanche 29 anni.
Riepilogo
13a edizione dei Giochi Olimpici invernali
Città ospitante e data di svolgimento: Lake Placid (Stati Uniti), 12-24 febbraio 1980
Atleti partecipanti: 1072 (837 uomini, 235 donne)
Nazioni partecipanti: 37
Italiani partecipanti: 46 (34 uomini, 12 donne)
Portabandiera italiano: Gustavo Thöni (sci alpino)
Titoli assegnati: 38 in 10 sport
Apertura ufficiale: vicepresidente Walter Mondale
Giuramento olimpico degli atleti: Eric Heiden (pattinaggio di velocità)
Giuramento olimpico dei giudici: Terry McDermott
Ultimo tedoforo: Charles Morgan Kerr
Il medagliere
Unione Sovietica: 10 ori 6 argenti 6 bronzi
Germania Est: 9 ori 7 argenti 7 bronzi
Stati Uniti: 6 ori 4 argenti 2 bronzi
Austria: 3 ori 2 argenti 2 bronzi
Svezia: 3 ori 1 bronzo
Liechtenstein: 2 ori 2 argenti
Finlandia: 1 oro 5 argenti 3 bronzi
Norvegia: 1 oro 3 argenti 6 bronzi
Olanda: 1 oro 2 argenti 1 bronzo
Svizzera: 1 oro 1 argento 3 bronzi
Gran Bretagna: 1 oro
Germania Ovest: 2 argenti 3 bronzi
Italia: 2 argenti
Canada: 1 argento 1 bronzo
Giappone: 1 argento
Ungheria: 1 argento
Bulgaria: 1 bronzo
Cecoslovacchia: 1 bronzo
Francia: 1 bronzo
BOLLETTINO NEVE
LOCALITÀ | I.APERTI | H. Min/Max |
---|---|---|
Ghiacciaio Presena | 9/30 | 10-40 cm |
Ghiacciaio Val Senales | 6/11 | 25-81 cm |
Breuil-Cervinia | 12/15 | 40-120 cm |
Saas-Fee | / | 0-0 cm |
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