Passata l’esaltazione per la pazzesca tripletta nel gigante di chiusura della Coppa del Mondo femminile ad Aspen bisogna cercare di analizzare a mente fredda la stagione dell’Italia dello sci alpino, in particolare del periodo post-Mondiali.
Dopo il mezzo flop di St. Moritz alcuni esponenti di punta della squadra azzurra hanno avuto una reazione d’orgoglio incredibile, su tutti Federica Brignone, Dominik Paris e Peter Fill, tutta gente che sul podio iridato ci era già salita, anche se molti se lo dimenticano, ma stavolta avevano fallito l’appuntamento come due anni fa, quando peraltro Fill non c’era. Addirittura quest’ultimo, pur bucando quasi completamente la prima discesa di Kvitfjell, si è portato a casa la seconda coppa di specialità consecutiva, fatto che ha dell’incredibile se si pensa che ha vinto una sola discesa in due stagioni, quella di Kitzbühel dell’anno scorso, nella quale Aksel Lund Svindal infortunandosi si è di fatto giocato il trofeo di discesa dell’anno scorso e ha perso quasi completamente l’inverno appena concluso.
Fill si è trovato in una situazione esattamente contraria a quella dell’anno scorso, ossia non aveva niente da perdere, mentre Kjetil Jansrud, leader alla vigilia dell’ultima gara, è stato sopraffatto dalla tensione, esattamente come il Fill di un anno fa, che solo all’ultima gara riuscì a staccare l’infortunato Svindal, cosa per la quale è stato ampiamente criticato da gente che non si rende conto che nel tennis, per esempio, accade la stessa cosa quando si gioca contro qualcuno che ha subito un danno fisico: giocarci è psicologicamente molto più difficile che farlo in condizioni normali. Per continuare il paragone tennistico, Jansrud non ha dovuto giocare contro un infortunato ma gli è ugualmente venuto il braccino e Fill ne ha approfittato.
Peter ha raggiunto una continuità di rendimento impressionante, va forte su tutti i terreni e su tutti i tipi di neve. Ma il prossimo 12 novembre compirà 35 anni. Al contrario di quanto accadeva una volta non è un’età da pensione, specialmente nella velocità, ma il carabiniere di Castelrotto non potrà tirare la carretta dell’Italia della velocità in eterno. Prima o poi toccherà a Paris prendere il suo posto e tenere la sua continuità e, in attesa che crescano i giovani, che per ora fanno fatica (e nelle gare tecniche purtroppo c’è la stessa situazione), ci si attende ancora qualche acuto da parte di Christof Innerhofer, uomo da medaglia per eccellenza, anche se ormai gli acciacchi fisici di Inner sono davvero tanti. Ma i Giochi di Pyeongchang sono ormai dietro l’angolo e siamo sicuri che il 32enne di Gais proverà ad arrivarci in condizioni tali da provare a portarsi a casa un altro metallo prezioso.
E ora veniamo al settore femminile, quello che più ci ha esaltato durante questa stagione. Non stiamo a elencare ancora una volta i numeri che hanno fatto vincere all’Italia delle donne per la prima volta nella sua storia la classifica per nazioni. La frase più saggia, e anche la più ovvia, l’ha detta, come spesso accade, Sofia Goggia, e cioè che sarà difficile confermarsi. Parole sante. Quella delle azzurre è stata per certi versi una stagione irripetibile ma noi confidiamo che nell’immediato futuro si possa e si debba fare ancora meglio. E’ vero che rientreranno tante delle infortunate di quest’anno, in particolare le austriache Anna Veith, Eva-Maria Brem e Carmen Thalmann, i cui stop hanno fortemente penalizzato il Wunderteam femminile nella suddetta classifica per nazioni che dominavano da 18 anni. Rientrerà anche Lara Gut, e Lindsey Vonn cercherà di essere ai suoi migliori livelli, così come Viktoria Rebensburg, ma non è per nulla detto che tutte queste atlete ci ritornino, al meglio.
Il bottino di quest’anno si può migliorare? E’ possibile, a patto che tutte rimangano sane, inoltre, tenendo conto che Goggia, contando anche gli slalom, in Coppa del Mondo quest’anno è finita fuori nove volte, delle quali quattro in superG, la specialità che non a torto lei ritiene essere quella più adatta alle sue caratteristiche, e che Brignone, autrice di una spettacolare seconda parte di stagione, nella prima metà è uscita per ben tre volte in gigante e in questa specialità da ottobre fino a prima del trionfo di Plan de Corones non aveva mai fatto meglio dell’ottavo posto. E’ un peccato che la stagione sia finita soprattutto per la valdostana che ad Aspen, dove quasi sette anni e mezzo fa conquistò il suo primo podio, ha disputato due manche tra le porte larghe al limite della perfezione. La tripletta di ieri sarà anche stata favorita dal campo di partecipazione ridotto rispetto alle altre gare di Coppa del Mondo e dalle sunnominate assenti, e Tessa Worley, indiscutibilmente la migliore fino a St. Moritz, come Jansrud è stata attanagliata dal braccino, ma tant’è: l’en-plein delle azzurre è già nella storia del nostro sci alpino e rimarrà per sempre negli annali della Coppa.
Non possiamo dimenticare Marta Bassino, la 21enne cuneese con un luminosissimo futuro davanti a sé, tre volte sul podio sempre sul gradino meno nobile ma due di queste nella prima e nell’ultima gara stagionale, i due podi di Elena Curtoni, quarta nella classifica finale di superG, e lo straordinario terzo posto di Manuela Moelgg, la capitana tutta cuore oltre l’ostacolo, a Semmering. Hanna Schnarf non ha fatto la sua miglior stagione come punti totali ma in discesa, dove è stata estremamente continua, l’ha fatta, e c’è il grande rimpianto che non abbia potuto gareggiare nelle migliori condizioni nella gara iridata. Irene Curtoni è andata come al solito a sprazzi, Verena Stuffer ha centrato il consueto buon risultato a Cortina d’Ampezzo ma poi poco altro, Chiara Costazza dal canto suo ha disputato una stagione sì ad alti e bassi ma che in fin dei conti è stata la sua seconda migliore di sempre dopo quella magica del 2008 con una vittoria e un podio. Francesca Marsaglia invece deve fare il salto di qualità: non ha fatto così male rispetto all’anno scorso ma le aspettative sue e nostre erano ben maggiori. La romana di San Sicario è l’unica del gruppo polivalenti a non essere ancora salita sul podio in 158 gare e questo non è accettabile per un’atleta tecnicamente forte come lei. Come hanno fatto alcune sue compagne deve assolutamente migliorare sui piani, il suo grande tallone d’Achille, e va recuperata psicologicamente perché dopo il superG mondiale era davvero distrutta.
A proposito del gruppo polivalenti, anche l’Italia ha trascorso metà stagione buona con un’infortunata eccellente, Nadia Fanchini. Vedremo se la 30enne camuna avrà ancora una volta la voglia di tornare dopo l’ennesimo infortunio, peraltro non grave come altri in passato, e lo stesso discorso vale per la sorella Elena. Detto tutto questo, vanno fatti i complimenti ai tecnici, sbeffeggiati dai criticoni dopo i Mondiali, in particolare ai capoallenatori Max Carca, che si è preso anche la responsabilità degli slalomgigantisti dopo la prematura cacciata di Steve Locher, e Matteo Guadagnini, che con tutti i suoi tecnici ha gestito alla stragrande le rivalità interne alla squadra femminile. Sotto di lui e i suoi collaboratori le potenzialità di queste ragazze, che erano sotto gli occhi di tutti da anni, si sono finalmente evidenziate in modo eclatante, assenze o non assenze. Le rivalità interne poi sono il sale dello sport e hanno contribuito a creare la Valanga Azzurra, ora stanno facendo ricreare la Valanga Rosa, ma queste rivalità devono limitarsi all’evento sportivo perché se si estendono anche alle cene collettive la squadra la possono distruggere. E se poi arriva un risultato come quello di ieri non c’è rivalità che tenga: alla fine, come è stato ieri tra Federica, Sofia e Marta, ci sono solo abbracci e sorrisi. E ci auguriamo tanto che ce ne possano essere tanti, di questi abbracci e sorrisi per un podio condiviso, anche l’anno prossimo, magari alle Olimpiadi, dove una medaglia femminile manca dal 2002. Se così sarà, l’inserimento di qualche nostra atleta nella lotta per la Coppa del Mondo generale sarà solo una piacevolissima conseguenza.
Ultimi in scialpino
Le azzurre si spostano a Loveland per lavorare sul gigante: Brignone e Bassino guardano a tre gare chiave
La nazionale in rosa si è spostata in un'altra ski area di riferimento in Colorado, sabato 30 ci sarà la grande sfida di Killington e poi la doppia a Mont-Tremblant. Da martedì prossimo, a Copper Mountain ecco le altre velociste guidate da Curtoni e Pirovano.
3