Gabriela Koukalova: "La Coppa del Mondo, è un prendi-polvere! Un disastro tentare di velocizzarmi al poligono"

Gabriela Koukalova: 'La Coppa del Mondo, è un prendi-polvere! Un disastro tentare di velocizzarmi al poligono'
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Gabriela Koukalova: "La Coppa del Mondo, è un prendi-polvere! Un disastro tentare di velocizzarmi al poligono"

Mancano due settimane all’opening stagionale di Östersund e Gabriela Soukalova – anzi, Koukalova come dobbiamo abituarci a chiamarla dopo il matrimonio con Petr Koukal – si presenta al via del nuovo inverno nel ruolo di detentrice della Sfera di cristallo. La ventisettenne ceca ha rilasciato una lunga intervista alla testata idnes.cz che assomiglia tanto a un “discorso sullo stato dell’unione”, ovvero un’analisi a tutto tondo della sua attuale situazione.

Se dovessi descrivere la tua off season in una frase, quale sarebbe?
“Mi sono sposata e sono andata in luna di miele, nel frattempo ho completamente perso motivazione e poi l’ho ritrovata. È stata una off-season piena di accadimenti ed esperienze, ma anche di grande stanchezza”

Il matrimonio ha assorbito parecchie energie?
“A me? Per niente! Ho preferito guardare mio marito fare tutto. Piuttosto singolare, vero? Nelle coppie normali la ragazza pianifica il matrimonio con grande anticipo, ma io non sono stata coinvolta in alcun aspetto. Neppure per quanto riguarda il vestito. Ho solo detto: ‘Mi piacerebbe avere una corona di fiori bianchi e blu. E un lungo strascico’. Addirittura in passato ero contraria al matrimonio, pensavo non mi sarei neppure sposata. Invece è stata un’esperienza bellissima”.

E la Luna di Miele alle Maldive?
“Decisamente uno shock. È stata l’esperienza più bella di tutta la mia vita. Di solito sento il bisogno di tenermi impegnata con qualche genere di attività fisica, ma durante la Luna di Miele non ho avvertito questa necessità, mi sembrava di vivere una favola. Solo verso la fine ho avuto il desiderio di giocare a tennis, perché iniziava a mancarmi”.

Dopodiché sei tornata in Repubblica Ceca e hai iniziato a girare come una trottola. Programmi televisivi, eventi con gli sponsor…
“Sì certo, ma sono tutte cose che arrivano assieme con il successo. Ogni giorno dell’agenda fino alla prossima estate è già occupato! Davvero, ho tantissimi impegni. Se non mi scrivessi cosa devo fare, non riuscirei a stare dietro a tutto. Mancherei tre quarti degli appuntamenti a cui dovrei presentarmi, anche perché ogni tanto mi capita di dimenticarmi di qualcosa anche se l’ho scritto. Bisogna imparare a conviverci, non posso lamentarmi. Di sicuro le richieste degli sponsor sono aumentate a dismisura. Tutti mi volevano dappertutto e ho anche imparato a dire di no. È chiaro che avere uno sponsor comporta degli obblighi, ma a un certo punto ho chiesto una tregua. Fortunatamente mi è stata concessa flessibilità contrattuale. Ho apprezzato molto questo fatto, anche perché se la squadra ceca ha tutto ciò che ha, è merito delle aziende che la supportano economicamente. Non fosse per i loro soldi, i nostri sogni rimarrebbero confinati nelle nostre teste”.

C’è chi ha scritto ‘Gabriela Koukalova ancora senza motivazioni, come accaduto dopo i Giochi olimpici di Sochi’. Dobbiamo crederci?
“Era vero al 100%. Quando ti poni un obiettivo a lungo termine e fai di tutto per raggiungerlo, una volta che lo hai conquistato esce tutta la stanchezza. Tutta assieme, ritorna anche quella che hai ignorato nei mesi precedenti.  Non sono un robot, sono una persona. Ci sono dei limiti oltre i quali non posso andare. Dopo essere tornata da Khanty-Mansiysk per tre settimane non ho fatto altro che dormire. Evidentemente il mio corpo era completamente stremato. Ho capito che al mio organismo stava succedendo qualcosa, perché a un certo punto ho iniziato a soffrire anche di eczemi. Mi sono preoccupata, sono andata in ospedale a farmi fare delle analisi. Era un segnale del mio corpo per dirmi ‘Fermati, stacca, rifletti’. Così ho fatto, anche perché sono convinta che non allenarsi sia negativo, ma allenarsi senza motivazioni e senza obiettivi specifici sia molto peggio. Mi sono chiesta perché ho scelto di essere una biathleta e se valeva ancora la pena di esserlo”.

Quando e come hai ritrovato la voglia?
“L’ho trovata all’estero, lontana dalla Repubblica Ceca. Anche se non stavo svolgendo una vera e propria preparazione, ho sempre seguito il resto della squadra. Nei raduni all’estero ero più tranquilla, più anonima. Sono tornata a potermi mescolare con la gente comune. Sentivo di avere solo due compiti nella mia vita: allenarmi e riposare. Niente altro. Si è riacceso il fuoco”.

Si è davvero riacceso, perché gli allenatori ci hanno detto che a ottobre durante lo stage sul ghiacciaio Dachstein eri talmente determinata che ti allenavi fino a quando non cadevi esausta.
“Hanno detto così eh? (Risata). La verità è che la settimana prima mi ero presa l’influenza e quindi ero ancora un po’ debilitata. Per quello finivo gli allenamenti esausta, erano solo sessioni normali!”

Qual è l’obiettivo per la prossima stagione? Difendere la Sfera di cristallo?
“Sarebbe un impegno proibitivo! Non miro così in alto”

Però l’anno scorso a novembre avevi detto che non avresti mai potuto vincere la Coppa del Mondo, e invece…
“E infatti non ho creduto di poterla vincere fino a quando non l’ho ottenuta. A proposito, c’è una storia curiosa riguardo a essa e a tutte quelle di specialità.”

Sarebbe?
“Per dicembre uno scultore, Jiri Dostal, ha organizzato una mostra a Liberec. Si chiama ‘Dostal +21’ perché ci saranno le sue opere e quelle di 21 studenti o ex studenti di scuole di arte. Tra quei 21 ci sono anche io. Il fatto che mi abbia chiamato è un grande onore, e ha chiesto di poter esporre le Coppe del Mondo vinte. Quelle saranno le mie ‘opere’!”

Ti dispiace doverle fare uscire di casa?
“Non direi. Di solito lasciavo la Coppa del Mondo assoluta in uno scatolone nel nostro appartamento di Praga, dove andiamo solo una volta ogni tanto. Sono felice che quel prendi-polvere venga messo un po’ in mostra. L’ho tirata fuori una volta sola, quando mi è stato chiesto di portarla all’evento che vi ho detto. In attesa della mostra l’ho lasciata a casa dei miei genitori. Per me è molto più importante il ricordo di come l’ho vinta, non il trofeo in sé”.

Se non pensi di poter vincere la Coppa del Mondo, qual è il tuo obiettivo per il nuovo inverno?
“Fare del mio meglio, metterci il cuore e divertirmi. Tutto qua. I risultati saranno una conseguenza”

Niente di specifico? Neanche una medaglia ai Mondiali di Hochfilzen?
“Tutti vogliono una medaglia! Però per me sarà secondario, voglio solo divertirmi ogni giorno e in ogni gara”

Ti sei già detta ‘Basta allenarsi, quand’è che si ricomincia a gareggiare?’
“Non ancora.  Ho un deficit negli allenamenti, come se fossi ancora nel pieno della preparazione. Spero di migliorare di settimana in settimana. Per Östersund spero di essere sufficientemente competitiva nella staffetta”.

I tecnici hanno detto di voler velocizzare i tuoi tempi di esecuzione al poligono, ma che questo piano è stato accantonato perché ha avuto effetti disastrosi. È vero?
“Sì. Sono regredita di colpo di 10 anni, mi è capitato di chiudere sessioni senza colpire neppure un bersaglio. Nonostante sia tornata alla mia solita velocità, ho ancora dei problemi, sono terribilmente instabile. A volte faccio zero e a volte tre, senza sapere perché. Spero di ritrovare la quadratura il più in fretta possibile”.

Quindi ti rivedremo sempre con la tua sequenza posata?
“Sì. Ritengo fondamentale mantenere la precisione. Nella mia vita non sono mai stata né affrettata né impetuosa. Non faccio mai azioni sconsiderate. La natura mi ha creata così, piena di ragionevolezza e non di rapidità. Quindi devo comportarmi di conseguenza. Credo sia stato il mio segreto lo scorso anno, la ragione che mi ha permesso di essere così costante. Non sono stata né la miglior tiratrice né la miglior fondista, eppure ho vinto la Coppa del Mondo grazie alla mia solidità”.

Sei ancora dell’idea di ritirarti dopo le olimpiadi coreane del 2018?
“Quello è il mio piano”.

 Sei stata sorpresa del fatto che Darya Domracheva sia tornata subito ad allenarsi dopo il parto?
“L’ammiro per questo. Penso che la maternità dia a una donna una visione completamente diversa del mondo. Si realizza che lo sport non è più il centro della tua vita e che esistono cose più importanti. Tutte le ansie dovute alla pressione di fare risultato possono sparire, e si può esprimere completamente il proprio potenziale, come è successo a Marie Dorin”

Potresti effettuare anche tu un comeback dopo essere diventata mamma?
“Assolutamente no”.

Neppure dopo un anno di pausa?
“Io penso di non poter tornare nello sport agonistico dopo esserne uscita. La mia idea non è quella di andare avanti a oltranza e ritirarmi solo perché il mio corpo non ce la fa più. A dire il vero avevo già pensato di ritirarmi dopo Sochi 2014, ma dentro di me non volevo fermarmi, ho capito di essere troppo giovane e di poter dare ancora tanto. Per ora guardo fino alla Corea e non pianifico oltre la mia carriera. Anzi, negli ultimi mesi ho iniziato a pensare al momento in cui lascerò l’arena sportiva per impegnarmi in campi completamente diversi. Ora sono motivata ad arrivare ai Giochi olimpici di Pyeong Chang 2018, dove penso di chiudere un capitolo della mia vita per aprirne uno nuovo subito dopo”.

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