Gabriela Soukalova tra Vincent Van Gogh, Gian Lorenzo Bernini e un'infanzia molto particolare

Gabriela Soukalova tra Vincent Van Gogh, Gian Lorenzo Bernini e un'infanzia molto particolare
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Gabriela Soukalova tra Vincent Van Gogh, Gian Lorenzo Bernini e un'infanzia molto particolare

Terminata una stagione agonistica in cui ha vinto la Coppa del Mondo assoluta e tre Coppe di specialità, Gabriela Soukalova ha concesso un'intervista al sito idnes.cz. Le parole della ceca sono particolarmente interessanti, soprattutto perché non ha parlato di biathlon, svelando una sorprendente cultura artistica e diversi retroscena sulla sua infanzia.

Se dovessi scegliere un quadro che rappresenta il tuo umore, quale sarebbe?
"Prima della tappa di Khanty-Mansiysk probabilmente una galleria di Edvard Munch"

Piuttosto deprimente...
"Vero, ma mi trovavo proprio in quello stato d'animo. Il mio umore era rappresentato perfettamente da 'L'urlo'. Adesso però le cose sono cambiate, sceglierei Claude Monet. Relax, paesaggi, emozioni".

Sei passata in un colpo solo dall'espressionismo all'impressionismo.
"Sì, perché ho pensato a qualcosa di davvero romantico. Questi enormi sbalzi di umore sono tipici del mio carattere, sono soggetta a rapidi sconvolgimenti emotivi. È difficile interagire con me!"

Qual è il tuo artista preferito?
"Vincent Van Gogh. Adoro il suo stile. Le sue opere sono una sorta di via di mezzo fra la pittura e la scultura, con colori molto marcati. Non riesco a capacitarmi quanto sia stata dura la sua esperienza, ha investito nella pittura una grande parte del suo io".

Questo fatto ha anche compromesso la sua sanità mentale...
"Certamente, la storia della sua vita è una delle più intense e strappalacrime che abbia mai sentito".

Sei mai stata al Louvre?
"Purtroppo non ancora, ma vorrei andarci terribilmente. Qualche mese fa io e la famiglia avevamo pensato di andare a Parigi questa primavera. Mio padre parla francese, ma non è mai stato a Parigi. Però poi a novembre ci sono stati quegli attentati, e mi sono spaventata un po'. Quindi abbiamo deciso di rimandare per adesso. Però nella mia vita ho già visto opere fantastiche in Italia, a Roma, Assisi e Orvieto".

Quanto a lungo puoi stare di fronte a un quadro che ti piace?
"Molto a lungo, ecco perché preferisco andare da sola nei musei. Ho bisogno di molto tempo, di studiare e riflettere su ogni dettaglio. Solo dopo averlo fatto mi sposto".

Anche tu disegni e ti prendi il tempo necessario per farlo?
"Come no! Si sa che io sono un tipico esempio di persona precisa e meticolosa! No, no. Appartengo a quel genere di persone che non sono capaci di disegnare neppure in maniera stilizzata. Per di più, ho sempre avuto problemi sia con la precisione che con il tempo".

Il tuo compagno Petr Koukal ha detto che, mentre state camminando a Praga, tu sei capace di fermarti di fronte a un palazzo e parlargli per 10 minuti della sua architettura.
"È vero. Alle superiori ho avuto un'insegnante fantastica, la signora Kleknerova. Ci ha messo un po' a farmi capire, ma le sono grata. È merito suo se ho imparato ad amare l'arte, compresa l'architettura.

Che stile preferisci?
"Il mio architetto preferito è Gian Lorenzo Bernini. Ammiro però anche gli artisti rinascimentali. Il passaggio fra lo stile gotico e quello rinascimentale mi ha sempre affascinato. Trovo bellissima la semplicità delle strutture del Rinascimento".

Tu potresti essere una donna del Rinascimento? Il tuo compagno afferma che delle volte hai uno spettro così ampio di pensieri da ricordare Leonardo da Vinci.
"Non direi proprio! In matematica faccio una fatica pazzesca! Una delle ragioni per cui ho deciso di studiare arte è che a scuola ero proprio scarsa con i numeri. Nella scuola di arte la matematica era secondaria e si studiava solo per due anni. Quando ho finito con lei, è stato uno dei giorni più belli della mia vita".

Ok, forse non avrai la mente di Da Vinci, ma lui di sicuro non sapeva cantare. Quando hai cantato per la prima volta in pubblico, abbiamo scoperto le tue inclinazioni artistiche.
"Sì ma non ho molto tempo da dedicare al canto. Lo faccio ogni tanto, solo per divertimento, magari anche sotto la doccia".

Però durante i Mondiali di Oslo hai cantato e suonato al pianoforte La Moldava di Berich Smetana davanti a tutti, anche alle televisioni.
"Sì, ma solo perché  mi diverto, i miei genitori mi hanno aiutato molto a sviluppare questa inclinazione artistica".

I tuoi genitori, entrambi sportivi?
"Sì, mi hanno regalato un'infanzia felice perché hanno assecondato i miei desideri. Quando ero bambina, pensavo di avere talento per la musica e mi hanno permesso di coltivare questa passione. Per di più mio nonno suonava il sassofono in una band, ed entrambi i miei genitori sapevano suonare il piano. Mi hanno avviato anche al pianoforte. Io però improvvisavo, suonavo senza seguire lo spartito, solo per il gusto di sentire le note, era così che trovavo divertente l’esperienza del pianoforte. I miei genitori erano talmente disperati dal mio atteggiamento, che ho capito di dover percorrere la strada sportiva".

A sentirti, si direbbe che hai avuto un'infanzia molto intensa.
"Esattamente, i miei genitori volevano che fossi sempre occupata, anche durante i weekend. Per esempio, di giorno andavo in bicicletta con loro e la sera mi esercitavo al pianoforte. Non era certo facile studiare, soprattutto perché io sono dislessica. Per questo non ho avuto molto tempo per fare amicizie, invidiavo i bambini che potevano semplicemente uscire a giocare”.

Poi sei cresciuta e hanno iniziato a interessarti i ragazzi. Qual era il tipo che ti piaceva di più?
"Alle superiori quelli con interessi artistici, poi pian piano ho cambiato gusti e ho virato su chi ha interessi sportivi. Però non ho mai badato troppo all'aspetto estetico".

Qual sono le qualità che cerchi in un uomo?
"Essere intelligente, essere capace di ascoltare e avere carisma. Quando ho incontrato Petr, le ho trovate tutte, lui è meglio di quanto potessi immaginare"

Una volta hai detto che Martin Fourcade ha degli occhi meravigliosi e uno sguardo ammaliante...
"È vero, però quelli del mio Petr non sono da meno!"

C'è competitività fra voi due quando fate sport, anche solo per divertimento?
"Assolutamente sì. Lui deve sempre dimostrare di essere il più forte, vuole sempre battermi. Ma lo capisco benissimo, ci provo anche io"

Forse dovresti sfidarlo in una gara di precisione...
"È bravo anche con il fucile. Suo nonno era un cacciatore, forse ha preso da lui. Considerando che anche mia nonna andava a caccia nei boschi, sarà una questione genetica per entrambi"

Qual è lo sport che ti diverte di più?
"Beach volley. L'ultima volta che ci abbiamo giocato, Petr non la smetteva di ridere. Io non ci giocavo da anni e c'ho messo tre giorni a trovare un livello decente. Mi piace anche nuotare e ogni tanto cavalcare. Quando avevo 16 anni sono stata anche in una scuola di equitazione, ma ero decisamente più pesante delle altre ragazze. Questa passione l'ho accantonata, perché amo gli animali e so che un cavallo sotto di me soffrirebbe".

Il tuo compagno e tuo padre hanno combattuto il cancro. Ti capita di parlare alle persone colpite da questo male per aiutarle?
"Sì. Qualche anno fa mio padre ha avuto un cancro al fegato, non pensavamo che sarebbe riuscito a superarlo. Invece ce l'ha fatta. Petr ha avuto lo stesso problema al testicolo. Sono molto vicina a chi ha soffre per questi mali. Mi piacerebbe aiutarli tutti, dar loro fiducia. È un po' come nello sport, è importante credere in sé stessi e concentrarsi sull'obiettivo da raggiungere. Ce la si può fare, anche se sembra impossibile".

Cosa pensi del mondo attuale e dei suoi problemi?
"A volte mi sembra tutto folle. Da un lato penso che la tecnologia e la globalizzazione permettano grandi possibilità, ma dall'altro ogni tanto mi viene da pensare che fosse meglio un tempo, quando tutto non era così interconnesso come oggi".

Preferiresti vivere ai tempi di Van Gogh, Monet o Bernini?
"Ogni tanto sì. Mi dispiace che i media pongano l’accento soprattutto sui lati negativi del mondo, facendo passare quelli positivi in secondo piano. I sentimenti negativi spesso condizionano l'animo delle persone, lo incattiviscono, e questo si riflette sulla concezione della vita di ognuno". 

Quindi bisognerebbe mandare un messaggio del tipo "La vita è un dono, è una sola, goditela"?
"Assolutamente. Bisogna guardare a quanto velocemente vola il tempo e pensare che ognuno di noi ha una sola opportunità di realizzare qualcosa su questa terra prima di andarsene. Penso si debba cercare un obiettivo e, una volta trovato, perseguirlo con tutte le proprie forze"

 

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