Mauro, primo maestro di sci disabile in Italia: "Ora sogno di portare la cultura della disabilità nelle scuole sci"

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Mauro, primo maestro di sci disabile in Italia: "Ora sogno di portare la cultura della disabilità nelle scuole sci"

Ha lottato da sempre per esaudire il suo sogno nel cassetto che custodisce sin da quando era bambino e ora ce l’ha fatta. Mauro Bernardi, 36 anni di Albino, paraplegico a causa di un incidente stradale, è da pochi giorni diventato il primo maestro di sci disabile in Italia che può insegnare tale disciplina ai disabiliMauro ha infatti frequentato un corso di sci su misura della durata di due anni composto da circa 840 ore alla Snowsport Academy San Marino articolato in tre moduli (Entry Level, Standard Level e Top Level) e grazie alla consigliera regionale Lara Magoni, medaglia d’argento di slalom ai Mondiali di Sestriere nel 1997, e di tutto il consiglio, è stata votata all’unanimità la mozione che porterà al riconoscimento ufficiale del titolo di maestro di sci disabile che insegna ai disabili che per sciare utilizzano i medesimi supporti ed ausili.

Come è nato il tuo sogno di diventare maestro di sci?

È nato quando ero bambino, avevo circa 7/8 anni. Mio cognato faceva soccorso sciistico e la domenica mi portava con lui insegnandomi le prime nozioni di sci. Quando ho cominciato a sciare un po’ da solo, mi accompagnava mio padre ma solo per un’oretta perché lo skipass costava tanto. Ero disposto a sciare per cosi poco tempo piuttosto che giocare a calcio e stare con gli amici.

 

Quanto impegno e sacrifici hai dovuto affrontare per raggiungere questo traguardo?

Parecchi sacrifici. Ero amministratore di una società che vendeva ausili per disabili che, nonostante avessi uno stipendio garantito, ho dovuto abbandonare nel momento in cui ho deciso di intraprendere il percorso formativo per diventare maestro di sci. Quando ho cominciato il corso non sapevo neanche se al termine avessi avuto un riconoscimento ufficiale quindi non sapevo se quello che stavo facendo mi avrebbe dato un domani uno stipendio perché nessuno mi aveva dato garanzie. L’unica garanzia era il sacrificio: abbandonare il lavoro e investire tempo, denaro e soprattutto famiglia visto che, quando ho iniziato, mio figlio Pietro era appena nato. Quando andavo fuori a sciare, dovevo cercare alberghi che avessero prezzi accessibili. Se non avessiprovato a inseguire questo mio sogno, avrei avuto per sempre un rimpianto.

 

Hai mai pensato di mollare?

Mollare il corso no, ma ho sempre avuto il dubbio se un giorno avessi potuto insegnare o meno. Il corso di formazione mi stava dando grande carica e tanti stimoli, mi ha fatto crescere, sono migliorato, sono più calmo, sono diventato una persona che riflette di più e che cerca le parole giuste e corrette quando parla con gli altri. Ho appreso informazioni e nozioni che non conoscevo, quindi ho scoperto sulla mia pelle che non si finisce mai di imparare.


Chi sono stati i tuoi punti di riferimento che ti hanno sempre supportato in questi anni di formazione?

Sicuramente mia moglie Claudia, i miei angeli custodi e il Signore in cui credo molto. Io e Claudia preghiamo molto e chiediamo sempre di fare la scelta giusta. Mi hanno supportato tanto anche la mia famiglia e quella di mia moglie che ci hanno sempre detto di essere presenti in ogni caso.  A livello tecnico, invece, mi ha aiutato molto Corrado Sulsente, direttore della Snowsport Academy San Marino, e Stefano Belingheri insieme a tutto lo staff e i docenti.


Dalla prossima stagione invernale potrai già cominciare a insegnare. Hai già pensato in quale scuola ti piacerebbe lavorare per trasmettere la tua passione per lo sci?

Non voglio prediligere una scuola rispetto a un’altra. Svolgerò il mio lavoro nelle valli dove verrò chiamato offrendo le mie competenze, la mia passione, il mio entusiasmo. Sarò un itinerante, farò il maestro di sci cercando di portare la cultura della disabilità e la mia esperienza nelle scuole di sci.


Quindi qual è adesso il tuo obiettivo principale?

Il primo obiettivo è quello di trasmettere questa voglia lavorativa, questa cultura e questa forza agli altri disabili. Far capire loro che nello sport si possono trovare tanti stimoli anche se non possono più condurre la vita che facevano una volta. Il secondo è quello di collaborare con le istituzioni per aiutare la creazione di corsi di formazione per diventare maestro di sci disabile e quindi dei veri e propri professionisti. L’obiettivo, sicuramente ambizioso è di riuscire a far sì che ci sia un disabile almeno in una scuola di ogni località sciistica.


Che consiglio vorresti dare alle persone disabili che si trovano nella tua stessa situazione?

E’ bello sognare di vivere meglio è giusto tentare di farlo sul serio per non consumare nemmeno un secondo e sentire che anch’io sono parte del mondo” è una frase di una canzone di Nek che a me aiuta molto.Consiglio di aprirsi e crearsi una nuova strada, una nuova professione, senza aver paura,  perché non si è mai soli. La paura è giusto che ci sia, ma non deve vincere sulle nostre scelte. E soprattutto di farsi aiutare perché ci sono tante persone che sono disposte a darci una mano. Non bisogna arrendersi.

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