Sci estivo sulle Alpi, quale futuro?

Passo dello Stelvio
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Pirovano Stelvio

Sci Estivo

Sci estivo sulle Alpi, quale futuro?

Negli ultimi trent'anni, sui ghiacciai e nevai alpini attrezzati per lo sci estivo, si è riscontrata una progressiva riduzione dell’attività sciistica, in alcuni casi totale ed in altri parziale, non tenendo aperti gli impianti nella stagione propriamente estiva, da giugno ad agosto.

 

Le previsioni fornite dei climatologi e dei glaciologi sul futuro dei ghiacciai alpini, aperti in piena estate, danno un’autonomia di 10-15 anni ad eccezione del Plateau Rosà.

La perdita di grandi e piccoli comprensori adibiti allo sci estivo è molto lunga: Bardonecchia-Sommelier, Macugnaga-Monte Moro, Courmayeur-Colle del Gigante, Alagna-Punta Indren, Madesimo-Val di Lei, Chiesa Val Malenco-Scerscen, Adamello-Lobbia Alta, Maso Corto-Senales, Malga Ciapela-Marmolada, Sella Nevea-Sella Prevala, La Plagne, Val Thorens, Laax-Vorab, Pontresina-Diavolezza, Enghelberg-Titlis ecc.

A fronte di queste pessimistiche previsioni, purtroppo non si riscontra una reazione nel cercare altri ghiacciai che abbiano le giuste caratteristiche per essere sfruttati agli stessi fini di quelli che saranno presto chiusi definitivamente. C’è da chiedersi come sia possibile che solo negli anni “ruggenti” dello sci, e quindi dagli anni ‘60 agli anni ‘80, si siano individuati ed attrezzati tanti ghiacciai e nevai alpini dalla Francia all’Austria, ed ora, che ci troviamo in una crisi climatica, non si reagisce per trovare altri ghiacciai magari ad altezze più elevate, tra i 3300 ed i 4200 mt, a secondo dei contesti in cui si trovano, che possano garantire per almeno cinquant’anni la pratica dello sci estivo.

I ghiacciai ancora sfruttabili per lo sci estivo in Italia con qualche sconfinamento agli stati vicini si possono trovare in diversi massicci montuosi come il Gran Paradiso, il Monte Bianco, il Monte Rosa, Alta Val Formazza, Gruppo del Bernina, Ortles – Cevedale, Adamello – Brenta, Alta Val Venosta per citarne alcuni.

La maggior parte di questi ghiacciai si trovano all’interno di parchi e riserve naturali e sarebbero di gran lunga più lontani dalle attuali vie di comunicazione, rispetto a quelli ora attivi. Occorrerebbe uno sforzo economico e politico molto forte e con il minore impatto ambientale possibile. Inoltre si dovrebbero costruire strade di accesso alle basi di partenza dei nuovi impianti che portino ai ghiacciai, con una nuova sensibilità ecologica (totale uso di gallerie) e strutture ricettive in perfetto stile alpino. Una difficile accessibilità al credito per nuovi investimenti, una fortissima resistenza degli ambientalisti, al quale si aggiunge la tendenza dettata un po’ dalla necessità e un po’ dalla moda, di recarsi agli antipodi della Terra per sciare nell’inverno australe, rende alquanto difficile quanto è stato detto sopra.

Prevale la rassegnazione, quando invece sarebbe utile adottare questo programma anche per ridare fiato all’economia alpina ed in generale al turismo delle nazioni coinvolte nei progetti. Ci siamo seduti sugli allori del passato, senza fare nulla per cercare nuovi ghiacciai sciabili, ma quando questi ultimi tra vent’anni saranno quasi tutti chiusi, ci pentiremo per non aver cercato e pianificato nuovi progetti nel rigoroso rispetto dell’ambiente e al contempo in grado di dare nuovo impulso turistico a vaste aree alpine.

 

 

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