Alexander Tikhonov accusato di aver aggredito una ragazzina. Lui: "Menzogne, è il padre ad avermi aggredito"

Alexander Tikhonov accusato di aver aggredito una ragazzina. Lui: 'Menzogne, è il padre ad avermi aggredito'
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Alexander Tikhonov accusato di aver aggredito una ragazzina. Lui: "Menzogne, è il padre ad avermi aggredito"

Nei giorni scorsi Alexander Tikhonov è stato al centro di un'incidente nel suo villaggio natale di Uyskoye, in Siberia, non lontano dal confine con il Kazakistan. Al centro di quanto accaduto, la decisione del quattro volte campione olimpico di riprendere un'icona donata alla chiesa della cittadina.

Le versioni dell'accaduto sono completamente opposte.

Questo quanto scritto dall'istituzione religiosa:

“Oggi Alexander Tikhonov ha deciso di portare via un’icona dalla nostra chiesa. Questo è accaduto di fronte a una moltitudine di parrocchiani. È arrivato ubriaco e ha cominciato a insultare il prete.

Quando Tikhonov è uscito con la sua icona, ha aggredito una ragazzina che lo ha fotografato. Le ha fatto del male, strappandole la macchina fotografica dal collo e spingendola con tutta la sua forza, dopodiché ha tentato di sferrarle un pugno. Fortunatamente non ha avuto il tempo di colpirla, perché alcuni parrocchiani lo hanno bloccato. È possibile che questo personaggio possa avere una scuola intitolata a suo nome?”


Tikhonov ha però ricostruito l'accaduto in maniera differente:

“L’icona in questione è del 1892 e raffigura il Gran Principe Aleksandr Nevskij. L’ho comprata cinque anni fa a San Pietroburgo, dato che c’era il rischio venisse venduta all’estero, e l’ho portata alla chiesa del mio paese.

Ho deciso di riprendermela dopo una serie di lamentele degli abitanti contro padre Pavel, il prete che ha letteralmente privatizzato questa chiesa. Alcuni compaesani mi hanno detto che non potevano battezzare i loro figli, perché non sempre padre Pavel è disponibile a farlo. Il perché non è chiaro.

Inoltre si è verificato un grosso incidente in occasione del funerale di una persona di nome Viktor Zudov. La sua bara è stata portata in spalla alla chiesa da membri della comunità kazaka. Una volta arrivati sono stati fatti aspettare a lungo, quindi questo sedicente “padre” non si è neppure fatto vedere.

All’ingresso la moglie di padre Pavel ha tentato di fotografarmi con il telefono di sua figlia. Ho detto ai presenti che non appena cambierà il prete, e non ci sarà più questo Pavel che non può essere un ministro della Chiesa perché odia altre persone, riporterò la mia icona.

All’uscita la figlia di Pavel continuava a fare foto. Mi sono avvicinato, ho preso la cinghietta del telefono e le ho chiesto di smettere. Tutto qui. Non ero ubriaco e soprattutto non ho cercato di colpirla.

Dicono di avere registrato tutta la scena con le telecamere. Allora li esorto a rendere pubblico il filmato! Non lo faranno mai, perché le immagini smentirebbero la loro versione dei fatti.

Anzi, si vedrebbe cosa è successo veramente. All’uscita dalla chiesa sono stato io a venire aggredito. È stato padre Pavel. È arrivato alle mie spalle, mi ha preso per i capelli e ha tirato così forte da farmi male al collo. Sono andato all’ospedale per le analisi e mi sono stati riscontrate delle piccole lesioni alle vertebre cervicali.

Inoltre mi ha minacciato, gridandomi di essere pronto ‘A pugnalarmi nel fegato’. Sono pronto a sottopormi alla prova della macchina della verità. Con Pavel, con sua moglie, sua figlia e tutti i testimoni.

Ora la polizia aprirà un’indagine. Ripeto, questa persona non ha nessun diritto di essere un prete. Appena verrà mandato via, riporterò lì la mia icona e inoltre donerò alla chiesa una croce”.

Come ha detto Tikhonov, per anni padre-padrone della federazione russa di biathlon e oggi ancora esponente di spicco del movimento, spetterà alle forze dell'ordine capire come sono andate davvero le cose. Di sicuro questo è l'ennesimo capitolo della sua vulcanica vita.

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