L'Italia del biathlon femminile sogna in grande

L'Italia del biathlon femminile sogna in grande
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Marco Trovati Pentaphoto

BiathlonBiathlon - Italia

L'Italia del biathlon femminile sogna in grande

L’Italia del biathlon femminile si presenta al via della stagione 2016-’17 come una delle potenze della disciplina. Merito di un’eccezionale congiuntura generazionale che permette di avere svariate atlete in contemporanea nel loro prime.

La punta di diamante del team è ovviamente Dorothea Wierer, migliorata gradualmente nel corso degli anni sino a raggiungere l’attuale eccellenza assoluta. La ventiseienne di Rasun-Anterselva è ormai diventata una biathleta completa. Infatti le sue performance nel fondo le consentono di essere fra le prime 10/15 del circuito, ma la sua eccezionale rapidità nei tempi d’esecuzione le permette di fare la differenza al poligono, dove le percentuali sono peraltro ottime.

Inutile nascondere che le aspettative sono molto alte, perché la finanziera altoatesina parte con l’obiettivo di ripetere quanto fatto nella scorsa stagione, dove ha raccolto 3 vittorie e 10 podi, piazzandosi terza in classifica generale e conquistando la Coppa del Mondo di specialità dell’Individuale.

In un ambiente dove negli ultimi tempi si è creato un vuoto di potere al vertice, sono in tante a potersi fare avanti per reclamare la corona. Dorothea ha dimostrato di far parte del novero di pretendenti al trono e di poter quindi ambire alla conquista della Sfera di cristallo.

Riuscirci davvero è un altro paio di maniche. La concorrenza è molto agguerrita e sicuramente ci sono avversarie più quotate di lei (Laura Dahlmeier e Marie Dorin Habert su tutte). Tuttavia se negli ultimi mesi ce l’hanno fatta il Leicester City, i Cleveland Cavaliers, il Portogallo, i Chicago Cubs, Donald Trump, Andy Murray e (forse) Nico Rosberg, non si vede perché anche Wierer non possa sognare di salire in cima al mondo.

Per farlo sarà imperativo migliorare la precisione in piedi, unica componente dove la leader del movimento azzurro paga veramente dazio rispetto alle migliori del circuito. Ovviamente sarà necessario anche rimanere in salute, ma questo discorso vale per tutte.

Il ruolo di seconda forza della squadra spetta a Karin Oberhofer, unica over-30 del team. Nel recente passato la trentunenne della Valle Isarco è stata in grado di ottenere risultati al di sopra di ogni aspettativa, issandosi addirittura a una medaglia iridata. L’impressione è che il 2014-’15 sia stata una sorta di irripetibile annata di grazia, ma la rappresentante del Centro Sportivo Esercito si è comunque confermata tra le migliori 20 del mondo anche nell’inverno passato.

La sua prospettiva è quella di cercare alcuni exploit, azzeccando la giornata giusta sia al tiro che nel fondo. Raccogliere svariati piazzamenti nella top-ten è un traguardo ampiamente alla sua portata, per salire sul podio servirà invece anche l’immancabile pizzico di fortuna.

Gli obiettivi di Oberhofer non sono dissimili da quelli di Federica Sanfilippo e Lisa Vittozzi, ragazze dall’età diversa, ma le cui quotazioni stanno salendo in contemporanea ormai da un biennio.

In particolare la prima è riuscita a tirare fuori in pista quelle qualità nascoste che per molti anni in pochi hanno saputo (voluto?) riconoscere. La ventiseienne della Val Ridanna è riuscita a mettere a frutto tutto il suo talento sugli sci stretti, componente dove ha fatto passi da gigante e dove ora è fra le prime venti del circuito. Sarà interessante capire se vi siano ulteriori margini di crescita, ma l’età e il percorso dell’atleta lasciano presupporre che possa esserci ancora spazio.

Per la poliziotta altoatesina la chiave per ottenere risultati di peso sarà il poligono. Rispetto gli anni da junior è migliorata esponenzialmente, ma la sua precisione è ancora ballerina. Quando riuscirà a esprimersi al meglio, allora non sarà sorprendente trovarla fra le dieci o addirittura su quel podio già calcato dodici mesi orsono proprio a Östersund.

In generale per Federica l’obiettivo sarà quello di ripetere per tutto l’inverno quanto fatto nella metà inizialedella scorsa stagione, prima che una persistente infezione virale condizionasse in negativo il suo rendimento.  Dovesse riuscirci, a marzo non sarà peregrino vederla nelle prime 25/30 posizioni della classifica generale.

I traguardi a cui può puntare Sanfilippo sono i medesimi auspicabili per Vittozzi, seppur sia atleta dalle caratteristiche totalmente speculari all’altoatesina. Estremamente precoce per gli standard italiani, la ventunenne veneta di scuola friulana è infatti già solidissima al tiro (sa esprimersi con percentuali a ridosso del 90%), ma nel fondo soffre ancora il confronto con le migliori.

Comprensibile, poiché si sta parlando di una ragazza in età juniores fino alla scorsa annata, il cui potenziale è quindi ancora tutto da scoprire. Anche per la rappresentante della Forestale l’obiettivo sarà replicare per l’intero arco della stagione quanto fatto in una porzione del 2015-’16, nel suo caso la seconda metà, quando ha saputo presentarsi costantemente nelle prime trenta posizioni. Magari facendo anche un passo avanti, che di fatto le permetterebbe di fare saltuariamente capolino nella top ten.

Augurarsi lo stesso per Alexia Runggaldier potrebbe essere eccessivo, ma neppure utopistico. D’altronde la venticinquenne poliziotta gardenese si è rigenerata ed è reduce dal miglior inverno della carriera, in cui peraltro ha rischiato persino di far saltare il banco nell’individuale dei Mondiali di Oslo. La precisione al poligono non è in discussione e proprio questa granitica certezza dovrebbe permetterle di attestarsi con continuità nella parte bassa della zona punti, realizzando di tanto in tanto alcune puntate nelle migliori venti.

Infine Nicole Gontier rappresenta un’incognita assoluta. La valdostana viene da un’annata da incubo, tuttavia risulta molto difficile credere che una ragazza di appena venticinque anni in grado di salire sul podio in Coppa del Mondo nel gennaio 2015 possa essersi completamente persa nel giro di pochi mesi. O meglio, per perdersi si è persa, ma al tempo stesso ha tutto per ritrovare la via smarrita e riprendere quel discorso interrotto un anno e mezzo fa. Solo la pista potrà dire a quale livello rivedremo la rappresentante del Centro Sportivo Esercito. Verosimilmente la costanza le farà sempre difetto, ma la speranza è quella di rivederla capace degli exploit del passato.

Non vi sono altre azzurre con l’ambizione di poter essere competitive nel massimo circuito, poiché alle spalle di queste sei c’è un autentico abisso. La numero sette italiana è Carmen Runggaldier, sorella minore di Alexia, per la quale l’obiettivo sarà fare del proprio meglio in Ibu Cup. Il resto del movimento è composto da atlete ancora troppo acerbe per poter dire la loro in un contesto internazionale.

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