Lucrezia Tavella, dall'ospedale al bob e ritorno: "Ora sento la necessità di aiutare gli altri"

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Lucrezia Tavella, dall'ospedale al bob e ritorno: "Ora sento la necessità di aiutare gli altri"

La piemontese, protagonista agli ultimi campionati del mondo di Altenberg, ora è tornata in corsia per affrontare l'emergenza Covid-19. La sua storia.

In queste settimane di intensa sofferenza per tutta l'Italia, c'è anche la storia di Lucrezia Tavella a dare forza ad un Paese che lotta quotidianamente contro l'avversario invisibile. Trent'anni da compiere a luglio, la nativa di Sommariva del Bosco (Cn) lavorava da due anni presso l'ospedale di Chivasso (To) come operatore socio sanitario quando, la scorsa estate, rispose via Instagram ad un invito del tecnico di bob artificiale Giovanni Mulassano, alla ricerca di nuovi prospetti per la squadra femminile di specialità. Lei, del resto, ha lo sport nel sangue, avendo praticato atletica leggera (400 e 800 metri) fino a vent'anni, per poi specializzarsi nel CrossFit a livello agonistico. “Sono stata affascinata dall'idea di prendere parte ad un progetto promettente, per cui ho deciso di abbandonare il mio lavoro e tentare a tempo pieno questa avventura sportiva - spiega Lucrezia - Insomma mi sono rimessa in gioco”.

Un periodo di apprendimento è bastato per entrare nel gruppo e partecipare ad alcune gare di Coppa Europa come frenatrice (ottenendo un sesto e un nono posto a Sigulda), fino all'esperienza dei Mondiali di Altenberg, in Germania. “Poi, il 23 febbraio, ho fatto rientro in Italia proprio quando l'emergenza sanitaria legata al Covid-19 è entrata nella sua fase più drammatica. Il giorno seguente ho ricevuto una chiamata dall'ospedale, mi hanno chiesto se volevo rientrare per dare una mano e non ho esitato un attimo”.

Da allora Lucrezia è tornata a dedicarsi anima e corpo alle persone positive ricoverate nell'ospedale torinese, con turni quotidiani che arrivano fino a 12 ore, perchè questo è ciò che conta in giorni particolarmente delicati. “E' inutile dire che la situazione è comprensibilmente di paura in tutti noi, anche se conosciamo perfettamente i rischi ai quali andiamo incontro. Tutte le mattine ci sottoponiamo ai controlli di routine, ci troviamo in prima linea e ci supportiamo a vicenda con dottori e infermieri, siamo di sostegno materiale psicologico ai pazienti, che va oltre alla questione medica. La mia vita in questo momento è scandita dal lavoro, ho visto persone mancare nella più completa solitudine perchè i parenti non possono assisterli, con i medici costretti ad avvisarli telefonicamente.

Voglio però pensare positivo e guardare avanti, mi sembra che negli ultimi giorni la situazione sia leggemente in miglioramento. Sono sicura che fra qualche mese torneremo a vivere la vita a cui siamo stati abituati fino a qualche tempo fa, otterremo la vittoria più bella e dopo sarà ancora più bello inseguire il mio sogno sportivo che è quello di partecipare alle Olimpiadi di Pechino 2022”.

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