Goggia si svela a Poligono 360: "A Garmisch ho rischiato grosso; le Olimpiadi sempre lassù, ma la coppa..."

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Sci Alpinol'intervista

Goggia si svela a Poligono 360: "A Garmisch ho rischiato grosso; le Olimpiadi sempre lassù, ma la coppa..."

La campionessa olimpica, intervistata da Dario Puppo e Massimiliano Ambesi, ha svelato alcuni particolari importanti della sua stagione perfetta sino all'infortunio: "A novembre prendevo due secondi da Ledecka in allenamento a Cervinia, ma abbiamo fatto un lavoro perfetto sui materiali".

Una Sofia Goggia che si è raccontata davvero a... 360 gradi. D'altronde, il “Poligono 360” di Dario Puppo e Massimiliano Ambesi, la trasmissione di approfondimento di Eurosport che ha ospitato questa sera Sofia Goggia, voleva entrare nel cuore della campionessa bergamasca che si è confessata su tanti temi decisamente interessanti.

Il rimpianto più grande è chiaramente legato all'assenza da Cortina 2021, infortunandosi a Garmisch nella maniera più incredibile, proprio nella stagione in cui in gara aveva dimostrato stabilità e una velocità assoluta. “Tutti i pezzettini del puzzle erano al loro posto, anche se il lavoro su noi stessi non finisce mai. E' paradossale come mi sono fatta male, ma sarebbe potuta andare molto peggio visto che sono finita a bordo pista, ad un metro e mezzo dalle piante sulla neve marcia. A livello psicologico non dovrebbe lasciarmi alcun segno, se sarò intelligente anche questa volta ne trarrò un insegnamento”.

Sofia ha spiegato di aver gareggiato a St. Anton “con un ginocchio un po' sofferente, perchè quel numero nella prima discesa di Val d'Isère mi ha procurato un “tirone” all'articolazione”, mentre la differenza vera rispetto agli scorsi anni “la fanno tanti fattori, ma il setup dei materiali è stato determinante, con una costruzione dello sci perfetta in abbinamento allo scarpone scelto. Pensate che a Cervinia, durante gli allenamenti di novembre, avevo sempre 2 secondi di distacco da Ledecka: ci siamo soffermati quindi sul materiale, lavorando con un giro in più ogni volta e 12 km al giorno che hanno fatto la differenza. E poi la serenità mentale costruita mi aveva permesso di essere davvero libera sugli sci”.

Tutto facile nelle quattro vittorie consecutive in discesa? Macchè... “In Val d'Isère avrei stravinto la prima discesa, senza quell'errore alla compressione, mentre il secondo giorno non ho fatto così bene, ma la caduta di Schmidhofer ha condizionato molte atlete. A St. Anton, invece, ho capito subito che sarebbe stato difficile battermi, e a Crans-Montana nella prima discesa ho dato tutto, ma la variabile vento ha inciso mentre nella seconda discesa è stato difficilissimo, con i primi numeri scesi al buio”.

Da cosa nasce lo slogan “only the brave” gridato al traguardo? “Dietro c'è un aneddoto particolare, perchè discutendo con un'amica su questioni di cuore, lei mi ha detto di non farmi problemi. E le ho promesso che alla successiva luce verde, gliel'avrei dedicata”.

 

LE OLIMPIADI E LA COPPA

 

Per Sofia, “le Olimpiadi rimangono sempre al primo posto, il sogno di una vita”, ma proprio quest'anno era in corsa eccome anche per la coppa generale. “Vincerne una premierebbe una continuità che non sono mai riuscita ad avere, tranne forse quest'anno in discesa dove stavo sfatando un mito. Il Mondiale può darti una svolta a livello mentale per il finale di stagione, sarei bugiarda a dire che nella mia carriera non mi piacerebbe giocarmela, anche se mi sento sempre una donna da gara secca. Se ci fossi stata a Cortina? Tutti dicono che avrei vinto, ma avrei potuto anche fare flop e sarebbe pure bastato un 2° posto per ritenerla una delusione. Anche perchè la neve non era quella classica ampezzana, non era tutto così scontato”.

Le Olimpiadi di nuovo in Asia, quattro anni dopo PyeongChang, stuzzicano chiaramente la fantasia: “A Pechino non avremo riferimenti, sarà forse un terno al lotto. In Corea, già nella ricognizione delle gare pre olimpiche (che vinse, ndr), dissi che avrei vinto, senza aver disputato ancora alcuna prova. Dicono che si tratti di una pista stretta e ripida, ma non saprei dire come mi troverò”.

La campionessa bergamasca prende tanto anche dagli uomini, “è un onore il paragone con Bode Miller, se parliamo dei velocisti attuali, dico che Kriechmayr è la perfezione assoluta, ma la velocità che sa creare Domme Paris è unica”, mentre il bis nella coppa di discesa sa bene che non dipenda più da lei. “Non voglio gufare, ma ovviamente per quanto successo spero ancora di vincerla e se ci fosse un annullamento male non sarebbe. Ho già guardato le previsioni, in Val di Fassa ci sarà solo un gran sole”, ha scherzato.

Da Bergamo a Mantova, almeno tre volte a settimana per curarsi al Fisiocenter Multimedica che la segue ormai da tanti anni, “la differenza la fanno le persone e non la terapia, mi sono sempre affidata a loro”, e un auspicio. “Ho subito sei operazioni, spero che questa volta sia l'ultima necessaria per un comeback. Sono molto ambiziosa e lavoro per essere sempre al top, anche dopo l'ultimo stop l'obiettivo è solo quello. Mercoledì farò una nuova TAC per vedere a che punto è l'osso, come detto punto a tornare sugli sci ad aprile”.

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