Il nostro video-foto racconto per rivivere le emozioni regalateci dall'azzurra più vincente di sempre, nonostante gli infortuni che ne hanno interrotto e accorciato la storia nel circo bianco.
Dal n° 10 al n° 1, abbiamo scelto questi 10 momenti per celebrare il compleanno dell'immensa Deborah Compagnoni.
10.Morzine – 26 gennaio 1992 – Una stella che nasce tra sofferenze e infortuni - Deborah ha solo 21 anni, ma in realtà nel suo percorso agonistico ne ha già vissute di tutti i colori da giovanissima, visto che dopo il titolo iridato junior in gigante (nell'87 a Saelen), stupisce tutti agli esordi in Coppa del Mondo con un 5° posto in super-g a Sestriere e un 4° in discesa a Val d'Isère a soli 17 anni. Il successivo crac al ginocchio destro, poi un blocco intestinale che ne mette in pericolo la vita stessa, interromperanno da subito il percorso di una stella che riesce finalmente ad emergere nella stagione 1991/92. Primo podio in dicembre proprio nella sua Santa Caterina Valfurva, seconda in gigante dietro a Vreni Schneider, poi dopo un mese e mezzo ecco il trionfo nel super-g di Morzine. Al 2° posto, a quasi mezzo secondo, c'è la povera Ulrike Maier, terza la norvegese Fjeldavlie. Poco più di un anno più tardi, il secondo successo in CdM arriverà di nuovo nella stessa località e nella stessa disciplina, con il trionfo e il dramma di Albertville nel mezzo. Ma quella è un'altra storia...
9.Narvik – 2 marzo 1996 – Alla guida di una storica tripletta – La valtellinese non vince in coppa da quasi 14 mesi (8 gennaio tra le porte larghe ad Haus im Ennstal), ma è reduce dal trionfo nel gigante mondiale di Sierra Nevada. Sempre tra le porte larghe, neanche una decina di giorni più tardi ecco Deborah guidare una leggendaria tripletta italiana, la prima nella storia dello sci azzurro al femminile, con la leader del movimento che precede di 1”39 Sabina Panzanini e di 1”74 Isolde Kostner. Badate bene, dal 4° al 7° posto concludono campionesse come Seizinger, Ertl, Nef e Wachter...
8.Park City – 21 novembre 1997 – Distacco record nel corso di una striscia pazzesca – Il gigante di Park City è il secondo della stagione 1997/98. Compagnoni ha già trionfato nell'opening di Tignes, ma è nello Utah che scrive un'altra pagina di storia. L'azzurra rifila la bellezza di 3”41 ad Alexandra Meissnitzer e 3”86 alla terza classificata, la norvegese Andrine Flemmen; nessuna come Debby, nel cuore di una striscia di successi in gigante (compreso l'oro mondiale di Sestriere) cominciata nel gennaio 1997 a Zwiesel e che arriverà, dopo le vittorie successive a Park City, ovvero a Val d'Isère e Bormio, sino a 9 consecutivi.
La Gazzetta dello Sport celebra Deborah Compagnoni
Il giusto omaggio della Gazzetta alla straordinaria vittoria di Deborah
7.Lillehammer – 24 febbraio 1994 – Il secondo oro alle Olimpiadi - Due anni dopo Albertville, Deborah si riprende il titolo olimpico in gigante che tutti già le pronosticavano in Francia, dopo il trionfo in super-g e prima del dramma di quell'infortunio al ginocchio. E' un'autentica sinfonia quella sulle nevi di Hafjell, a simboleggiare la stagione del vero rientro ad alto livello, visto che prima dei Giochi erano già arrivate tre vittorie nei giganti di coppa, fra Tignes, Veysonnaz e Morzine. Il podio a cinque cerchi è semplicemente regale, con Martina Ertl costretta al secondo posto, distanziata di ben 1”22, e Vreni Schneider che arriva a 2 secondi netti dalla regina del gigante.
6.Sierra Nevada – 22 febbraio 1996 – Il primo titolo iridato in rimonta – Non è una stagione semplice, anzi, Deborah è costretta sempre a rincorrere e lo stesso accadrà nel gigante mondiale sulle nevi spagnole. Sonja Nef domina la prima manche e sembra imprendibile, ma la svizzera sbaglia nella seconda uscendo di scena e spalancando le porte del primo titolo iridato alla valtellinese, che batte l'altra elvetica Karin Roten per 35 centesimi, con Martina Ertl terza a 7 decimi. Sarà un'altra svolta importante, questa volta in positivo, della carriera di Deborah Compagnoni, che poi saluterà il circo bianco proprio a Sierra Nevada, tre anni più tardi, disputando l'ultima gara in Coppa del Mondo. Ovviamente in gigante.
5.Sestriere – 5 febbraio 1997 – Che notte sul colle... in slalom! - E' il Mondiale di Deborah Compagnoni, non può essere altrimenti nel cuore di una stagione che la vede dominare in gigante e, proprio un mesetto prima della rassegna iridata sulle nevi piemontesi, ottenere a Semmering il primo e unico successo in uno slalom di Coppa del Mondo. Proprio la prova mondiale tra i pali stretti si disputa quattro giorni prima del gigante: si corre sotto i riflettori sulla “Kandahar G.A. Agnelli” e la svizzera Roten comanda con 5 centesimi su Deborah e 46 su Lara Magoni, che si garantisce la medaglia con un'ottima seconda manche. Quando tocca alla compagna di squadra, il boato del pubblico di Sestriere è unico: la valtellinese è leggendaria sul muro, fa il vuoto e conclude con 1”27 sulla bergamasca, che si regalerà l'argento per una magica doppietta azzurra, con Roten alla fine terza addirittura a 1”60.
Un tripudio, condito dalla telecronaca da brividi di Bruno Gattai.
4.Nagano – 19/20 febbraio 1998 – Soli 6 centesimi tra Debby e la doppietta – E' la terza e ultima Olimpiade per la regina delle nevi, parsa leggermente in calo nelle ultime gare di Coppa del Mondo prima dei Giochi. Come per magia, in Giappone arriva una Compagnoni pronta a cercare un altro oro olimpico, nel giro delle sole 24 ore che dividono slalom e gigante. Tra i rapid gates sembra fatta per il terzo titolo in tre discipline diverse dopo Albertville e Lillehammer, ma nel tratto finale della 2^ manche Deborah cede oltre 6 decimi a Hilde Gerg, che la beffa per soli 6 centesimi.
Il giorno seguente, la rivincita è da fuoriclasse senza tempo: non c'è proprio storia nel gigante olimpico, l'azzurra trionfa con 1”80 su Meissnitzer e 2”02 su Seizinger. E' il 20 febbraio 1998, Deborah diventa la prima donna a vincere 3 ori in 3 edizioni diverse dei Giochi. Sarà quello l'ultimo successo della sua carriera.
3.Albertville/Méribel – 19 febbraio 1992 – Quel grido di dolore nelle case degli italiani – Sono trascorse appena 24 ore dal trionfo in super-g, Deborah vuole il bis d'oro anche in gigante e parte a tutta. Pochi secondi di gara in quella prima manche maledetta, l'inclinazione e la gamba sinistra caricata oltremodo (“mai avrei pensato che proprio il ginocchio sano mi avrebbe dato problemi”, dirà in seguito) significano crac al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.
Un urlo terribile, quello che da Méribel finisce dritto nelle case degli italiani, mentre Deborah si tiene stretta quel ginocchio e crolla a terra. Ancora una volta la sfortuna l'ha fermata, ma proprio quel giorno gli appassionati hanno probabilmente capito la grandezza della fuoriclasse, che verrà operata pochi giorni dopo a Lione dal prof Chambat, che già era intervenuto sul suo ginocchio destro. Comincia un altro lungo recupero prima di riprendersi la gloria.
2.Albertville/Méribel – 18 febbraio 1992 – Prima gemma olimpica, che dominio in super-g – L'esordio di Deborah in una competizione a cinque cerchi è semplicemente indimenticabile. Il super-g sulla pista olimpica di Méribel è tostissimo, in testa c'è la padrona di casa Carole Merle, quando tocca all'azzurra; pettorale n° 16, ha già vinto tre settimane prima a Morzine per la prima volta in coppa, ma nessuno si può aspettare una prova del genere. Debby rifila 1”41 alla francese, con Seizinger bronzo a quasi 2 secondi. E' la nascita di una stella, proprio nel giorno in cui Alberto Tomba conquista il suo terzo e ultimo titolo olimpico, nella vicina Val d'Isère in gigante: il giorno più bello nella storia dello sci azzurro.
1.Sestriere – 9 febbraio 1997 – Doppietta d'oro, Deborah si prende il mondo – Con il titolo mondiale di slalom in tasca, l'approccio al gigante iridato per cercare il bis, ad un anno da Sierra Nevada, è un po' più sereno per una Compagnoni capace di fare il vuoto già nella prima manche. Con oltre 7 decimi di margine, la gestione della seconda sembra quasi accademia per arrivare a firmare una doppietta unica, con Roten ancora seconda (a 80 centesimi) e Leila Piccarda terza a 1”76, davanti a Wachter, Seizinger, Wiberg e Kostner. E' questo, probabilmente, il punto più alto di una carriera leggendaria.
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