Magica Debby, 30 anni fa: la rinascita dell'immensa Compagnoni ai Giochi di Lillehammer con un gigante indimenticabile

Magica Debby, 30 anni fa
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Magica Debby, 30 anni fa: la rinascita dell'immensa Compagnoni ai Giochi di Lillehammer con un gigante indimenticabile

Il 24 febbraio 1994, sulle nevi di Hafjell, la campionissima valtellinese colse il suo secondo titolo olimpico, a due anni dal tremendo infortunio di Méribel. Scelta in qualità di portabandiera, dopo un super-g di "assaggio" dominò nella specialità che, proprio da quell'inverno, la consacrò come una delle più grandi di sempre.

Abbiamo celebrato un paio di giorni fa, a 30 anni di distanza, una delle imprese più straordinarie nella storia dello sport azzurro, con la staffetta maschile di sci di fondo che fece piangere i norvegesi a casa loro (QUI potete leggere il resoconto di Massimo Brignolo), ma quanto accadde negli stessi Giochi Olimpici invernali di Lillehammer, davvero magici per l'Italia, è una storia semplicemente straordinaria e scritta da una sciatrice-mito, Deborah Compagnoni.

Il 24 febbraio 1994, la fuoriclasse di Santa Caterina Valfurva cambiò il suo destino rinascendo nel gigante olimpico di Hafjell, per conquistare il suo secondo oro a cinque cerchi, due anni dopo il maledetto infortunio al ginocchio nella stessa gara, e con lo stesso pettorale (il 14), dei Giochi di Albertville dove, sulle nevi di Méribel, aveva già conquistato il titolo di super-g ed entrò nel cuore degli italiani dopo quanto successo con quel terribile urlo.

A Lillehammer '94, Debby era stata scelta in qualità di portabandiera alla cerimonia d'apertura, lei che non aveva ancora compiuto 24 anni; la sua avventura in Norvegia cominciò con il 17° posto in super-g, a Kvitfjell, senza riuscire nel bis del 1992 anche perchè il feeling con la velocità, dopo quanto accaduto (anche negli anni precedenti con una serie di guai fisici), era già cambiato e la valtellinese si stava dirigendo verso le discipline tecniche.

Nove giorni più tardi, in quel di Hafjell si correva il gigante, con tanta fiducia di poter fare bene visto che in stagione Compagnoni aveva già vinto tre volte, ovvero le sue prime gare di specialità in CdM fra Tignes, Veysonnaz e la “sua” Morzine. Deborah è già al comando dopo la prima manche, ma è nella seconda che apre completamente il gas e domina, con quella sua straordinaria leggerezza e classe sulla neve, per arrivare a tagliare il traguardo con la bellezza di 1”22 nei confronti di una giovanissima Martina Ertl, medaglia d'argento, e 2 secondi tondi tondi su una straordinaria campionessa come Vreni Schneider, di bronzo per un soffio davanti ad Anita Wachter e Carole Merle, in una top 5 di livello... clamoroso.

Compagnoni sarà poi decima in slalom, ma tra i pali stretti alle Olimpiadi sarà straordinaria protagonista a Nagano, chiudendo seconda ad appena 6 centesimi da Hilde Gerg che la bruciò nel finale: 24 ore più tardi, arrivò il bis d'oro nel “suo” gigante, dominando in maniera pazzesca con 1”80 di margine su Alexandra Meissnitzer e chiudendo la sua epopea ai Giochi con un nuovo meraviglioso dipinto.

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