Petra, la donna di ghiaccio con un cuore che batte forte. E uno staff piccolo ma... immenso

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Sci Alpinocoppa del mondo femminile

Petra, la donna di ghiaccio con un cuore che batte forte. E uno staff piccolo ma... immenso

Viaggio nel "dietro le quinte" del trionfo di Vlhova, che lunedì porterà in Slovacchia una Coppa del Mondo storica. Livio Magoni, alla quinta stagione con Petra, l'ha portata in cima con un lavoro straordinario. "E' la passione che fa la differenza".

Molti l'hanno definita la donna di ghiaccio, ma c'è davvero un cuore che batte forte, fortissimo, dietro alla neo vincitrice della sfera di cristallo assoluta.

Petra Vlhova l'ha dimostrato anche oggi, vivendo uno slalom difficilissimo sul piano mentale (“ieri aveva inforcato due volte in allenamento, mai successo”, la confessione di Livio Magoni) in quel di Lenzerheide, lei che si portava sulle spalle la pressione di un paese intero, tanto che il governo slovacco aveva già predisposto un tour di celebrazione della Coppa del Mondo, in caso di trionfo.

Ce l'ha fatta Petra, scrivendo una pagina di storia bellissima visto che dietro a questa campionessa c'è un lavoro unico da parte di un team speciale, piccolo ma davvero immenso per professionalità e passione. Lo guida da ormai cinque anni Livio Magoni, colui che ha vinto tutto con Tina Maze, a partire da quella Coppa del Mondo 2012/13 letteralmente dominata con il record di punti (2414) che durerà probabilmente ancora per tanto tempo, e universalmente riconosciuto tra i migliori tecnici del mondo ormai da un decennio.

Un lavoratore instancabile, capace di trasformare Vlhova da “semplice” slalomista (la slovacca aveva vinto uno slalom, ad Are nel dicembre 2015, prima di sposare il progetto Magoni) a sciatrice a tutto tondo, capace quest'anno di cogliere anche il primo podio nella velocità, con quel favoloso 2° posto nel super-g bis di Garmisch-Partenkirchen.

Petra ha saputo reggere carichi eccezionali, passare momenti difficili sul piano tecnico e fisico (pensiamo solo alla frattura mandibolare rimediata in allenamento prima delle gare in Val di Fassa), ma anche mentale visto che dalla doppietta di fine novembre negli slalom di Levi, seguita dal sigillo in parallelo a Lech, tutti la davano già con la coppa in mano.

Un rapporto, quello tra Vlhova e il suo staff in gran parte italiano, nato nella primavera 2016 e capace di salire un gradino alla volta, con alti e bassi nei primi due anni, vedi la stessa delusione delle mancate medaglie olimpiche a PyeongChang 2018, prima del tris di Are con lo storico titolo mondiale di gigante e il primo, vero assalto al “coppone” nella passata stagione, quando alla slovacca sono mancati 189 punti per andare a prendere Federica Brignone, ma nel frattempo sono arrivati i primi globi di specialità, tra slalom e parallelo.

Non si è recriminato nulla nel Team Vlhova, cominciando a lavorare in piena pandemia per questa annata 2020/21, sugli sci già dallo scorso aprile a Jasna per costruire la coppa delle 6 vittorie (ora sono 20 totali in carriera) e dei 1392 punti. Un progetto che andrà avanti almeno sino a Pechino 2022, con Livio Magoni a capo di uno staff che prevede Matej Gemza quale secondo tecnico e fisioterapista, il veneto Matteo Baldissarutti in funzione di coach e skiman come una figura di riferimento qual è da anni Gigi Parravicini, senza dimenticare il fratello di Petra, Boris, fondamentale in mille aspetti di un lavoro del genere e determinante anche sul piano morale.

Già lunedì, dopo aver ricevuto domenica il trofeo nel corso delle premiazioni pomeridiane a Lenzerheide, Vlhova porterà la coppa a Bratislava, per poi rimettersi sugli sci visto che Magoni ha già previsto un intensissimo programma di lavoro che durerà sino a fine aprile. “Abbiamo dimostrato che anche un piccolo gruppo, in qualsiasi mestiere, può fare grandi cose e ottenere grandi risultati – le parole del tecnico di Selvino al termine di questa giornata così intensa e al tempo stesso meravigliosa – L'importante è metterci sempre passione, ognuno di noi ha sacrificato molto per arrivare sino a questo punto”.

E i numeri della stagione 2020/21 sono semplicemente impressionanti: 234 giorni di sci per Petra, con 920 ore in pista e 3880 km percorsi, 25532 pali in gigante, 31890 in slalom, 6490 in super-g e 170 di prove in discesa. In viaggio la bellezza di 37200 km, e pensiamo solo a quanto fatto da Magoni e dai suoi uomini per raggiungere la Finlandia con tre settimane di anticipo a novembre, guidando per quasi due giorni consecutivi (con tutte le problematiche legate al Covid a rendere il tutto più difficile e stressante), oppure proprio dopo le gare di Are, rientrando a Bratislava per riprendere i mezzi del team e di nuovo sciropparsi migliaia di km sino a Lenzerheide.

Semplicemente, bisogna inchinarsi a quanto fatto non solo da Petra Vlhova, ma di un gruppo di persone che ha realizzato un sogno e battuto tutte le grandi nazioni del circo bianco. Con professionalità, passione e tanto coraggio.

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