Sofia Goggia racconta la "sua" Ushuaia...

Sofia Goggia racconta la 'sua' Ushuaia...
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Sofia Goggia

Sci AlpinoSci - Diario d'Argentina

Sofia Goggia racconta la "sua" Ushuaia...

Su DiscoveryTrip la sciatrice bergamasca ci porta alla scoperta di un mondo completamente diverso, dall'altra parte dell'Emisfero... 

USHUAIA

Alle 7.30 siamo sulla “camioneta”, che quotidianamente ci conduce al Cerro Castor, la stazione sciistica dove ci alleniamo. Tra le mie compagne qualcuna ascolta musica, qualcuna sonnecchia, altre si abbandonano ad un sonno profondo. Seduta davanti ascolto la dolce “Divenire” di Ludovico Einaudi e , con lo sguardo rivolto a est, ammiro i primi chiarori, quelle luci indefinite e magiche, divenire alba; penso a quanto sia bella e magnifica, ma soprattutto misteriosa, questa terra. Quando venni a Ushuaia per la prima volta nel 2009 avevo 16 anni ed ero alla mia prima esperienza con la nazionale. Un sogno a lungo coltivato finalmente si realizzava in una terra magica, che suscitava curiosità nei miei occhi e tranquillità nella mia mente, imprimendo in me, giorno dopo giorno, un segno profondo. Un luogo incredibilmente lontano dalla routine, dalle abitudini e dagli standard, un luogo straordinario degno di essere chiamato “La Fin del Mundo”.

Scendo dalla “camioneta” dopo i soliti 40 minuti; mi dirigo verso il bar, mi vesto velocemente e prendo la seggiovia: mi piace essere la prima a girare in campo libero, a godermi la pista senza che nessuno abbia già lasciato dei segni, mi piace vedere il sole che sorge su quelle distese infinite di alberi e montagne. Proprio come allora.

Ogni giorno dobbiamo raggiungere l’obbiettivo che Livio, il nostro allenatore, ci prefissa la sera prima. Stiamo lavorando sulla qualità: pochi giri, ma tutti come se fossero una gara. Ci sta insegnando che bisogna sapere concentrarsi al massimo in ogni situazione, anche per quanto avversa possa essere, che bisogna dare il 100% sia di fisico che di testa e che bisogna sapere cogliere sempre tutte le opportunità che ci vengono date. Alle Olimpiadi, ci dice Livio, hai solo quella chance: devi essere pronta, devi saperla cogliere!

L’allenamento finisce e tutti ci dirigiamo al “Morada”, un ristorante ai piedi della seggiovia dove pranziamo. E proprio come quel primo anno, appena entro, mi dirigo verso il gran camino quadrato situato nel centro della sala; avvicino le mani e il corpo, intorpiditi dal freddo, a quel fuoco che scalda anche dentro: è un gran sollievo e capisco che la mia giornata di sci è veramente finita.

A Ushuaia le giornate sono spesso nuvolose e tetre, tutto è chiuso, cupo e grigio ma oggi, tra le nuvole, il sole risplende! Appena arrivo in hotel guardo l’orologio; oggi ho ben due ore a disposizione prima di andare a fare ginnastica: preparo la mia attrezzatura fotografica, esco a piedi decisa a realizzare qualche bello scatto. Mi lascio San Martin, la via principale, alle spalle e mi dirigo verso la parte alta della città, raggiungibile in poco tempo grazie alle scalette. Da qui posso ammirare tutto: dal colore blu profondo del mare, Canal Beagle, alle catapecchie di lamiera, alle nuvole di polvere sollevate dai mezzi che transitano rumorosi sulle larghe strade sterrate ..penso a quanto amo, a quanto sono affezionata, a quanto mi dà questo magnifico posto ; prendo in mano la mia Canon e inizio a scattare… Tra foto, preparazione atletica, analisi dei video degli allenamenti, skiroom, doccia e cena, la sera arriva in fretta, senza lasciare alcun respiro. Sono già le 21 e mi corico. I ritmi sono incalzanti, siamo tutte stanche e sentiamo il bisogno di andare a riposarci presto. Ripasso mentalmente la giornata appena trascorsa e poi il mio pensiero si sofferma sugli obbiettivi da raggiungere l’indomani: il video ha evidenziato dei dettagli che domani mi sforzerò di migliorare. Penso a quanto sia fortunata a poter vivere questa straordinaria esperienza nell’altro emisfero; è una possibilità rara e sono convinta che esserne consapevole sia la mia fortuna più grande!

Sofia Goggia

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