Razzoli, ora il ritiro è ufficiale: "Lascio sereno, felice della mia grande avventura nel circo bianco"

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Razzoli, ora il ritiro è ufficiale: "Lascio sereno, felice della mia grande avventura nel circo bianco"

Oltre 17 anni dopo l'esordio in Coppa del Mondo, saluta l'agonismo l'ultimo campione olimpico dello sci maschile italiano. Dal ruolo di papà all'intensa attività da imprenditore, per lo slalomista reggiano c'è già una nuova vita ricca di soddisfazioni.

Mancava solo il timbro dell'ufficialità, la decisione era già stata presa ad inizio marzo, come avevamo anticipato su NEVEITALIA (leggi QUI l'articolo a riguardo).

Giuliano Razzoli lascia il circo bianco, dopo diciotto stagioni (la prima nel 2006/2007, con il debutto in Alta Badia nel giorno del 22esimo compleanno) e tante gioie, dalle due vittorie in Coppa del Mondo agli undici podi, ma soprattutto quel sogno olimpico coronato il 27 febbraio 2010 sulle nevi canadesi di Whistler in quei Giochi conclusi con un capolavoro d'oro in slalom, 22 anni dopo Alberto Tomba, emiliano come lui.

Al “Razzo” è mancata la passerella conclusiva, che sarebbe stata quella nell'ultima gara della “stagione regolare”, essendo lontano dalla qualificazione per le finali di Saalbach, saltata però a Kranjska Gora viste le condizioni di pista sulla “Podkoren”: 156 le presenze nel massimo circuito (a livello individuale, più un gettone nel team event), tanti i guai fisici dalla schiena sin dal principio della sua carriera al crociato del ginocchio rotto quando la rinascita era ormai completa, ad inizio 2016.

Tanta anche la determinazione per tornare ogni volta, prima di decidere, a 39 anni, di pensare alla famiglia da neo papà (a fine marzo è nato Emanuele), fresco di matrimonio con Elisa e già attivissimo a livello imprenditoriale, con l'Acetaia Razzoli che sta riscuotendo grandissimo successo.

Lascio sereno – le parole dello slalomista reggiano tramite l'ufficio stampa FISI per annunciare il ritiro - perché sono felice di come ho attraversato tutta la mia avventura, e sono grato di averla potuta vivere. La mia grande fortuna è quella di essere nato in un territorio particolare per lo sci, e mi sono reso conto di essere riuscito a trasmettere molte emozioni alle persone. Ma tutto quello che ho dato mi è tornato indietro amplificato.

Ringrazio le persone che nella vita mi hanno insegnato qualcosa, e sono state tante, e che mi hanno permesso di crescere come atleta e come uomo: la mia famiglia, mia moglie, mio figlio, i miei genitori e le mie sorelle. Ringrazio la Federazione e il Centro Sportivo Esercito che mi ha supportato e tuttora mi supporta. I tecnici, i compagni di squadra, gli sponsor, gli amici e tutte le persone che mi hanno voluto bene, aiutandomi per tutta la mia vita. Ringrazio anche il mondo dello sci che ha permesso tutto questo”.

Arriva ora il momento delle celebrazioni. Un primo appuntamento è già fissato: il prossimo 20 luglio, gli amici a Razzolo organizzeranno una grande festa di addio. Poi, il “Razzo” vorrebbe trovare l'occasione per salutare il mondo dello sci da una pista di gara. Si vedrà come, la stagione passata non è andata proprio come Razzoli avrebbe voluto: la solita schiena lo ha afflitto rallentandone gli allenamenti e impedendogli di esprimere il suo potenziale ancora alto. Si è aggiunta anche una caduta durante un allenamento nello scorso gennaio, che l'ha costretto a saltare alcune delle gare classiche, da lui tanto amate.

Gli era già successo, in passato, di dover combattere con una stagione senza gioie, ma aveva trovato la forza per risalire ancora fino al vertice, grazie a quel memorabile 5° posto a Campiglio nel 2018, quando partiva con il pettorale 69, un piazzamento che valeva oro. E da lì tornare addirittura a sfiorare una medaglia olimpica nell'edizione 2022 dei Giochi, quando si classificò ottavo, ma a soli 26 centesimi dal bronzo. Memorabili quelle lacrime nel post-gara cinese, di un campione che si rende conto che l'ultima, grande occasione, se n'è andata per un nulla.

L'ultimo podio a Wengen, il 16 gennaio del 2022, quando se ne stava già andando dal parterre e fu richiamato di corsa per diventare lo slalomista più su con l'età, capace di agguantare i primi 3. E quello rimane, al momento, anche l'ultimo podio di un italiano nella disciplina. Ma i successi sarebbero potuti essere molti di più se Giuliano non avesse dovuto costantemente combattere con infortuni e acciacchi. “Sono un diesel”, ha sempre detto di se stesso.

Partiva ad ogni stagione un po' a rilento, per arrivare nel pieno della forma nella parte centrale del calendario e riuscire così a levarsi molte, belle soddisfazioni. Un atleta dal grande talento e dai grandi piedi (sempre scarponi speciali per lui!), un ragazzo d'oro, dal carattere mite e disponibile, ma pronto a mettere in pista la grinta e la zampata del campione. Ora è il tempo di voltare pagina e di cominciare una seconda vita. In bocca al lupo, Razzo!

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