"Sabo" Gross non le manda a dire dopo l'addio: "Del Dio lavorava solo per Vinatzer. Se penso al 2012..."

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Sci Alpinol'intervista

"Sabo" Gross non le manda a dire dopo l'addio: "Del Dio lavorava solo per Vinatzer. Se penso al 2012..."

Lo slalomista fassano, che domenica ha salutato il circo bianco con la gara di Hafjell, ha aggiunto dettagli importanti sul clima in squadra parlando a "Il T Quotidiano": "Quando ero con Rocca, Moelgg, Razzoli, Thaler e Deville c'era una squadra vera e si alzava l'asticella, proprio come fanno ora svizzeri e norvegesi. Carca? Ho sentito dire che i giovani dovrebbero prendere esempio da me, eppure mi hanno fatto capire che sarebbe stato meglio farmi da parte...".

Tre giorni fa l’addio alla Coppa del Mondo e allo sci agonistico, dopo una bellissima carriera, durata quasi 17 anni nel massimo circuito, dal debutto in Alta Badia sino allo slalom di Hafjell che non è bastato per qualificarsi alle finali di Sun Valley.

A 38 anni, “Sabo” Gross saluta la nazionale e se già nelle prime ore post annuncio del ritiro, tramite gli stessi canali della FISI, il veterano trentino non aveva nascosto l’amarezza per un ultimo anno vissuto in un clima di squadra decisamente negativo (“fosse stato per l’amore che nutro ancora per lo sci, avrei continuato altre cinque stagioni”), sulle colonne de “Il T Quotidiano”, lo specialista capace di salire 12 volte sul podio in CdM, raccogliendo un trionfo ad Adelboden nel 2015, si è tolto altri sassolini dallo… scarpone.

Anche perché lasciare ad un anno dai Giochi Olimpici in casa nasconde, appunto, altre motivazioni che si legano a quanto accaduto nel corso dell’inverno 2024/25: “Non mi piace lavorare in queste condizioni e preferisco allora farmi da parte. Sì, ad inizio anno mi avevano prospettato di fare le prime tre gare e poi valutare la situazione, ma credo di aver dimostrato anche a 38 anni di essere uno dei migliori slalomisti in Italia”.

Coach Simone Del Dio si è dimesso a metà gennaio, ammettendo di non aver ottenuto i risultati sperati, al netto dell’infortunio di Sala che di sicuro ha pesato. Gross ci va giù netto sul tecnico piemontese: “Lo dico fuori dai denti: lui era il responsabile del team, ma in pratica lavorava solo per Alex Vinatzer. Così è difficile fare squadra. Carca? Gli ho detto che francamente mi aspettavo un trattamento diverso: ho sentito che i giovani dovrebbero prendere esempio da me, mi aspettavo quindi mi proponessero di stare ancora lì a dare una mano a questi ragazzi, invece mi hanno fatto capire che sarebbe stato meglio se mi fossi fatto da parte.

Da qui la mia decisione. Con il presidente Roda non ho mai avuto problemi, anzi mi sono sempre trovato bene e lo ringrazio per le sue parole”.

Ripercorrendo la sua carriera, “Sabo” coglie due momenti agli antipodi: “Il più bello è stato il primo ad Adelboden nel 2012, tre anni prima di vincere sulla Chuenisbargli; per dirvi del livello, è stata una soddisfazione enorme lottare con campioni del calibro di Hirscher, Matt, Raich, Neureuther, Kostelic. Ciò che mi brucerà un po’ per tutta la vita, invece, sono i 5 centesimi della mancata medaglia a Sochi: un podio olimpico ti cambia la vita, nei grandi eventi non ho mai trovato la giornata giusta”.

Infine una riflessione su quanto sia cambiata la squadra azzurra di slalom, ora completamente in crisi: “Tornando a quel 2012, se penso a compagni come Rocca, Moelgg, Deville, Thaler e Razzoli, era una squadra vera e si lavorava insieme per un obiettivo, l’asticella si alzava continuamente. Proprio come fanno oggi svizzeri e norvegesi, che festeggiano se un loro compagno fa risultato. Questo da noi ora manca completamente, è un dispiacere”.

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