Tutta l'amarezza di Muffat-Jeandet: "Accetto gli infortuni, ma non in questo modo. La FIS non ci rispetta"

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Sci Alpinocoppa del mondo maschile

Tutta l'amarezza di Muffat-Jeandet: "Accetto gli infortuni, ma non in questo modo. La FIS non ci rispetta"

Il messaggio struggente del campione transalpino, che si è rotto il perone della caviglia destra nel discusso slalom di Zagabria. La prossima settimana l'intervento chirurgico e mesi di stop: "Farsi male per la prima volta in 20 anni sciando praticamente sull'erba deve fare riflettere".

Victor Muffat-Jeandet ha visto svanire tutto così, in un attimo, nel corso di una gara assurda che, dopo qualche altra discesa senza alcun senso in termini sportivi e che portava solo pericoli agli atleti.

Lo slalom di Zagabria andato in scena ieri è costato il resto della stagione e la partecipazione ai Giochi Olimpici di Pechino 2022, al veterano transalpino che, a PyeongChang 2018, conquistò la medaglia di bronzo in combinata. La caviglia destra che fa crac, in mezzo alle buche di una Crveni Spust in condizioni disastrose, e la diagnosi che significa mesi di stop: frattura del perone e tanta rabbia per un infortunio che si poteva evitare, eccome, se non si fosse andati oltre ad ogni costo.

Il 32enne di Val d'Isère, questa sera, a mente fredda, ha raccontato i suoi pensieri a mezzo social. Duri come la pietra, amari, ma veri e ricchi di passione per quel mondo della neve che VMJ vedrà a bordo pista per un po' di mesi, prima di tornare al suo posto nella prossima stagione, quella dei Mondiali vicino a casa, a Courchevel-Méribel. “Tutto il lavoro di mesi e mesi, ore sugli sci, in palestra, lavorare, sudare, soffrire... evapora all'improvviso. Ha ceduto sotto il mio appoggio, sono stato sbilanciato e il mio sci destro si è completamente bloccato in una neve non uniforme; ho subito sentito una grossa leva, una sensazione nello scarpone e il perone si è rotto.

Mi farò operare la prossima settimana dal Dr. Sonnery Cottet, che si è già preso cura di me 10 anni fa per il ginocchio; metterà delle viti per consolidare la frattura e quindi non sarò sugli sci per diversi mesi. Decisamente questa stagione non ha mai voluto che mi esprimessi pienamente, ma accetto da sempre i rischi e le lesioni inerenti al mio mestiere e alla mia passione. Faccio gigante, velocità, ho avuto distorsioni, fratture, operazioni, sarebbe potuto accadere ovunque, in qualsiasi momento, essere molto più grave. E' sicuro però che farsi male seriamente in slalom, per la prima volta in 20 anni, su una pista dove il pettorale 19 finisce a sciare sull'erba, fa riflettere per forza...

Pochissimi sanno e si rendono conto di tutti gli sforzi, gli investimenti e il rigore che bisogna avere quotidianamente da molti anni per gareggiare a questi livelli. Nemmeno la FIS lo sa! È già da un po' che non si preoccupa e non rispetta più veramente gli atleti e tutte le persone che si muovono intorno. C'è la gestione delle gare come in questa occasione (cancellazione poi no, poi aspetta, poi rinvio a domani, poi nevica sul salato ma andiamo, poi cancella di nuovo...), ma anche molti altri esempi: il calendario con 4-5 gare in serie in una settimana con spostamenti aberranti se non hai un jet o un elicottero, ore di viaggi notturni per lo staff.

E' molto complicato per noi giudicare e agire in giornate di gara come ieri, ognuno è nella propria bolla e non può vedere l'evoluzione delle cose, abbiamo fiducia nel lavoro che si sta facendo in quel momento. Siamo qui per correre e se ci mandano in pista, pensiamo che le condizioni siano valide. Abbiamo discusso mercoledì sotto l'impeto del tempo disastroso, i pareri erano molto diversi ma ieri (per la ripetizione dello slalom) eravamo più fiduciosi, il tempo era più mite ed eravamo meno consapevoli della situazione. La soluzione potrebbe venire da un rappresentante esterno che potrebbe decidere da solo con criteri stabiliti.

Quello che preoccupa e che solleva interrogativi è che il nostro staff, con numeri e mezzi limitati, ci prepara per gli allenamenti piste migliori e meno pericolose di quelle che talvolta abbiamo incontrato negli ultimi anni in Coppa del Mondo, soprattutto perché non c'è più un vero manager della preparazione come Hans Pieren, che si è preso le sue responsabilità prima di mandare qualsiasi atleta in gara. Grazie a tutti, presenti in loco o da remoto, per l'ondata di amore, supporto e gentilezza, amo e amerò ancora il mio sport. Forza e coraggio a tutti i miei amici del circuito”.

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