Val d'Isère, 8 dicembre 1972 e un esordio leggendario. La nostra intervista a Piero Gros a mezzo secolo di distanza

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3Tre Campiglio - Paolo Bisti

Sci Alpinol'anniversario

Val d'Isère, 8 dicembre 1972 e un esordio leggendario. La nostra intervista a Piero Gros a mezzo secolo di distanza

Ricorre un anniversario meraviglioso per la "Valanga Azzurra" e un campione indimenticabile: al debutto assoluto in Coppa del Mondo, un 18enne piemontese scrive la storia vincendo il gigante del Critérium de la Première Neige, ripetendosi 9 giorni più tardi a Campiglio in slalom, di nuovo con un pettorale altissimo. Abbiamo raggiunto il campione olimpico per farci raccontare, 50 anni dopo, la genesi di quel giorno che darà il via ad una carriera formidabile: "Ho capito di andar forte tre mesi prima allo Stelvio con Thoeni, ma non pensavo neppure lontanatamente di potermi giocare la vittoria. Neppure dopo quella 1^ manche...".

Era un venerdì sotto il sole della Val d'Isère, con ben poca neve seppur ci si trovasse oltre quota 1800 mt, e un ragazzo italiano si trovava ad affrontare la sua prima gara di Coppa del Mondo.

In realtà, quel piemontese di Sauze d'Oulx lo conoscevano bene gli addetti ai lavori, con i confronti estivi sulle nevi australiane che avevano già dato riscontri importanti, così come gli allenamenti con la “squadra A” azzurra, di fatto la formazione già più forte del mondo, visto che la Valanga Azzurra aveva cominciato a dominare il circo bianco con le due Coppe del Mondo consecutive di Gustavo Thoeni.

Era l'8 dicembre 1972: a mezzo secolo di distanza, è doveroso ricordare, con un approfondimento parlandone con il diretto protagonista di una pagina di storia dello sport italiano, ciò che combinò Piero Gros sulle nevi francesi della “Daille”, poi diventata “Oreiller-Killy”, nel gigante che apriva la stagione 1972/73. Col pettorale n° 45, 18 anni compiuti da poco più di un mese, al debutto assoluto nel massimo circuito e contro tutti i grandi della disciplina (con Hans Hinterseer e Gustavo Thoeni che finirono 6° e 7°), “Pierino” si veste di gloria trionfando davanti al norvegese Erik Haaker, battuto per 18 centesimi, e un altro azzurro mito qual è Helmuth Schmalz, terzo con 1”84 di distacco da quel ragazzino coi capelli lunghi che sarà così il più giovane vincitore nello sci maschile.

E il bello è che nove giorni più tardi, domenica 17 dicembre 1972, Gros firmò un altro capolavoro (questa volta partendo col numero 42...) prendendosi pure il suo primo slalom disputato in coppa, in un tempio come Campiglio, bruciando per 7 centesimi capitan Thoeni e con un altro asso come Christian Neureuther a completare un podio regale.

Arrivò poi nell'annata successiva il trionfo, a soli 19 anni (il più giovane di sempre a conquistarla e così è oggi stesso), nella classifica generale di Coppa del Mondo, collezionando nell'arco di sole tre stagioni 12 trionfi nel massimo circuito, con 35 podi, due medaglie mondiali con il bronzo in gigante a Sankt Moritz '74 e l'argento nello slalom iridato di Garmisch '78 dietro a Sua Maestà, Ingemar Stenmark, ma soprattutto quel titolo olimpico di Innsbruck '76, con la doppietta azzurra tra i pali stretti con Gros d'oro e Thoeni argento.

Abbiamo parlato con Piero Gros questa mattina, poco prima che si dirigesse in negozio dal figlio Giorgio: sull'umiltà e la disponibilità di questo campione indimenticabile non serve aggiungere molto, chi lo conosce ha ben presente la stoffa dell'uomo che, 50 anni dopo quel giorno, è tornato a raccontarci la genesi dell'8 dicembre 1972. “Sono entrato in squadra C a 16 anni, ci ho messo di più rispetto al mio amico Paolo De Chiesa. Ho vinto il Trofeo Coca-Cola a Sestriere, battendo anche Plank che in gigante andava già forte. Dal 1970 ero sempre lì tra Mondiali jr e gare FIS, poi nell'inverno 71-72 ho fatto Coppa Europa, finendola anticipatamente verso primavera con la rottura del polso rimediata cadendo a Gourette.

Ho avuto il tempo per recuperare in vista dell'estate, quando Mario Cotelli mi ha mandato in Australia con Schmalz, Stricker e Besson; l'obiettivo era fare punti nelle gare FIS e ci sono riuscito per giocarmi il primo gruppo, seppur ci fossero avversari come Klammer e Hinterseer. Il problema è che l'aggiornamento sarebbe scattato comunque a marzo, quindi mi toccava partire nel terzo gruppo per tutta la CdM. Feci podio a Courchevel in Coppa Europa, pochi giorni prima di Val d'Isère...”.

Con quali aspettative ti presenti a quel debutto?

Ero stato convocato a settembre allo Stelvio per il primo allenamento con la squadra A, sinceramente in quell'occasione, in mezzo alla Valanga Azzurra che aveva 7 dei primi 15 al mondo, avevo capito di poter andare forte visto che eravamo sempre in simulazione gara. Gustavo era un trascinatore silenzioso e mi diede grande fiducia potermi confrontare anche con lui, ma fu un doppio miracolo portare a casa quelle due vittorie con pettorali così alti. Vi dico una cosa, però: è stato molto più bello ottenerle in quel modo, tra erba e buche, quando si dava spazio alla natura.

Raccontaci quel gigante...

Due manches lunghissime, 78 porte e una durata di 1'45” (il totale di gara fu di 3'27”), si vinceva negli ultimi 30 secondi se ne avevi ancora. Sono sceso nella 1^ manche col numero 45, le condizioni ve le ho raccontare ma era lo sci dell'epoca, al massimo ti lisciavano 1-2 porte, non 100 metri di pista.

Ero secondo e mai avrei creduto di potermi giocare qualcosa di importante, al massimo pensavo ad una top ten. L'inversione esisteva solo all'interno dei gruppi, quindi ebbi solo una situazione leggermente migliore nella 2^ manche. Eppure, non avevo niente da perdere e, quando mi hanno detto che avevo vinto, l'ho capito semplicemente dal volo di Cotelli che mi ha travolto...

E il... post gara?

Una semplice premiazione e il ritorno a casa in poche ore, ma c'era una novità. Dopo il successo mi avevano chiamato da Roma, erano pronti per la visita medica e il mio ingresso in Finanza. Io non vedevo l'ora di gustarmi i giornali del giorno dopo, sono partito in treno per Roma e volevano tagliarmi quei capelli così lunghi. Gli ho detto che se l'avessero fatto non avrei più vinto...

Poi è arrivata la seconda gemma a Campiglio...

Torno da Roma e vado in Val Gardena ad allenarmi, lì ci sarebbe stata poi la discesa e di domenica lo slalom a Madonna di Campiglio, seguito dal gigante. Fu un'altra giornata meravigliosa e inaspettata, poi è stato difficile giocarsi la Coppa del Mondo partendo sempre con pettorali così alti, ma è arrivata un anno più tardi.

Gros, parliamo anche di questa Coppa del Mondo e dello sci attuale. Cosa ti piace e cosa cambieresti?

Il livello è altissimo, ma credo si debba cambiare per concedere maggior recupero agli atleti. Guardate Odermatt cosa deve fare, giusto per citare un esempio. Ai miei tempi c'erano i periodi di gara a “blocchi”, basterebbe forse il sistema degli scarti per permettere di saltare un paio di gare quando necessario e alzare ulteriormente l'asticella. La Coppa del Mondo viene sottovalutata e merita una maggior valorizzazione, in alcuni casi rischia di decidersi anche troppo presto.

E la nazionale italiana, stelle a parte, dove può arrivare ragionando anche in chiave Milano Cortina 2026?

Lo sci è fatto di cicli, partiamo da questa premessa. Trovare i rincalzi non è così facile e anche le top 20 che portano ancora a casa un Marsaglia o un Innerhofer, sono risultati di tutto rispetto. Ci vuole tempo per formare discesisti, se penso alle difficoltà attuali della velocità azzurra. A livello di sci club, abbiamo un movimento enorme nonostante i costi e le difficoltà di praticare uno sport come il nostro, seppur sia convinto che vengano disputate troppe gare.

Se vuoi formare un talento, devi permettergli di allenarsi e crescere nel modo giusto: sono convinto che riorganizzando le necessità degli atleti più forti ad una certa età, evitando di mandarli in giro per tutto l'inverno, emergerebbe qualcosa in più.

Infine Gros ci aggiunge un paio di considerazioni molto interessanti sulla gestione di due gioiellini come Bassino e Vinatzer.

Penso che Marta dovrebbe fare una scelta decisa sul gigante, dove è fortissima e potrebbe vincere molto di più. E' chiaro che affrontando atlete che possono allenarsi meglio sulla disciplina, diventa complicato anche se magari è lei stessa che vuole continuare ad affrontare discesa e super-g.

Alex è fortissimo, il gigante può affrontarlo perchè gli può tornare utile se fatto nel modo giusto. Per ora forse faticherà a lottare per una Coppa del Mondo di specialità visto che è discontinuo, ma può vincere parecchio e deve avere un grande obiettivo in testa. Lo slalom delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026. 

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