Le sette gare (di cui sei cancellate definitivamente) su otto previste e non disputate, da Soelden a Zermatt-Cervinia sino ai paralleli di Lech, impongono una riflessione seria sul futuro. I precedenti di Las Lenas (Argentina) negli anni '80, i problemi dei costi ma anche la necessità di non ridurre a poco meno di 4 mesi un'intera stagione di grande sci.
Non era mai successo prima d'ora che la Coppa del Mondo perdesse così tante gare in avvio di stagione, con una serie di cancellazioni, ultima in ordine di tempo quella arrivata ieri per i paralleli di Lech/Zuers, che rappresentano chiaramente un danno economico e sportivo importante per tutti i soggetti coinvolti nel circo bianco.
Le quattro discese saltate per lo Speed Opening di Zermatt-Cervinia sono state le più dolorose, ma anche le più discusse sulla necessità di innovare con questo tipo di rischio, ovvero provare a gareggiare a fine ottobre sulla nuova “Gran Becca” che non si è riusciti ad innevare completamente. E' vero, è stato un periodo autunnale eccezionale in negativo a livello di temperature, ma è altrettanto evidente il trend generale e tutto ciò dovrà portare ad una scelta, da parte della FIS, tra provare ad allestire una stagione lunga quasi 5 mesi (se non di più, ma ci arriveremo più avanti) oppure “riempire” il calendario tra dicembre, gennaio, febbraio e la prima metà di marzo, come tra l'altro più di così, a livello di numero di gare, non si può fare visto che già gli atleti si trovano in un autentico vortice di trasferte, allenamenti e appuntamenti agonistici.
Se pensiamo agli albori della Coppa del Mondo, la prima stagione cominciò addirittura a gennaio (il 5 del mese inaugurale nel 1967, slalom maschile di Berchtesgaden), poi tendenzialmente si è sempre gareggiato da fine novembre/inizio dicembre, con il Critérium de la Première Neige quale evento simbolo d'apertura del massimo circuito.
E' davvero possibile pensare, con tutti gli interessi attualmente in ballo, di partire così tardi per garantirsi un calendario “sicuro”? Oggettivamente no, ma per evitare disastri come quello di questo avvio di stagione, qualche alternativa può esserci: in realtà l'opening di Soelden è stato quasi sempre al sicuro, dal 2000 ad oggi dopo l'alternanza con Tignes degli anni '90, anche se è evidente come lo stesso ghiacciaio del Rettenbach soffra ogni anno di più.
E allora, per garantirsi 4-6 gare certe “liberando” il mese di novembre, dove ormai si fatica a gareggiare anche in una località oltre il circolo polare artico come Levi (dove quest'anno sarà tutto ok, ma le temperature sono sempre più allarmanti da ormai un decennio), si potrebbe tornare in Sudamerica o eventualmente tra Australia e Nuova Zelanda, sfruttando la stagione invernale da quelle parti?
I problemi sarebbero chiaramente molteplici, in primis trovare località con budget e un progetto pluriennale solido, trovare una logistica adatta a ciò che richiede attualmente la Coppa del Mondo, oltre a dover reimpostare un certo tipo di preparazione per gli atleti, visto che attualmente molti cominciano con i primi giorni di allenamento sugli sci della nuova stagione direttamente oltreoceano (come Lara Gut-Behrami in Cile quest'anno, ad esempio).
Ushuaia, nel cuore della Terra del Fuoco in Argentina, è il centro di riferimento per tantissime nazionali e generalmente, da quelle parti, problemi di innevamento ce ne sono stati pochi, con la pandemia che invece ha fermato le trasferte nel 2020 e nel 2021. Tornato tutto, o quasi, alla normalità nell'ultima estate vissuta, certo ora i vertici FIS e il presidente Johan Eliasch, che ha fortemente voluto la doppia trasferta nordamericana, riportando nel prossimo marzo due tappe maschili come Palisades Tahoe e Aspen (intasando il calendario maschile in maniera quasi folle, va detto), dovranno sedersi nuovamente ad un tavolo per portare lo sci nelle case degli appassionati per il periodo più lungo possibile, garantendo però al tempo stesso il giusto recupero agli atleti che rimangono i principali attori di uno sport che, come nessun altro, deve fare i conti con i cambiamenti climatici.
In Argentina cominciò la stagione in tre occasioni, nel 1985, 1986 e 1989 sempre sulle nevi di Las Lenas con le gare veloci che, nell'ultimo caso, si abbinarono poi a quelle tecniche di Thredbo, in Australia, poco dopo Ferragosto. E nel 1990 si partì da Mt. Hutt, in Nuova Zelanda, prima di tornare alla classica partenza sotto l'inverno, poi anticipata dal 1993 con la prima volta di Soelden (30-31 ottobre, mentre nel 1992 a Sestriere si cominciò a fine novembre).
In tutto ciò, è possibile rivedere anche un blocco di gare asiatiche, tra il Giappone, che ha scritto pagine importantissime nel panorama dello sci mondiale, e la Cina della quale, dopo i Giochi di Pechino 2022, si parlava di voler creare una tappa fissa? Domande alle quali Eliasch e i suoi uomini dovranno dare una risposta in questi mesi di lavoro, nel frattempo si incrociano le dita per gli appuntamenti nordamericani che, anche se qualche dubbio per Killington esiste, dovrebbero andare regolarmente in scena tra fine novembre e inizio dicembre, visto che il clima ha dato una mano da quelle parti.
Ad ogni modo, la stagione 2022/23 conterà già su sei gare in meno (tre per le donne, che ne hanno perse quattro ma recupereranno il gigante di Soelden a Semmering il 27 dicembre, e tre per il settore maschile), con la coppa femminile che ne avrà quindi 39 con 10 giganti, 11 slalom, 9 discese e 9 super-g, mentre gli uomini si sfideranno lungo 40 prove (12 discese, 8 super-g, 10 giganti e 10 slalom).
BOLLETTINO NEVE
LOCALITÀ | I.APERTI | H. Min/Max |
---|---|---|
Comelico superiore | 29/33 | 10-45 cm |
Monte Cimone | 13/14 | 80-100 cm |
Passo Costalunga | 13/13 | 80-130 cm |
Passo Pordoi | 20/23 | 25-40 cm |
Pila Aosta | 12/14 | 20-30 cm |
Andalo | 19/20 | 35-45 cm |
Madesimo | 10/11 | 20-30 cm |
Corvara in Badia | 44/48 | 40-50 cm |
108