Sci NordicoSci di fondo - Norvegia
L’utilizzo dei nebulizzatori per la somministrazione di anti-asmatici da parte della squadra norvegese non sarebbe limitato alla nazionale maggiore: la stessa pratica sarebbe stata infatti adottata in occasione dei Mondiali Under 23 e juniores di Rasnov, nel febbraio scorso. Nell’occasione, a fare ricorso ai farmaci in questione sarebbero stati anche atleti ai quali la malattia non è mai stata diagnosticata.
Venerdì 4 Novembre 2016
La notizia, riportata oggi da NRK, ha trovato la conferma di Petter Olberg, uno dei medici al seguito della nazionale in Romania.
“La nostra politica è di curare sia l’asma sia quelli che chiamiamo sintomi asmatici, vale a dire reazioni del sistema respiratorio che producono sintomi simili a quelli dell’asma”, ha spiegato Olberg.
Il medico ha rifiutato l’accusa di somministrare farmaci ad atleti sani: “Non credo si possa dire una cosa del genere. Se curiamo qualcuno, è perché non sta bene. Sono atleti che hanno dei sintomi e che chiedono il mio aiuto. Alcuni avevano problemi che andavano trattati. Altri no, e infatti non sono stati curati. Dire che erano sani è completamente sbagliato: una persona sana non ha quei sintomi”.
Nemmeno il diffuso utilizzo dell’espressione “zona grigia” è particolarmente ben visto dal dottor Olberg: “Non vedo nessuna zona grigia. Cerchiamo di curare al meglio sia chi soffre di patologie respiratorie croniche, sia chi ha disturbi passeggeri”.
Olberg ha però ammesso che il ricorso al nebulizzatore può dare adito a controversie: “Eravamo incerti sul suo utilizzo. Molti ragazzi non lo avevano mai usato. Quando però sono sorti i problemi, siamo stati felici di avere portato l’occorrente. La stragrande maggioranza degli atleti malati ha tratto beneficio dall’impiego del nebulizzatore”.
La ragione del ricorso massiccio alle cure sarebbe da ricercare nelle condizioni incontrate nella località rumena: “A Rasnov c’era un clima molto particolare, con elevate quantità di monossido di carbonio. A partire dal secondo o terzo giorno, una parte dei nostri atleti ha cominciato ad accusare problemi. Alcuni sono migliorati senza bisogno di cure, ma altri hanno avuto necessità di trattamenti specifici”.
La procedura non sarebbe comunque applicata regolarmente a livello giovanile, a differenza di quanto avviene nella nazionale maggiore.
Secondo Olberg, gli atleti interessati sarebbero stati “una fetta importante” del totale, “non tutti”.
Il medico si è anche addentrato nei dettagli delle cure: “In un primo tempo abbiamo utilizzato il Pulmicort, che è un farmaco tipicamente impiegato nella prevenzione dell’asma. Alcuni hanno usato anche l’Atrovent. Una buona parte ha poi avuto bisogno di soluzioni saline. Il nebulizzatore è stato adoperato sia per queste ultime, sia per il Pulmicort”.
Il trattamento avveniva in una stanza apposita, separata rispetto all’edificio nel quale gli atleti alloggiavano.
Non ha tardato ad arrivare la replica svedese, affidata a Per Andersson, capo dello staff medico della nazionale. Pur ammettendo che l’aria di Rasnov ha creato più di una difficoltà anche agli atleti svedesi, Andersson ha ribadito la propria differenza di vedute rispetto ai colleghi norvegesi, già espressa pochi giorni fa: “Malgrado i sistemi usati dai norvegesi non siano vietati, noi abbiamo altre politiche: chi ha ricevuto una diagnosi di asma prende le medicine; in caso contrario, non somministriamo farmaci contro l’asma a chi gareggia nelle categorie giovanili. E comunque sia, mai usiamo il nebulizzatore. Non crediamo che sia una pratica adeguata agli atleti d’élite, semmai è adatta a trattare casi di emergenza. Ci sono anche implicazioni etiche e morali”.
Ad Andersson, almeno sul fronte dei nebulizzatori, si è allineato anche Torgeir Bjørn, esperto di sci di fondo della stessa NRK. “Non è certo che ci sia qualcosa di sbagliato in ciò che fa la Norvegia”, ha dichiarato Bjørn, “ma finché la commissione che sta investigando in merito non giungerà ad una conclusione, sarebbe opportuno che la nazione leader di questo sport sospendesse la pratica, almeno per ripristinare la credibilità della disciplina agli occhi del pubblico”.
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Matteo Novarini© RIPRODUZIONE RISERVATA
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