La Wada ha annunciato che non presenterà ricorso contro la sentenza emessa dal tribunale antidoping norvegese sul caso Johaug.
Martedì 28 Marzo 2017
La ventottenne di Dalsbygda è stata trovata positiva al Clostebol durante un controllo a sorpresa effettuato il 16 settembre 2016. Si è giustificata sostenendo di aver assunto accidentalmente la sostanza attraverso l'uso di una crema, il Trofodermin, utilizzata per curare un'ustione alle labbra.
A fine novembre 2016 l'agenzia antidoping norvegese ha parzialmente accolto le giustificazioni dell'atleta, richiedendo una squalifica di 14 mesi, ritenendo che avesse commesso una negligenza, seppur non significativa.
Il 10 febbraio 2017 il Tribunale antidoping norvegese ha giudicato in favore dell'accusa e condannato Johaug, squalificandola però per 13 mesi (uno in meno della richiesta). Una sanzione che permetterebbe alla fondista norvegese di tornare in pista il 18 novembre 2017 e partecipare a tutta la prossima stagione.
Al momento del verdetto, tutte le cinque parti in causa avevano diritto a presentare ricorso: Johaug, il comitato olimpico norvegese, il CIO, la FIS e la WADA.
Le prime due citate hanno subito accettato la sentenza e, qualche settimana dopo anche il comitato olimpico internazionale ha fatto altrettanto. La federazione internazionale dello sci, invece, ha deciso di appellarsi al TAS di Losanna, ritenendo troppo blanda la sanzione.
Restavano da capire le intenzioni dell'agenzia mondiale antidoping, che alfine ha optato per ritenere congrua la pena.
Pertanto rimane in piedi solo il ricorso della FIS. Non è ancora chiaro quando si svolgerà l'udienza di fronte al Tribunale Arbitrale dello Sport, ma con ogni probabilità bisognerà aspettare la tarda primavera.
La sentenza del TAS porrà la pietra tombale sulla vicenda, in quanto inappellabile.
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