Canti di montagna
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Ogni volta che mi occupo di canzoni popolari, avendone trovate centinaia in ogni parte d'Italia, mi chiedo se gli altri popoli europei hanno un così grande patrimonio poetico e musicale da rendere il loro folklore tanto variopinto, salace ed esuberante come il nostro. La risposta probabilmente è negativa, perché la canzone popolare italiana, così come la satira e altre forme più propriamente d'arte, ha potuto svilupparsi in proporzioni enormi grazie all'assetto politico della nazione, che era inesistente prima del 1861. L'apporto dato dalle regioni è infatti fondamentale per spiegare la varietà di canzoni popolari ed il numero dei 'Barbapedanna' spuntati un po' dovunque nella Penisola, per cantare le gesta, i vizi e le virtù degli Italiani onesti e disonesti. Nel corso dei secoli non sono dunque mancate neppure le canzoni popolari alpine, create da chi è stato e ha vissuto tra i monti per motivi diversi. La maggior parte delle canzoni che oggi vengono cantate da celebri cori di montagna sono di carattere amoroso oppure celebrano l'indicibile tristezza che attanagliava gli alpini costretti sui monti da una lunga e snervante guerra di trincea durante il primo conflitto mondiale. Non pochi insigni musicisti sono stati attirati dal fascino discreto di queste melodie, cimentandosi in sofisticate armonizzazioni del tutto degne di loro e della loro arte. Si pensi, per esempio, al noto compositore milanese Bruno Bettinelli, che ha raccolto in un grande volume queste melodie, oppure al noto pianista bresciano Arturo Benedetti Michelangeli, che ci ha lasciato l'armonizzazione della canzone "Che fai bela pastora", mettendo straordinariamente in risalto l'appassionato e verboso diverbio tra una giovane donna e un vecchio della Val Lagarina. (dalla Prefazione di Luigi Inzaghi)
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