Le ombre dell'Everest
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Nella storia del mito dell'Everest, la montagna più alta del mondo, un posto d'eccezione è occupato dall'alpinista inglese George Mallory, che per tre volte, fra il 1921 e il 1924, cercò di raggiungere la vetta, e che nell'ultimo tentativo perse la vita insieme al giovane compagno di cordata Andrew Irvine. Più ancora di Edmund Hillary e Tenzing Norgay, i primi a conquistare l'Everest nel 1953, la figura di Mallory è circondata dall'alone di mito, il mito che avvolge gli eroi nobili e sfortuanti e l'alpinismo delle origini. Per settantacinque anni, una serie di interrogativi, finora senza risposta, ha accompagnato l'impresa di Mallory e Irvine. I due inglesi morirono 'prima' o 'dopo' aver raggiunto la vetta? La conquista dell'Everest deve essere anticipata di ventinove anni? Quali prove si possono addurre per sostenere l'una o l'altra tesi? E' attendibile il pregiudizio di molti scalatori di oggi, secondo i quali quei pionieri non avrebbero mai potuto arrivare in cima perché i loro mezzi tecnici erano troppo rudimentali? A queste domande non era possibile rispondere solo con le testimonianze, confuse e contraddittorie, degli altri membri della spedizione del 1924. Era necessario organizzare una missione per ripercorrere il cammino di Mallory e Irvine, recuperate i materiali da loro abbandonati e, magari, ritrovare i loro corpi. Gli autori di questo libro sono le persone che hanno progettato quella missione, l'hanno realizzata vincendo lo scetticismo e le difficoltà organizzative. e hanno ottenuto il risultato più insperato: il 1° maggio 1999, su un ripido pendio ghiaioso, hanno scoperto il corpo perfettamente conservato di George Mallory, simile "a una di quelle antiche statue greche o romane". "Le ombre dell'Everest" è insieme la commossa narrazione dell'impresa del 1924, e il diario, tenuto dai protagonisti, di un'avventura a prima vista 'impossibile' e un avvincente romanzo giallo che, grazie a un viaggio nello spazio e nel tempo, ha finalmente consentito di [...]
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