Torna voglia di Olimpiadi invernali anche a Calgary. Candidatura per il 2026 in vista?

Torna voglia di Olimpiadi invernali anche a Calgary. Candidatura per il 2026 in vista?
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Torna voglia di Olimpiadi invernali anche a Calgary. Candidatura per il 2026 in vista?

In vista delle Olimpiadi invernali 2026 potrebbe non esserci solo la candidatura di Lillehammer ad avere un tocco nostalgico. Infatti anche Calgary sta seriamente considerando l'ipotesi di partecipare alla corsa all'organizzazione dei XXV Giochi olimpici della neve e del ghiaccio.

Nelle scorse settimane è stato svolto un sondaggio fra gli abitanti della città, che ha mostrato una solida maggioranza favorevole all'evento. Infatti il 61% dei cittadini supporta l'idea, mentre solo il 28% l'avversa. Indecisi o senza opinione gli altri.

Si tratta di un importante punto di partenza, anche perché la fetta più grande di chi sostiene la candidatura non lo fa per ragioni economiche, bensì "per una questione di orgoglio cittadino e per promuovere l'immagine di Calgary nel mondo".

L'amministrazione cittadina ha già commissionato uno studio di fattibilità, i cui risultati sono attesi per il mese di luglio. In tal senso, si riteneva che uno degli ostacoli più alti potesse essere proprio la bassa popolarità dell'evento, che sarebbe stata smentita dal suddetto sondaggio.
Non resta che aspettare l'estate per capire se davvero Calgary deciderà di fare sul serio, cercando di riprendersi quei Giochi già organizzati nel 1988, in un'edizione tutt'ora memorabile.
In Italia la si ricorda soprattutto per le imprese di Alberto Tomba, capace di conquistare due medaglie d'oro (gigante e slalom) e di "fermare il Paese", spingendo la Rai addirittura a interrompere il Festival di Sanremo per seguire il trionfo in rimonta nello slalom. Proprio con quella doppietta l'allora ventunenne emiliano assurse peraltro a personaggio mediatico globale.
In realtà, l'edizione di Calgary 1988 è entrata nell'immaginario collettivo per parecchi fatti, sportivi e non solo.
Nel pattinaggio di figura impossibile dimenticare l'esaltante "Battaglia dei Brian" nell'artistico maschile, dove - in una competizione di livello stellare - lo statunitense Brian Boitano sconfisse di un'inezia il canadese Brian Orser, impedendo al Paese della Foglia d'Acero di conquistare la tanto agognata prima medaglia d'oro in un'Olimpiade di casa (dovranno aspettare il 2010 perché il tabù venga spezzato).
Inoltre nell'artistico femminile vi fu la drammatica "Battaglia delle Carmen" tra la tedesca dell'est Katarina Witt e l'americana Debi Thomas, le quali avevano entrambe deciso eseguire il programma libero sulla musica della Carmen di Bizet. La spuntò la ventiduenne di Berlino, che divenne la prima pattinatrice dopo Sonja Henje a conquistare due ori olimpici consecutivi. La ventunenne di scuola californiana si fermò al bronzo, che le permise comunque di entrare nella storia come la prima atleta nera a ottenere una medaglia nelle Olimpiadi invernali.
Nel salto con gli sci si ammirarono gli estremi dello sport. Da un lato il finlandese Matti Nykänen - ancora oggi considerato il più grande di sempre - riuscì nell'impresa tutt'ora ineguagliata di vincere tutte le tre medaglie d'oro in palio (le due individuali più il team event). Dall'altro lato si guadagnò fama internazionale anche il britannico Eddie Edwards, poi ironicamente soprannominato "The Eagle". Un principiante prestato alla disciplina talmente imbarazzante sul trampolino da spingere la Federazione Internazionale a cambiare i criteri di qualificazione ai Giochi, in maniera tale da evitare di rivedere in gara simili fenomeni da baraccone. Tuttavia, proprio le inquietanti contro-prestazioni, fornirono grande popolarità al ventiquattrenne inglese, a cui è addirittura stato dedicato un film.
Allo stesso modo ha ispirato una pellicola la celebre e pittoresca squadra di bob giamaicana, capace di concludere trentesima su quarantuno la prova nel bob a due, salvo poi ribaltarsi nel bob a quattro, portando comunque a termine la manche spingendo il mezzo fino al traguardo.
Inoltre commosse il mondo la vicenda del pattinatore di velocità americano Dan Jansen, tra i favoriti per il successo sia nei 500 che nei 1000 metri. Sul mezzo chilometro lo statunitense gareggiò poche ore dopo aver appreso della morte della sorella maggiore, stroncata dalla leucemia. Cadde alla prima curva, così come cadde sulla distanza doppia pochi giorni dopo quando era in linea per salire sul gradino più alto di quel podio che calcherà poi sei anni dopo a Lillehammer.
Insomma, per questi e tanti altri motivi Calgary 1988 resta nella memoria collettiva. Chissà se avremo un sequel 38 anni dopo.
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