Giuliano Razzoli racconta a NEVEITALIA la sua rinascita e le difficoltà incontrate per tornare a essere tra i più forti specialisti dello slalom e strappare il biglietto per partecipare alle Olimpiadi di Pechino 2022.
Questa stagione ci sta facendo sognare. All’età di 37 anni, è il miglior Razzo della carriera. Ha conquistato il podio a Wengen dopo 6 anni dall’ultima volta e ha sfiorato la vittoria a Kitzbühel, stessa località dove a gennaio del 2016 si ruppe il crociato del ginocchio sinistro. Infortunio che lo portò ad attraversare un periodo difficile nella sua carriera.
Giuliano Razzoli, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Vancouver 2010, ha ancora tanto da dare e qualche sogno nel cassetto da coronare.
Ultimi giorni di allenamento tra i rapid gates e poi l’azzurro è pronto a preparare le valigie e partire per questa nuova avventura, il suo principale obiettivo della stagione per cui ha lottato tanto: le Olimpiadi di Pechino 2022.
Giuliano, stai disputando una stagione incredibile. Qual è stato il segreto per tornare ad alti livelli all’età di 37 anni?
Non c’è un segreto. Mi sono potuto allenare bene negli ultimi due anni, senza intoppi fisici e con continuità. Questo mi ha permesso di esprimere la mia tecnica al meglio e avere i risultati.
Dopo l’infortunio al ginocchio del 2016, hai vissuto un periodo buio. È stato difficile tornare a essere il Razzo di prima. Come hai affrontato quegli anni?
Sì, è stato un periodo buio e difficile. Dal 2016 al 2018 ho avuto problemi con le ginocchia che mi hanno costretto a ripartire da capo. In classifica ero molto indietro, ho avuto un po' di sfortuna con i punteggi perché con il regolamento che vigeva in quegli anni ho perso tantissimo con l'infortunio. Adesso non sarebbe stato cosi. Mi sono fatto male nel momento migliore della mia carriera, avevo molto amaro in bocca e dispiacere. Questo dispiacere mi ha dato lo stimolo per continuare e per cercare un po' di riscatto dalla sfortuna che avevo avuto.
Sei l’atleta più anziano ad essere salito sul podio in slalom. Che effetto ti ha fatto rivivere questo momento dopo 6 anni dall’ultima volta?
Speravo di salirci prima sul podio, ma ho dovuto aspettare tutto questo tempo. Forse proprio per questo è stato ancora più speciale il momento. È stato un podio molto sudato, emozioni bellissime. L’ultima emozione così bella l’avevo provata a Madonna di Campiglio, a dicembre 2018, quando con il pettorale 69 arrivai quinto, senza salire sul podio. Quella gara mi permise di tornare tra i migliori. Negli ultimi due anni e mezzo ci ero andato vicino diverse volte al podio. Quest’anno la mia sciata ha fatto uno step successivo. L’emozione è stata forte.
Si dice che in questa stagione sei il miglior “Razzo” della carriera. È cambiato qualcosa nella tua sciata?
La sciata si cerca sempre di migliorarla. Bisogna migliorarla per stare al passo con i tempi. E crescere sempre ogni anno. Sto sciando molto bene. Stilisticamente direi che sono completo, bello anche da vedere. Gli anni in cui ho vinto le Olimpiadi di Vancouver, c’erano certe situazioni dove ero quello che faceva più velocità rispetto ad adesso. Ora invece ci sono altri atleti come Clement Noel e Alex Vinatzer che sviluppano più velocità. Però adesso sono più completo rispetto al Razzo di altri periodi della mia carriera. Quindi sia l’esperienza che la mia sciata molto pulita mi permettono di fare buoni risultati. Non faccio più la differenza che potevo fare in certi tratti 10 anni fa, ma se guardiamo le manche intere forse non ho mai sciato così bene.
Questa stagione tutti gli slalom hanno avuto un vincitore diverso. Alle Olimpiadi quindi siete in tanti a potervi giocare le medaglie…
Andare alle Olimpiadi era il mio obiettivo da anni, da quando ho dovuto saltare i Giochi Olimpici di PyeongChang 2018. Arrivarci in condizione, era il mio obiettivo. Proverò a portare a casa qualcosa. Cercherò di far bene, non voglio accontentarmi. Lo slalom, si sa, è un terno al lotto. Spero di essere tra i più bravi, è un anno in cui c’è molto equilibrio, non c’è nessuno che ha fatto la differenza. Ce la giochiamo in tanti questa medaglia. Siamo in 15, tutti attaccati, per 3 posti. Sarà molto combattuta.
Rispetto alle Olimpiadi di Vancouver, com'è il livello degli atleti da battere?
Sono due ere diverse, difficile paragonarle. A quei tempi il livello era altissimo, come lo è anche adesso. Forse ora siamo in più atleti a giocarci la medaglia, mentre a Vancouver ce la giocavamo in sei/sette. Ero tra i favoriti. A Vancouver c’era un po’ di distacco tra il primo e il secondo gruppo e invece quest’anno siamo tutti vicini. C’è più incognita.
L’Italia punta molto su di te, senti pressione addosso?
Ormai ho una certa esperienza. Non sono preoccupato, fino all’anno scorso non ci dovevo neanche essere a queste Olimpiadi e invece sono ancora qua e questo mi dà tanta carica. Penserò a divertirmi e a cercare la mia miglior sciata quel giorno.
Hai avuto modo di sapere se la pista è adatta alle tue caratteristiche?
Non lo so, però quest’anno ho una sciata molto completa e competitiva in tutte le situazioni. Dovrei partire con il pettorale numero 18. Spero che ci sia una neve dura in modo da non avere un gap di pettorale troppo elevato.
Dopo il podio di Wengen, hai mai pensato alla possibilità di lottare per la coppetta di specialità?
Alla coppetta non ci ho mai pensato, bisogna pensarci quando mancano una o due gare. Non ha senso pensarci prima perché, a Wengen, il mio obiettivo principale erano le Olimpiadi. Mi sono giocato la vittoria a Kitzbühel e volevo salire sul podio a Schladming per partire nei 15 alle Olimpiadi e invece ho inforcato.
Con le uscite di Kitzbühel e Schladming, sarebbe difficile adesso vincerla?
Si, adesso è difficile. Per vincerla, bisogna uscire poco. A Kitzbühel ho cercato la vittoria pensando alle Olimpiadi. Direi che è quasi impossibile vincerla. Se dovessi avere l’occasione, ci penserò all’ultima gara. È lì che ci si gioca sempre quell’obiettivo. Già a Garmisch cercherò di andare forte come sempre. Ma ora non ci penso alla coppetta perché è molto improbabile, penso alle Olimpiadi e a fare altri risultati importanti.
Pochi giorni fa i tuoi tifosi ti hanno fatto una bellissima festa a sorpresa, quant’è importante per un atleta avere il sostegno dei fan?
Penso che sia differente da atleta ad atleta. Io ho sempre ricevuto un grandissimo affetto e sostegno. In Emilia-Romagna siamo particolarmente carichi ed euforici. Per me è stato fondamentale avere il sostegno dei fan e dei miei amici durante tutta la mia carriera, e soprattutto in questi ultimi anni un po’ più difficili, per insistere e di nuovo ritrovare una gioia immensa come il podio di Wengen.
Ora che ti trovi alla fine della carriera, c’è ancora qualche sogno che vorresti realizzare?
Sì, ora ci sono le Olimpiadi. Sono tornato a far podio, sarebbe bello tornare a vincere. Ci sono andato vicino a Kitzbühel, chi mi impedisce di sognare ancora? Sono alla fine della mia carriera, ma ancora non è finita. Qualche altra chance ce l’avrò, proverò a giocarmela e a coronare ancora qualche sogno.
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