Incidente singolo, rottura del piatto tibiale e 23 giorni di ospedale

Un soccorrittore sulle piste
Turismo

Incidente singolo, rottura del piatto tibiale e 23 giorni di ospedale

Il caso di Roberta P. di Milano è piuttosto comune. Siamo a Cervinia all'inizio stagione, è il 25 novembre e le condizioni meteo sono buone. Roberta sta per incominciare la sua giornata sugli sci, è in compagnia ed è coperta da un'assicurazione stipulata tramite il suo sci club che però non svolge attività agonistica.

La mattina di sci è incominciata da poco, quando immediatamente dopo lo sgancio dalla seggiovia incomincia a fare le prime curve e, a bordo pista, cade da sola su un cumolo di neve. Questa caduta le provoca la rottura del piatto tibiale. Immediatamente vengono chiamati i soccorsi che arrivano tempestivi e si rende necessario un trasporto in toboga. Si capisce subito che è necessario un ricovero in ospedale e data la gravità dell’infortunio si prevede anche un intervento chirurgico. Roberta abita a Milano e chiede di essere trasportata in ospedale al Galeazzi.

L’odissea.
Qui incominciano i problemi. L’ambulanza la vuole portare all’ospedale più vicino che è quello di Aosta, per praticità e perché risulterebbe un trasporto meno oneroso, nel frattempo al Galeazzi non c’è un’immediata disponibilità al ricovero e alla fine Roberta, dopo oltre tre ore di trattativa e attese, arriva al Niguarda dove viene ricoverata. In totale resta in ospedale 23 giorni. L’intervento per la ricostruzione del piatto tibiale avviene dopo 10 giorni dal ricovero perché prima le sue condizioni non lo consentivano.

Roberta lavora come dipendente e questo infortunio la costringe ad uno stop forzato dal lavoro. La sua azienda ha una copertura assicurativa per le spese mediche dei dipendenti. Questa è stata la sua fortuna perché ne ha potuto usufruire senza problemi. I problemi a livello assicurativo sono derivati invece, dai ritardi nei risarcimenti: i 23 giorni di ospedale sono stati anticipati da lei e ancora la pratica di rimborso non è partita, il viaggio in ambulanza da Cervina a Milano è stato pagato dallo sci club e, inoltre, l’assicurazione che Roberta aveva stipulato prevede una copertura fino a 100 euro che in un caso simile sono veramente un’inezia.

Conclusioni e prospettive.
Ad oggi, cinque mesi dopo i fatti, Roberta cammina senza stampelle, ma è alle prese con una lunga e costante riabilitazione e la sua odissea ospedaliera non è ancora finita. Questo evento l’ha segnata a tal punto che, per il momento, non pensa che potrà tornare a sciare.

Ecco cosa può accadere quando la paura per un evento traumatico e il ricordo di una brutta esperienza lasciano ferite morali più gravi di quelle fisiche.

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