Le Tre Cime di Lavaredo sono tra le cime più famose delle Alpi, e sicuramente le più famose delle Dolomiti (precisamente le Dolomiti dell'Alta Pusteria), una delle meraviglie naturali più conosciute nel mondo dell’alpinismo. Sono tipici esempi di edifici di pura Dolomia principale, enormi zolle rocciose, isolate e perciò ancora più impressionanti.
Fu pensando a simili formazioni che il maestro francese Le Corbusier rispose a chi gli chiese quale fosse al mondo l’architettura più bella in natura: «Le Dolomiti!».
La stupefacente bellezza delle Tre Cime è unita a una stratigrafia geologica relativamente semplice: due strati di Dolomie particolarmente compatte intercalate da uno strato più tenero, quello inferiore, composto da Dolomia di Dürrenstein, e quello intermedio di Formazione di Raibl, sono quasi ovunque ricoperti di detriti e fanno da gengiva ai tre enormi denti, che a sud si presentano a gradoni, rivelando pienamente l’azione erosiva sulla stratificazione orizzontale della Dolomia Principale, mentre a nord un’enorme frattura verticale ha determinato drasticamente l’aspetto di queste montagne. L’erosione degli agenti atmosferici poco ha potuto su queste pareti strapiombanti, accanendosi invece sull’altro blocco di roccia residuato dalla frattura, di cui praticamente non rimane più traccia.
La triade è formata da Cima Ovest, Cima Grande e Cima Piccola di Lavaredo, a cui si aggiunge l’appendice composta dalla Punta di Frida e dalla Torre Preuss.
Le prime ascensioni delle tre vette avvennero fra il 1869 ed il 1881 lungo i più articolati versanti meridionali, che si specchiano nel lago di Misurina. L’imponente Cima Grande, che con i suoi 2999 m sovrasta le altre due, è stata la meta più ambita già ai tempi dei pionieri. Fu scalata per la prima volta dal viennese Paul Grohmann, accompagnato dalla guida di Sesto Michael Innerkofler, che legò il suo nome anche alle ascensioni della altre due vette ed in particolare della Cima Piccola, lungo un itinerario che all'epoca si collocava fra i più difficili. Oggi le tre vie normali, le cui difficoltà si aggirano fra il II e il III grado, sono belle ascensioni alla portata di molti alpinisti. Dopo l'epoca delle vie normali l'interesse si rivolse nuovamente al massiccio negli anni immediatamente precedenti la Prima Guerra Mondiale (fra il 1909 e il 1914), con le belle imprese di grandi personaggi dell'alpinismo come Angelo Dibona (spigolo nord-est della Cima Grande), Paul Preuss (ascensione alla Cima Piccolissima), Hans Dülfer (pareti ovest delle Cime Grande e Ovest e parete nord della Punta di Froda) e Rudolf Fehrmann (parete nord della Cima Piccola). Sono gli anni del V grado e gran parte di questi itinerari incontra ancora oggi il favore degli alpinisti grazie alla loro bellezza.
Dopo la Grande Guerra, l'alpinismo si avvia all'epoca eroica del sesto grado. Forse l'ascensione più emblematica di quel momento storico fu proprio quella che nel 1933 del triestino Emilio Comici e dei cortinesi Giuseppe ed Angelo Dimai, che scalarono la strapiombante parete nord della Cima Grande, per lungo tempo ritenuta inaccessibile.
L'ascensione, che a suo tempo destò un'eco incredibile, è un classico dell'alpinismo ed è ancora oggi molto ambita e frequentata. Pochi mesi dopo lo stesso Comici traccerà un altro itinerario classicissimo di VI grado: il celebre Spigolo Giallo, lungo il versante sud della Cima Piccola. Due anni più tardi fu scalata la parete nord della Cima Ovest da parte di Riccardo Cassin e Vittorio Ratti, ascensione ancora oggi impressionante per concezione e difficoltà superate. Dopo queste salite, alla fine degli anni cinquanta, si impose la filosofia della "direttissima". Fra il 1958 ed il 1959 i riflettori si puntano di nuovo sul versante settentrionale delle Tre Cime. Con larghissimo uso di mezzi artificiali (chiodi, chiodi a pressione, staffe), vengono aperte le direttissime alla Cima Grande (dai tedeschi Hasse e Brandler) ed alla Cima Ovest (tre vie quasi parallele aperte dagli Scoiattoli di Cortina, dalla cordata svizzera di Weber e Schelbert e da quella francese di Desmaison e Mazeaud), lungo la cui parete si accese una vera e propria corsa.
Solo in tempi recenti lungo questi versanti sono state tracciate vie che salgono con assoluta preponderanza dell'arrampicata libera della massima difficoltà (IX grado), come la via dei fratelli cecoslovacchi Koubal (1989) sulla Cima Grande, aperta con assicurazioni tradizionali, ed alle numerose vie aperte con l'uso di spit, fino ad arrivare alle incredibili prestazioni degli anni 2000 del tedesco Alex Huber, apritore di alcuni itinerari con difficoltà fino al grado 8c e salitore, in free-solo (cioè senza l'ausilio di nessun mezzo di assicurazione) della via di Hasse e Brandler, che cinquant'anni prima era stata la salita che forse più di ogni altra aveva aperto l'epoca dell'artificiale.
Approfondimenti
BOLLETTINO NEVE
LOCALITÀ | I.APERTI | H. Min/Max |
---|---|---|
Comelico superiore | 29/33 | 10-45 cm |
Monte Cimone | 13/14 | 80-100 cm |
Passo Costalunga | 13/13 | 80-130 cm |
Passo Pordoi | 20/23 | 25-40 cm |
Pila Aosta | 12/14 | 20-30 cm |
Andalo | 19/20 | 35-45 cm |
Madesimo | 10/11 | 20-30 cm |
Corvara in Badia | 44/48 | 40-50 cm |
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