La lezione di Dominik Windisch: "Ho imparato a perdere prima di vincere le medaglie"

Biathlonl'intervista

La lezione di Dominik Windisch: "Ho imparato a perdere prima di vincere le medaglie"

Ospite di "Puppo&Ambesi Live by night" (potete rivedere la puntata su NEVEITALIA), l'iridato della mass 2019 si è raccontato, da quel trionfo a Oestersund alle "sue" Olimpiadi, mirando sino a Milano-Cortina 2026.

Una vera lezione da campione che ha cominciato dal nulla, “ero il più scarso, ho fatto letteralmente un gradino alla volta per arrivare ad un certo livello”.

E' quella che ha dato Dominik Windisch, ospite del salotto di Dario Puppo e Massimiliano Ambesi, le voci del biathlon che raccontarono ovviamente anche quell'incredibile oro iridato in Svezia, culmine di un percorso iniziato assieme al fratello Markus. “Il mio idolo, mi ha insegnato tutto e mi ha dato enorme tranquillità nei primi anni assieme in Coppa del Mondo – racconta il ragazzo cresciuto al poligono di Anterselva – Io ero il più scarso, era una grande gioia quando non arrivavo ultimo, mio fratello vinceva quasi tutto. Da piccolo ho imparato a perdere, la prima vittoria è arrivata in Coppa Italia a 18 anni. Poi c'è stata quella staffetta di Oberhof nel 2012 (quando l'Italia maschile tornò a vincere dopo 18 anni di digiuno), assieme a Markus fu un momento bellissimo. Un'altra cosa però rese tutto fantastico: la gara precedente a Hochfilzen, infatti, arrivai ultimo nella sprint con 8 errori. Ero sfinito e potete immaginare con quali sensazioni”.

Il capolavoro nella bufera di Oestersund rimarrà chiaramente nella storia, ma fu tutt'altro che casuale visto che Dominik ha sempre reso alla grande in condizioni difficili. “Quando c'è vento forte cambia più per gli altri che per me, è vero, perchè sono poco stabile e sparo a reazione, quindi in gare del genere non fa una grande differenza. Quel giorno pensate che avevo aggiunto pesi al fucile, il vento tirava fortissimo e ho optato per questa scelta. Alla punzonatura la misurazione dava 4,8 kg (il minimo è 3,5, ndr), quando solitamente utilizzo una carabina da 4 kg per avere una certa stabilità.

L'ultimo poligono? Ho seguito l'istinto decidendo quindi di aprire dal mezzo, ma lo faccio spesso quando c'è vento. Poi è venuto tutto in automatico, senza pensare più a nulla...”.

Il miglior Dominik Windisch, però, “si è visto ai Mondiali di Oslo-Holmenkollen 2016, quando sfiorai due volte il podio (indimenticabile la mass alle spalle dei tre mostri Boe, Fourcade e Bjoerndalen) e c'è un segreto in tal senso. Mi ero appena innamorato della mia futura moglie, mi diede un'energia positiva che, in uno sport come il biathlon, può aiutare eccome”.

Ora allenamenti e vacanza alternativa (“nei prossimi mesi un tour col mio pulmino sulle montagne dell'Alto Adige, un luogo diverso ogni giorno”), ma il pensiero a prolungare la striscia di medaglie tra Mondiali e Olimpiadi c'è eccome, con lo sguardo sino a Milano-Cortina 2026. “L'obiettivo è quello, anche se in 6 anni possono cambiare tante cose. Sarebbe il finale di carriera perfetto, ad Anterselva, le ultime gare e poi basta”.

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