Magoni, Vlhova e una storia unica. Il tecnico bergamasco ci racconta tutti i segreti dell'impresa

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Sci Alpinol'intervista

Magoni, Vlhova e una storia unica. Il tecnico bergamasco ci racconta tutti i segreti dell'impresa

Otto anni dopo aver conquistato la sfera di cristallo con Tina Maze, Livio ha portato in cima al mondo la slovacca: "Il momento più duro a Kranjska Gora, vi spiego perchè le polemiche sul calendario hanno poco senso. Liensberger scia in maniera diversa da tutte le altre: può vincere ogni slalom. La prossima stagione cercheremo una medaglia olimpica ma Petra, vedendo i trofei di Gustavo Thoeni nel suo hotel, ha capito che la Coppa del Mondo è il massimo".

E' arrivato in serata a Bergamo, rientrando dall'ultimo lungo viaggio di una stagione estenuante, per certi versi folle, ma che gli ha regalato la gioia più grande.

Nella Coppa del Mondo di Petra Vlhova c'è la mano, la professionalità, la passione e l'organizzazione di Livio Magoni, così come ovviamente di tutte le persone al lavoro con il tecnico bergamasco e la campionessa slovacca che oggi a Lenzerheide ha alzato al cielo la sfera di cristallo più importante. Da Matej Gemza a Gigi Parravicini, da Matteo Baldissarutti a Boris Vlha, il fratello di Petra inserito nel Team Vlhova per tutto l'inverno, una piccola squadra è stata in grado di battere tutti quanti, con un progetto arrivato a coronare un sogno dopo cinque stagioni.

Ne abbiamo parlato questa sera in un'intensa chiacchierata con lo stesso Magoni, che ha potuto riabbracciare la famiglia per qualche ora, prima di ripartire direzione Slovacchia visto che il viaggio è tutt'altro che finito. “Ebbene sì, entro mercoledì saremo di nuovo là, con Petra impegnata tra lunedì e martedì per tutti i test necessari per fare una vera e propria “revisione”, prima di tornare in pista da giovedì a domenica a Jasna.

Non mi sono ancora goduto quanto successo, ma oggi mi sono reso conto di quanto successo vedendo quella coppa tirata fuori dal box e poi alzata al cielo. Mi sono detto che ce l'abbiamo fatta, anche se in realtà non ero troppo contento delle ultime due gare che non mi sono piaciute per niente. Petra era scarica, avremmo voluto onorare la coppa oggi in gigante”.

Chi lo conosce sa bene che Magoni è un perfezionista e anche nei successi trova sempre il modo per migliorare nel lavoro quotidiano e fare crescere la sua atleta, così come tutto il team. A chi parla di coppa vinta grazie anche alle cancellazioni dei giorni scorsi per le gare veloci di Lenzerheide, il tecnico di Selvino risponde con un'analisi ben più profonda. “Io c'ero quando il regolamento delle finali è stato cambiato e posso dirvi che la variazione (ovvero l'impossibilità di spostare la data delle gare nell'ultimo atto di Coppa del Mondo) si è resa necessaria perchè il rischio di scegliere le gare da recuperare in base alle situazioni più o meno favorevoli era concreto.

Quest'anno alle finali siamo stati particolarmente sfortunati a livello meteo, mentre il discorso relativo alla disparità di prove tra le varie discipline, penso semplicemente che sia un dovere pianificare sulla base delle gare che abbiamo in calendario visto che, Covid a parte, le conosciamo già per i prossimi 4 anni. Vi porto l'esempio del confronto tra Vlhova e Gut-Behrami: noi sapevamo di dover crescere nella velocità e ci siamo riusciti in un paio di stagioni, Lara può fare slalom come tante altre atlete impegnate in tutte le specialità o quasi. E al tempo stesso, avevamo già calcolato che per noi sarebbe stata dura fino al trittico a Passo San Pellegrino, visto che non abbiamo avuto slalom per due mesi (da Flachau il 12 gennaio sino al week-end di Jasna del 6-7 marzo).

Ci siamo adattati e abbiamo lavorato”.

A dicembre, quando Petra era già in testa alla coppa con buon margine, quale rivale valutavi più pericolosa?

Avevo paura di Mikaela (Shiffrin, ndr). Non tanto per un possibile ritorno nella velocità, ma perchè allenandosi solo tra gigante e slalom, dopo Flachau (dove la statunitense vinse) pensavo potesse arrivare al suo solito livello, quello in cui non ti concede niente e porta a casa 100 punti ad ogni gara. Anche lei, invece, ha faticato più del previsto”.

Hai parlato di qualche errore a livello di programmazione, avendo scelto di disputare pure tutte le discese. Cambierete qualcosa per la prossima stagione?

Sì, faremo sicuramente i super-g, ma ci dedicheremo alla discesa solo prima delle Olimpiadi per allenarci in ottica combinata a cinque cerchi. A Pechino vogliamo infatti una medaglia, di qualsiasi metallo, visto che la Slovacchia non ne ha mai vinta una. La Coppa del Mondo però rimane il top e ora anche Petra l'ha capito...”.

Ovvero?

Tornando dallo Stelvio, mi ha detto che vedendo tante volte le sfere di cristallo di Gustavo Thoeni, all'interno del suo hotel a Trafoi, ha capito cosa significa lottare per la generale, quanto lavoro ci sia dietro. Non è la gara di un giorno, è semplicemente un'altra cosa”.

Livio, ci racconti la storia dei denti rotti a Jasna e in quali condizioni Petra ha corso le successive gare in Val di Fassa?

Era il primo giorno di allenamento sulla pista che poi avrebbe ospitato le gare di coppa e, alla seconda prova, Petra è scivolata sull'interno. Impattando con il palo, l'impugnatura del bastoncino l'ha colpita in bocca, piegando i tre incisivi dell'arcata inferiore. Siamo andati subito in ospedale, dove fortunatamente era presente il medico che la segue da anni: ha rimesso in linea i denti con un ferro, che poi ha perso nella prima discesa del venerdì. Ha sofferto col freddo in quei giorni, ora farà una visita più accurata per sistemare definitivamente la situazione”.

Il momento più difficile della stagione, come ha confessato Petra, sono stati i giganti del mese di gennaio?

Avevamo in programma che calasse un po' di condizione, non avendo più slalom sino a marzo, ma a Kranjska Gora è stata una mazzata perchè vedendo quel ghiaccio e come stava sciando nei giorni precedenti, eravamo praticamente certi che si sarebbe giocata la vittoria in quei due giganti. Non ha trovato il feeling ed è andata in tilt, è stata anche una questione mentale e non solo tecnica o fisica”.

Hai portato Tina Maze a vincere la coppa con il record di punti (2414 nella stagione 2012/13, ndr), ma quanto è stata differente quella storia rispetto al Team Vlhova?

E' paragonabile la costruzione del team, ma parliamo di due atlete ben diverse. Tina era già una gigantista e slalomista di alto livello, poi è diventata una grande discesista. Petra invece era una slalomista pura, la cultura in Slovacchia era semplicemente quella. Ci abbiamo lavorato tanto e posso dirvi che ogni componente del team è determinante. Petra e l'italiano? Eh... siamo ancora messi male su quel fronte, comunichiamo in inglese e in slovacco, io stesso con Matej (Gemza, ndr) se posso le fornisco informazioni nella sua lingua, perchè la fa sentire più tranquilla e recepisce al meglio”.

Il progetto andrà fino a Pechino come previsto?

L'accordo è quello, ma qualcosa cambierà nello staff. Lei deve riposare e capire le sue motivazioni e come lavorare per il futuro, ci incontreremo la prossima settimana per pianificare e definire”.

Dicci la verità, ora Katharina Liensberger è superiore anche a Vlhova e Shiffrin in slalom?

Sì, adesso è la migliore al mondo. Al di là di quello che vediamo in gara, e i distacchi parlano chiaro, ricordo che poco più di un anno fa ci allenammo assieme per cinque giorni a Hintertux; faceva linee pazzesche, sciava semplicemente in maniera differente. Ha un'altra idea dell'entrata curva, ma ora riesce a farlo per l'arco di un intero slalom e non sbaglia mai. La studio tantissimo al video e mi sento di dire che può vincere tutti gli slalom in una stagione. La stessa Shiffrin, che è sempre stata il riferimento negli ultimi anni, non ha cambiato quasi nulla dal 2015-2016, ma ora Liensberger fa la differenza su tutte”.

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