In Svizzera si continua a sciare e la curva dei contagi scende

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In Svizzera si continua a sciare e la curva dei contagi scende

In Italia il settore del turismo bianco sta subendo una grande crisi economica. In Svizzera, invece, gli impianti sono aperti e i contagi calano...

Una stagione da dimenticare per la montagna che quest’anno, a causa della pandemia, non ha ancora potuto aprire gli impianti di risalita. Da dicembre ad oggi ci sono state tante date di possibile apertura, ma tutte annullate con vari rinvii.

L’ultimo rinvio proprio il 14 febbraio, la sera prima che sembrava esserci finalmente una data certa di apertura per le regioni in zona gialla: Piemonte, Lombardia e Veneto avevano lavorato giorni interi per dare il via alla stagione invernale e garantire la massima sicurezza. 

L’ennesimo rinvio che ha scatenato tantissime polemiche, in particolare verso Walter Ricciardi, Consigliere del Ministro della Salute Speranza, il quale, sempre il 14 febbraio, propose un lockdown totale e immediato, ma soprattutto attribuì allo sci la causa di diffusione della variante inglese. In un’intervista rilasciata alla trasmissione televisiva “Che tempo che fa”, infatti, il Consigliere criticò la Svizzera per l’apertura dei comprensori sciistici: “Il Paese che ha fatto entrare la variante inglese in Europa è la Svizzera. La catena dei contagi è stata ricostruita: gli inglesi sono andati a sciare in Svizzera, dove hanno tenuto aperti gli impianti sciistici e una maestra è tornata a scuola e ha infettato tutti i suoi allievi. Da lì poi si è sparsa nel resto d’Europa”.

A queste parole non è mancata la replica della Svizzera.
Le stazioni sciistiche hanno adottato scrupolose misure di sicurezza per evitare lo scoppio di possibili focolai. Oltre a ciò non esiste nessuna evidenza scientifica che i focolai di variante inglese in Europa abbiano avuto origine dagli impianti di risalita elvetici” ha affermato l’UFSP (Ufficio federale della sanità pubblica) all’emittente RSI, la radiotelevisione della Svizzera Italiana.

Si tratta di speculazioni – ha dichiarato a RSI il direttore delle Funivie Svizzere, Berno Stoffel - Le misure di protezione adottate negli impianti rimasti aperti sono efficaci. E la loro sicurezza è anche comprovata da un esame comparativo con altri mezzi di trasporto”.

E la Svizzera ha ragione. Gli impianti di risalita sono sempre rimasti aperti, si continua a sciare e, nonostante questo, i dati mostrano che la curva del contagio è costantemente in calo.
In che modo la Svizzera è riuscita a salvare la stagione invernale? La risposta l’ha data all’Agi il direttore degli impianti di risalita Aletsch Bahnen AG, Valentin König: “Il governo federale, e quindi anche il cantone del Vallese, ha lanciato un'ampia campagna di screening di massa. E i dipendenti del turismo adesso sono sottoposti a test a intervalli regolari. Abbiamo investito molto nelle misure anti contagio. Ogni cabina dell'ovovia viene disinfettata 4-5 volte al giorno durante l'orario di utilizzo. In tutti gli edifici degli impianti di risalita e su tutti i mezzi di trasporto, le mascherine e il distanziamento sono obbligatori. Le aree davanti a biglietterie e impianti e le sale d'attesa sono state 'riprogettate' appositamente quest'inverno.  Inoltre sulle funivie e cabinovie c'è una limitazione delle persone di 2/3 della capacità".

“Le misure di protezione si sono dimostrate adeguate. Dopo le vacanze di Natale e Capodanno, non è stato riportato alcun aumento dei casi di Covid dovuti al turismo sportivo invernale.  Parliamo di sport all'aria aperta che non aumenta la trasmissione del virus, come hanno confermato esperti sanitari federali e cantonali” ha concluso Valentin König.

Cosa non funziona allora in Italia?

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