"Grazie neve programmata", con un video virale di ANEF gli operatori della montagna spiegano i benefici dell’innevamento

Anef lancia con successo il video 'Grazie neve programmata'. Parlano ristoratori, commercianti, albergatori e maestri di sci
Info foto

ANEF

TurismoNEVE PROGRAMMATA

"Grazie neve programmata", con un video virale di ANEF gli operatori della montagna spiegano i benefici dell’innevamento

Nei giorni scorsi decine di profili instagram di società impianti, albergatori, ristoratori e uffici del turismo delle località sciistiche hanno condiviso il video "Grazie neve programmata” lanciato da Anef, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari.

In poco tempo il video ha raggiunto un numero di visualizzazioni difficile da calcolare, ma sicuramente ragguardevole. Ristoratori, albergatori, commercianti, maestri di sci, negozianti, noleggiatori, artigiani parlano dell’importanza della neve programmata. Sono loro i veri beneficiari, non solo gli impiantisti, soprattutto nelle stagioni caratterizzate da temperature anomale, troppo alte come quelle che si sono registrate quest’anno.

"Nei mesi invernali con la neve programmata il mio panificio, qui a Livigno, dà lavoro a otto persone. La neve è importante per le nostre famiglie.” “Abbiamo molti maestri di sci a La Thuile e solo grazie alla neve programmata riusciamo a lavorare da novembre ad aprile. Vogliamo vivere in montagna ed abbiamo bisogno di questa neve.” “Il comparto alberghiero, qui a Moena, può solo che ringraziare che ci sia la neve programmata che ci fa aprire al più presto a dicembre e ci permette di chiudere a Pasqua”.
Sono queste solo alcune delle migliaia di voci che all'unisono intonano un "Grazie neve programmata".

Neve programmata, ma perché? “Qualche anno fa, con una stagione completamente priva di precipitazioni nevose – precisa Valeria Ghezzi,  Presidente di ANEF - le uniche località turistiche capaci di sopravvivere furono proprio quelle con impianti di risalita e produzione di neve tecnica, perché il turista invernale, italiano e straniero, vuole sciare. Si muove dalla città, organizza le ferie, programma le uscite solo se sa che la neve c'è. E noi, con la nostra tecnologia e i nostri investimenti, la garantiamo su oltre il 90% delle piste attualmente esistenti. Le altre attività (passeggiate, ciaspolate, sci di fondo, sci alpinismo, etc.) sono residuali, fanno da contorno, ma non hanno un peso specifico per garantire lavoro e vita ai residenti in montagna”.

La neve programmata è un costo eccessivo a carico della collettività? "Noi lo vediamo come un investimento che genera ricchezza e consente di vivere alla gente nelle nostre valli, che altrimenti andrebbero ben presto deserte – spiega Valeria Ghezzi -  Poi, per quanto riguarda la produzione di questa neve, ci tengo a precisare che si usa solo acqua ed energia elettrica; l'acqua poi viene reimmessa nell'ambiente a fine stagione, a primavera, nel momento del disgelo, nulla si disperde, tutto rientra nel ciclo naturale; gli invasi realizzati, inoltre, hanno anche una funzione di stoccaggio dell'acqua, così da contenerla ed evitare inondazioni e disastri ecologici. Poi i nuovi mezzi battipista sono dotati di tecnologia snowsat, in modo che è possibile misurare la profondità della neve restituendo una serie di dati che permettono di adattare la produzione e l’intensità dell’innevamento programmato, garantendo così una copertura costante ed una gestione ancor più sostenibile dell’innevamento, producendo  una quantità di neve mai superiore al reale fabbisogno; e la maggior parte delle nostre società ha investito in sistemi di ammodernamento, automatizzazione ed efficienza dell’impianto di innevamento programmato per la gestione della produzione di neve in funzione delle condizioni meteo; laddove è possibile, infine, si usa energia elettrica proveniente da fonti di energia rinnovabili".

Gli impianti di risalita deturpano la bellezza della montagna? "In realtà, ad essere oggettivi, gli impianti di risalita – commenta Valeria Ghezzi - sono ecologici poiché usano trazione elettrica; non sono invasivi, perché se dopo qualche decennio di servizio si decide per qualsiasi ragione di chiuderli, il bosco in due o tre anni riconquista naturalmente quello spazio. Poi rappresentano un reale e concreto servizio di mobilità intervallivo, diminuendo drasticamente il traffico automobilistico, anche nella stagione estiva, per raggiungere le alte vie e programmare passeggiate, escursioni, scalate; e rappresentano per i residenti, turisti e visitatori un concreto miglioramento infrastrutturale onde limitare importanti flussi di traffico su gomma”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
88
Consensi sui social