Neve abbondante in quota, ma gli impianti chiudono per fine stagione. Prolungare la stagione è un rischio o un’opportunità?

Neve abbondante in quota, ma gli impianti chiudono per fine stagione. Prolungare la stagione è un rischio o un’opportunità?
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Davide Franchi

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Neve abbondante in quota, ma gli impianti chiudono per fine stagione. Prolungare la stagione è un rischio o un’opportunità?

Come spesso accade, in alta quota, le perturbazioni primaverili regalano grandi accumuli di neve e molti comprensori sciistici si ritrovano a chiudere la stagione con un innevamento in alcuni casi addirittura più abbondante che in inverno. Perché non prolungare ad oltranza l’apertura degli impianti? Analizziamo i motivi che rendono difficile puntare sullo sci di fine primavera e quali sono le strategie che potrebbero incentivarlo.

Dopo lunghi mesi invernali avari di neve, anche quest’anno, come spesso avviene, le perturbazioni primaverili hanno regalato abbondanti accumuli nevosi alle stazioni sciistiche di alta quota. Le immagini delle seggiovie di Cervinia con i tornelli e le stazioni di imbarco completamente sommersi dalla neve sono diventate virali. Gli ingredienti per un lungo finale di stagione sugli sci nei mesi di maggio e giugno ci sarebbero tutti, eppure, a parte Cervinia, che propone un’apertura ad oltranza in continuità con la stagione dello sci estivo sul Ghiacciaio del Plateau Rosà, e Prali, in Provincia di Torino, che, come da tradizione prevede di aprire nei week-end di maggio, finché le condizioni della neve lo consentiranno, nessun altra stazione sciistica italiana considera, al momento, di prolungare la stagione oltre i primi giorni del mese di maggio. Il 1° maggio terminerà la stagione di Livigno e Solda. Il 4 maggio sarà poi la volta di Val Senales, Cortina – Col Gallina, Passo Tonale – Ghiacciaio del Presena e Macugnaga Monte Moro, con quest’ultima che, neve permettendo, solitamente propone una breve riapertura estiva della pista San Pietro nei week-end di fine giugno e inizio luglio.

Per quali motivi offrire un’apertura delle piste da sci ad oltranza nel periodo tardo primaverile è ritenuta una soluzione difficoltosa e poco appetibile per molte destinazioni sciistiche? Analizziamo alcuni fattori che influenzano questa decisione.

ESIGENZE ORGANIZZATIVE E DI PROGRAMMAZIONE – Come ogni attività economica, anche l’apertura degli impianti sciistici richiede un’attenta organizzazione e pianificazione. Più grandi sono le dimensioni dell’area sciistica maggiore è la necessità di definire un’adeguata struttura organizzativa. Molte attività, dalla gestione del personale, alle manutenzioni periodiche degli impianti devono essere programmate con mesi di anticipo e impongono la necessità di pianificare anticipatamente un periodo di chiusura ben definito.  Inoltre, in alcune piste di alta quota situate su ghiacciai, terminare la stagione con la presenza di un buon innevamento è diventata un’esigenza imprescindibile per conservare la neve, in vista dell’autunno, attraverso la tecnica dello snowfarming, con l’apposizione dei teli in materiale geotessile.

MEGLIO PROLUNGARE L’INVERNO O POSTICIPARE L’ESTATE? – Collegato al punto precedente, la necessità di un determinato periodo di chiusura degli impianti può comportare la scelta tra proporre un’apertura prolungata invernale, con una più tardiva apertura degli impianti in estate o viceversa. La crescita dei fruitori degli impianti nella bella stagione sta portando molte destinazioni ad anticipare sempre più l’apertura estiva già nel corso del mese di maggio. Ad esempio, alcune destinazioni del Dolomiti Superski come Val Gardena, Alpe di Siusi e Val di Fassa, prevedono da alcuni anni l’apertura estiva degli impianti già nel periodo centrale del mese di maggio.

L’ALLINEAMENTO CON IL SISTEMA DI OFFERTA TURISTICA – Molte delle destinazioni che offrono piste in alta quota non dispongono di bacini d’utenza di prossimità di rilevanti dimensioni. Di conseguenza, la sostenibilità economica di un’apertura prolungata delle piste da sci dipende dalla presenza di strutture ricettive aperte e con un sufficiente numero di prenotazioni. Anche le strutture ricettive, tuttavia, necessitano di pianificare con anticipo il proprio periodo di apertura e, perciò, è difficile decidere di prolungare la stagione con un preavviso di poche settimane determinato dalla presenza di un innevamento più o meno abbondante in quota.

L’INCERTEZZA METEOROLOGICA – Uno dei motivi per cui nella stagione primaverile si registrano accumuli abbondanti di neve in quota risiede proprio nella sua estrema variabilità. Nevicate copiose, cumuli di nuvole che si formano improvvisamente, vento forte, i primi temporali: tutti fattori che incidono fortemente sull’affluenza nelle giornate di apertura. L’incertezza meteorologica limita sia le prenotazioni nelle strutture ricettive che gli utenti che salgono in giornata. I cambi repentini di condizioni meteo presentano, inoltre, criticità nella garanzia delle condizioni di sicurezza, come ad esempio le attività di bonifica dei pendii dalle valanghe, e maggiori costi di gestione da sostenere, come quelli per la battitura delle piste dopo le intense nevicate.

L’APPETIBILITA’ DEL PRODOTTO SCI PRIMAVERILE – Già nel corso del mese di marzo si assiste a un evidente calo di sciatori sulle piste. Sciare in primavera è ritenuto meno appetibile da molti sciatori. I motivi sono molteplici. Le temperature miti a medio-bassa quota disincentivano il desiderio di sci e aumentano l’attrattività di altre attività outdoor, più difficilmente praticabili nelle fredde e scure giornate invernali. Inoltre, i forti sbalzi termici incidono sulle condizioni della neve sulle piste, che viene temuta dagli sciatori di livello medio-basso: dura e rigelata di primo mattino, si fonde rapidamente, con il passare delle ore, diventando emblematicamente “primaverile”, con la caratteristica consistenza molle, umida e talvolta appiccicosa. Cambiano anche i ritmi della giornata: analogamente a quanto avviene con lo sci estivo, raramente si scia nell’intera giornata con il classico orario 9-16, ma l’attività è solitamente concentrata in mattinata e su una quantità di piste ridotta, situata in alta quota e con una buona esposizione.

È POSSIBILE CAMBIARE? ALCUNI ESEMPI – Finora abbiamo elencato gli aspetti che incidono negativamente sull’apertura primaverile, tuttavia alcuni esempi possono suggerire che, con i dovuti accorgimenti, lo sci tardo primaverile potrebbe essere un prodotto appetibile per alcune stazioni sciistiche.

Prali, in Provincia di Torino, rappresenta il prototipo di piccola stazione sciistica che, sfruttando la propria flessibilità organizzativa e i costi di gestione ridotti di skilift e seggiovie ad attacchi fissi, ha fatto dello sci di primavera un proprio consolidato punto di forza. “Fino a quando c’è neve noi teniamo aperto” – spiega al quotidiano online Torino Cronaca, Fausto Sanmartino, amministratore della società di gestione Nuova Tredici Laghi. Lo scorso anno, a Prali gli ultimi sciatori scesero il 27 maggio ma il record è di qualche anno prima, quando si sciò fino al 3 giugno: «Merito di un microclima favorevole e del fatto che disponiamo di impianti ad ammorsamento fisso, che sono meno cari dal punto di vista energetico e della gestione. E ovviamente del fatto che restando gli unici aperti nella zona, la risposta del pubblico è ottima.

Anche Cervinia, a partire dallo scorso anno, con l’inaugurazione della nuova funivia Matterhorn Alpine Crossing che garantisce il collegamento in ogni stagione con Zermatt, ha deciso di proporre un’apertura ad oltranza dei propri impianti situati sulla direttrice Plan Maison – Plateau Rosà. Come indicato nella relazione sulla gestione dell’ultimo bilancio approvato dalla Cervino SpA, i risultati di tale scelta sono stati giudicati decisamente soddisfacenti: Grazie alle eccezionali condizioni di innevamento – si legge - è stato possibile sciare sul versante italiano fino al 09/06/2024. Nonostante il maltempo e le numerose precipitazioni registrate nei mesi di maggio e giugno, la decisione di mantenere gli impianti aperti senza interruzioni si è rivelata vincente, generando un fatturato di 492.000 €”.

LE OPPORTUNITA’ DELLA DESTAGIONALIZZAZIONE – Lo sviluppo della destagionalizzazione potrebbe favorire anche lo sci tardo primaverile. Incrementare l’attrattività e spalmare i flussi turistici in tutti i mesi dell’anno potrebbe indurre molte strutture ricettive ad ampliare i periodi di apertura. La disponibilità delle piste più in quota ben si integrerebbe in una valorizzazione della stagione primaverile a medio-bassa quota, con la promozione di alcuni aspetti paesaggistici e culturali che potrebbero aumentare le presenze in mesi oggi considerati di minor interesse turistico per le regioni montane, come tradizionalmente è il periodo tra la fine di aprile e l’inizio di giugno. In questo quadro, lo sci in alta quota rappresenterebbe solo uno degli elementi di attrattiva della destinazione montana e la crescita di flussi turistici destagionalizzati e diversificati potrebbe garantire un primo importante fattore di cambiamento per rendere più appetibile un’apertura prolungata delle piste da sci in funzione delle condizioni di innevamento, allineandosi al ritmo, spesso sempre più imprevedibile, delle stagioni.

Sei un esercente funiviario e vorresti valutare la convenienza economica di una strategia di ampliamento del periodo di apertura degli impianti di risalita? Invia una mail all’indirizzo finanzafuniviaria@gmail.com all’attenzione di Davide Franchi, dottore commercialista e consulente direzionale specializzato in comprensori sciistici, autore di questo articolo.

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