I Giochi olimpici in una sola città hanno ancora senso? Il futuro è decentrarli?

I Giochi olimpici in una sola città hanno ancora senso?
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I Giochi olimpici in una sola città hanno ancora senso? Il futuro è decentrarli?

La corsa a organizzare i XXIV Giochi Olimpici invernali sta diventando una gara a eliminazione. Negli ultimi 11 mesi quattro città hanno ritirato la propria candidatura (l'ultima in ordine temporale, Oslo) mentre due non hanno potuto neppure lanciarla. A questo punto è inevitabile una riflessione sulla struttura stessa di una manifestazione sempre più onerosa, mettendo in discussione il dogma di affidarli a un'unica località.

A eccezione del ritiro dell'Ucraina per ovvie ragioni di carattere geo-politico, bisogna constatare come l'evento sia stato "ripudiato" da nazioni leader nel settore degli sport invernali quali Germania, Svizzera, Norvegia e Svezia a cui si aggiunge la Polonia dove il salto con gli sci è sport nazionale assieme alla pallavolo.

Le candidature di Monaco di Baviera e St.Moritz/Davos non sono neppure partite a causa dell'opposizione popolare, ragione anche del forfait di Cracovia, mentre quelle di Oslo e Stoccolma sono decadute in quanto prive del supporto governativo.

Ormai è chiaro come i Giochi olimpici, così concepiti, siano un salasso economico che produce deficit e/o sprechi di ogni genere. Per rendersene conto è sufficiente andare a vedere lo stato degli impianti costruiti per Atene 2004 o Torino 2006. Nella "migliore" delle ipotesi hanno avuto vita breve e tormentata, nella peggiore sono finiti rapidamente in rovina.

Estremizzando il concetto si può affermare come i Giochi olimpici piacciano a tutti, ma nessuno voglia organizzarli. D'altronde è palese come negli ultimi anni la tendenza di riduzione delle candidature sia consolidata. Fino a un decennio orsono il Cio effettuava selezioni preliminari per scremare a 5 le città tra cui scegliere, oggi invece arrivano a giocarsi l'evento sempre meno località. Si pensi all'edizione estiva 2020 con le sole Tokyo, Madrid e Istanbul in corsa o, appunto, a quella del 2022 che sarà assegnata o ad Almaty o a Pechino.

A questo punto la domanda sorge spontanea: ma è proprio obbligatorio disputare i Giochi olimpici in un'unica città? Questa concezione dell'evento è ottocentesca e ormai superata dai fatti. La manifestazione ha assunto dimensioni infinitamente maggiori di quelle immaginate nel XIX secolo.

Se non si vuole che i Giochi olimpici muoiano, perché i Paesi disposti a organizzarli sono sempre meno, sarebbe il caso di prendere in considerazione l'ipotesi di mettere in discussione il dogma di affidarli a una sola città e una sola nazione.

Si immagini questo scenario, del tutto ipotetico.

SCI ALPINO: St.Moritz (Svizzera)
SCI NORDICO: Falun (Svezia)
BIATHLON: Oslo (Norvegia)
SNOWBOARD/FREESTYLE: Copper Mountain (Stati Uniti)
PATTINAGGIO: Nizza (Francia)
SLITTINO/BOB/SKELETON: Winterberg (Germania)
HOCKEY: Helsinki (Finlandia)
CURLING: Quebec City (Canada)

Avvremmo 8 località a organizzare quello che, in termini di oneri, sarebbe l'equivalente di un Mondiale. La differenza rispetto agli eventi iridati sarebbe rappresentata dal fatto che le otto manifestazioni si disputerebbero in contemporanea con il brand "Giochi olimpici" e con le stesse scenografie per tutti con otto bracieri ad ardere in tre diversi continenti.

Certo verrebbe meno "l'evento" in sè nella città deputata a organizzarlo, ma in realtà l'evento assumerebbe contorni diversi poiché, anziché avere tutti i riflettori puntati su un unico palcoscenico, sarebbero distribuiti in otto teatri diversi dove si recita la stessa opera in contemporanea.

Dal punto di vista dei media non sarebbe un problema istituire video-conferenzestampa virtuali  tramite internet. L'esperimento è già stato effettuato con successo nel tennis quando in Canada si disputano in contemporanea i tornei di Toronto e Montreal con le donne in una città e gli uomini nell'altra.

I benefici inoltre sarebbero enormi.

1) I costi per ogni nazione si abbatterebbero e si darebbe la possibilità di avere i Giochi olimpici a chi, seppur interessato, è costretto a dare forfait in quanto incapace di sostenere gli oneri della manifestazione concepita come è ora (solo per il 2022 si pensi a Finlandia, Bosnia e Romania). I Paesi si candiderebbero solo per il pacchetto di sport a cui sono interessati. Senza ipocrisie, sarebbe anche il modo migliore per riportare i Cinque Cerchi in Italia in tempi brevi in quanto i nostri conti pubblici non lasciano spazio all'ottimismo. Per inciso alla voce "costi" andrebbero anche tutte le questioni legate alla sicurezza.

2) Si ridurrebbe il pericolo di fare "cattedrali nel deserto" degli impianti utilizzati per l'evento in quanto si potrebbero sfruttare strutture già esistenti da ammodernare e comunque si gareggerebbe in più Paesi con tradizione in materia.

3) Il pubblico da casa (inutile nascondersi dietro un dito, sono i diritti televisivi a tenere vivi i Giochi olimpici) vivrebbe tutto allo stesso modo poiché le scenografie sarebbero analoghe e i tempi i medesimi delle Olimpiadi attuali. Anzi, le televisioni potrebbero valorizzare meglio gli eventi perché spezzettando i Giochi in diversi continenti ci sarebbe la possibilità di giocare con i fusi orari per ottimizzare le fasce d'ascolto.

4) Si aprirebbero le porte dell'evento anche all'emisfero australe, quantomeno per quanto riguarda gli sport del ghiaccio.

5) Questa decentralizzazione dei Giochi permetterebbe, se si parla di quelli estivi, di moltiplicare gli sport ed evitare dolorosi tagli per non avere un numero di atleti insostenibile in una sola città.


I Giochi olimpici moderni sono stati concepiti più di 120 anni fa e nel corso del tempo sono cambiati assieme al mondo fino a diventare quello che tutti noi conosciamo ora.

Alla luce di quanto stiamo vedendo negli ultimi tempi il Cio farebbe bene ad aprire una discussione riguardo la struttura mono-cittadina e mono-nazionale di una manifestazione tanto amata dal punto di vista sportivo quanto in evidente crisi dal punto di vista economico ed effettuare uno studio di fattibilità sul decentramento.

In natura alla lunga non sopravvive il più forte, sopravvive il più adatto. Quindi o si evolve o si muore. Se il crollo delle candidature è il segnale del rischio di decesso dei Giochi olimpici, allora per far sopravvivere l'evento potrebbe essere indispensabile l'evoluzione dello stesso.

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