La storia delle Olimpiadi invernali - Innsbruck 1976, i Giochi rifiutati da Denver e del mancato tris di Rosi Mittermaier

La storia delle Olimpiadi invernali - Innsbruck 1976, i Giochi rifiutati da Denver e del mancato tris di Rosi Mittermaier
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La storia delle Olimpiadi invernali - Innsbruck 1976, i Giochi rifiutati da Denver e del mancato tris di Rosi Mittermaier

La dodicesima puntata del romanzo olimpico invernale: la capitale del Colorado rifiuta i Giochi con un referendum e passa la mano al capoluogo del Tirolo dove tra i grandi protagonisti ci sono la tedesca, Kaiser Franz Klammer e gli azzurri dello sci alpino.

La 69a sessione del CIO del 12 settembre 1970 deve votare per quattro città che si sono candidate a ospitare la 12a edizione delle Olimpiadi invernali del 1976. Al primo turno la statunitense Denver prende 29 voti contro i 18 della svizzera Sion, i 12 della finlandese Tampere e i 9 della canadese Vancouver (con Garibaldi per le gare in montagna), che viene eliminata. Al secondo turno Sion prende 31 voti ma la maggioranza assoluta dei membri della sessione non c’è ancora, Denver ne prende 29, eliminata Tampere con 8. Si va così al ballottaggio nel quale la capitale del Colorado Denver prevale sul capoluogo del Canton Vallese Sion per 39 a 30. Ma il timore per gli altissimi costi di organizzazione e i probabili negativi impatti sull’ambienti spingono gli ecologisti a proporre un referendum e il 7 novembre 1972 quasi il 60% dei votanti elettori del Colorado si esprimono contro l’organizzazione dei Giochi a Denver che rinuncia ufficialmente il 15 novembre.

Il Comitato Olimpico Internazionale allora offre i Giochi a Whistler che però rifiuta in vista di un probabile cambiamento del governo canadese, quindi è Salt Lake City, che ha perso la corsa per i Giochi del 1972, a proporsi per sostituire Denver ma stavolta è il CIO a rifiutare. Infine, il 5 febbraio 1973, il massimo organo dello sport mondiale sceglie Innsbruck, sede dei Giochi del 1964, quale città organizzatrice di quelli del 1976. Sono due le novità del secondo programma olimpico del capoluogo del Tirolo: a distanza dei 1000 metri del pattinaggio di velocità maschile, vinti dallo statunitense Peter Mueller, e la danza del pattinaggio di figura, vinta dai sovietici Lyudmila Pakhomova e Aleksandr Gorshkov.

A proposito di Unione Sovietica, il colosso dell’Est domina il medagliere conquistando un pazzesco numero di ori, 13, bottino che nessuna nazione riuscirà a eguagliare per parecchio tempo, nemmeno col notevole aumento delle gare in calendario. E allora vediamoli questi ori: oltre alla danza, nel pattinaggio di figura è sovietico anche l’artistico a coppie con Irina Rodnina che si conferma sul trono a cinque cerchi ma col suo nuovo partner anche nella vita, Aleksandr Zaitsev. Nel biathlon Nikolay Kruglov trionfa nell’individuale e coi compagni di squadra in staffetta. Nel pattinaggio veloce titoli a Evgeny Kulikov nei 500 maschili, di Tatyana Averina nei 1000 e nei 3000 femminili e della sua connazionale Galina Stepanskaya. Nel fondo maschile Nikolay Bazhukov vince la 15 km, Sergey Savelev la 30 km e la giovane Raisa Smetanina la 10 km.

L’Urss domina la staffetta femminile degli sci stretti nella quale gareggiano quattro rappresentanti per nazione anziché tre come in precedenza, tra le portacolori sovietiche c’è anche, oltre a Smetanina, anche la regina di Sapporo Galina Kulakova che vanta il poco invidiabile primato di essere la prima medagliata olimpica squalificata per doping: viene tolta dalla classifica della 5 km nella quale aveva vinto il bronzo perché positiva all’efedrina, sostanza assunta tramite uno spray nasale, ma curiosamente le vengono lasciate il bronzo della 10 km e l’oro della staffetta. Infine, per l’Urss, c’è l’immancabile trionfo nel torneo dell’hockey su ghiaccio ancora privo del Canada.

Nelle discipline del budello pazzesco en-plein della Germania Est: nelle due gare del bob vincono gli equipaggi guidati da Meinhard Nehmer, nello slittino maschile primeggia Dettlef Günther, nel femminile Margit Schumann e nel doppio Hans Rinn e Norbert Hann, i tedeschi orientali si aggiudicano anche due gare nello sci nordico con Ulrich Wehling che concede il bis di Sapporo nella combinata nordica e Hans-Georg Aschenbach che trionfa dal trampolino piccolo mentre da quello grande a prendersi l’oro è uno degli atleti di casa, Karl Schnabl, primo austriaco a vincere nel salto con gli sci. Nelle gare singole dell’artistico straordinaria doppietta del nostro grande tecnico Carlo Fassi che porta al trionfo due suoi allievi, la statunitense Dorothy Hamill e il britannico John Curry, quest’ultimo purtroppo morirà di AIDS proprio come il suo predecessore Ondrej Nepela a soli 44 anni, nel 1994.

I rimanenti ori nel pattinaggio di velocità vanno ai norvegesi Jan Egil Storholt (1500 maschili) e Sten Stensen (5000 maschili), all’olandese Piet Kleine (10000 maschili) e alla statunitense Sheila Young (500 femminili), la Norvegia si guadagna anche il titolo della 50 km con Ivar Formo, la Finlandia quello della staffetta maschile del fondo e della 5 km femminile con Helena Takalo. Solo due i titoli per l’Austria padrona di casa ma il secondo oltre a quello di Schnabl, che poi è il primo in ordine cronologico, è quello che un intero paese aspetta: Franz Klammer, monarca assoluto della specialità in Coppa del Mondo, non delude le attese precedendo lo svizzero Bernhard Russi, campione uscente. In campo femminile, assente per anno sabbatico la regina dello sci, l’austriaca Annemarie Moser-Pröll, la tedesca occidentale Rosi Mittermaier vince discesa e slalom e può eguagliare Toni Sailer e Jean-Claude Killy facendo tripletta nel gigante, disputato per l’ultima volta a una sola manche nella storia olimpica, ma viene battuta per soli 12 centesimi dalla teenager canadese Kathy Kreiner.

Abbiamo lasciato per ultimo lo sci alpino perché è da qui che arrivano le uniche medaglie della spedizione azzurra. I migliori risultati degli altri sport sono il quarto posto di Willy Bertin nell’individuale del biathlon, gara che aveva letteralmente buttato via quattro anni prima commettendo quattro errori all’ultimo poligono, il sesto posto nella danza di Matilde Ciccia e Lamberto Ceserani e il settimo nell’artistico femminile di Susanna Driano, nata e cresciuta negli Stati Uniti da genitori italiani. Dicevamo dell’Italia dell’alpino: Herbert Plank è bronzo nella discesa maschile, la milanese Claudia Giordani è argento nello slalom femminile migliorando i due bronzi di Giuliana Chenal Minuzzo. E poi ci sono le gare tecniche maschili, quelle della Valanga Azzurra, ma Gustavo Thoeni, dopo aver chiuso al comando la prima manche del gigante il giorno dopo nella seconda retrocede in quarta posizione lasciando il titolo allo svizzero Heini Hemmi. Infine lo slalom dove con una seconda manche da antologia Piero Gros si laurea campione olimpico proprio davanti a Thoeni: l’Italia finisce i Giochi con un oro, due argenti e un bronzo per merito dei protagonisti del nostro sport invernale più popolare.

 

Riepilogo

12a edizione dei Giochi Olimpici invernali

Città ospitante e data di svolgimento: Innsbruck (Austria), 3-15 febbraio 1976

Atleti partecipanti: 1129 (898 uomini, 231 donne)

Nazioni partecipanti: 37

Italiani partecipanti: 58 (47 uomini, 11 donne)

Portabandiera italiano: Gustavo Thoeni (sci alpino)

Titoli assegnati: 37 in 10 sport

Apertura ufficiale: presidente Rudolf Kirchschläger

Giuramento olimpico degli atleti: Werner Delle Karth (bob)

Giuramento olimpico dei giudici: Willi Köstinger

Ultimo tedoforo: Josef Feistmantl

Il medagliere

Unione Sovietica: 13 ori 6 argenti 8 bronzi

Germania Est: 7 ori 5 argenti 7 bronzi

Stati Uniti: 3 ori 3 argenti 4 bronzi

Norvegia: 3 ori 3 argenti 1 bronzo

Germania Ovest: 2 ori 5 argenti 3 bronzi

Finlandia: 2 ori 4 argenti 1 bronzo

Austria: 2 ori 2 argenti 2 bronzi

Svizzera: 1 oro 3 argenti 1 bronzo

Olanda: 1 oro 2 argenti e 3 bronzi

Italia: 1 oro 2 argenti 1 bronzo

Canada: 1 oro 1 argento 1 bronzo

Gran Bretagna: 1 oro

Cecoslovacchia: 1 argento

Svezia: 2 bronzi

Liechtenstein: 2 bronzi

Francia: 1 bronzo

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