La quattordicesima puntata del romanzo olimpico invernale nella città che solo pochi anni dopo questi Giochi sarebbe stata martoriata da una terribile guerra civile.
Tre candidate si presentano il 18 maggio 1978 all’80a sessione dei CIO ad Atene per essere scelte come sede dei quattordicesimi Giochi olimpici invernali del 1984. Alla prima votazione la giapponese Sapporo, che ha ospitato le Olimpiadi bianche solo sei anni prima, prevale con 33 voti ma non raggiunge la maggioranza assoluta di 38, la jugoslava Sarajevo, attuale capitale della Bosnia-Erzegovina, ne prende 31 e la svedese Göteborg 10, al secondo turno le preferenze per la città scandinava vanno per la maggior parte a Sarajevo che a sorpresa si aggiudica la partita con 39 voti contro i 36 di Sapporo.
Per la prima volta i Giochi invernali vanno a una nazione del blocco comunista anche se la Jugoslavia è per alcuni versi staccata dal resto dei paesi comunisti, Sarajevo arriva quindi dopo i Giochi estivi di Mosca 1980 che furono penalizzati dal boicottaggio, in primis, degli Stati Uniti, ma stavolta tutte le principali nazioni sono presenti e i Giochi di Sarajevo sembrano poter essere quelli della speranza di una riconciliazione internazionale, speranza che purtroppo cadrà pochi mesi dopo, col boicottaggio del blocco comunista alle Olimpiadi estive di Los Angeles. Quell’edizione dei Giochi bianchi, al contrario di quella precedente di Lake Placid, fu un successo organizzativo e di pubblico ma fu fortemente penalizzata dal maltempo, che ostacolò in modo particolare lo sci alpino: la discesa maschile si disputò una settimana dopo la data originariamente prevista con ben tre rinvii, quella femminile venne annullata e poi rifatta da capo il giorno dopo.
Ci furono ancora polemiche per la questione del professionismo: i dominatori di Lake Placid Ingemar Stenmark e Hanni Wenzel vennero esclusi prima dalla FIS e poi dal CIO, nell’hockey i giocatori che avevano firmato un contratto professionistico per l’NHL ma non ci avevano ancora giocato vennero ammessi alle Olimpiadi, quelli avevano firmato ma ci avevano già giocato invece no. Escluso, ma per motivi diversi, anche la stella nascente dello sci alpino Marc Girardelli, austriaco di nascita ma che per i contrasti di papà Helmut con la federazione del suo paese gareggiava per i colori del Lussemburgo e la rinuncia alla cittadinanza del suo paese natale accoppiata a quella non ancora ricevuta dal Granducato lo mise fuori dai Giochi. Ma nel complesso fu una bella edizione delle Olimpiadi invernali e si fatica a credere che questo si sia verificato in quella che diventerà solo otto anni dopo il teatro principale di una delle più cruente guerre civili di tutta la storia dell’umanità.
Gli eventi salgono a 39: una sola gara nuova nel programma, la 20 km femminile dello sci di fondo, vinta, come le altre due distanze individuali riservate alle donne, la 5 e la 10 km, da Marja-Liisa Hämäläinen, fondista finlandese mediocre fino a un certo punto della sua carriera, poi l’incontro col suo principe azzurro Harri Kirvesniemi un paio d’anni prima dei Giochi le dà la svolta sia nella vita sia nell’attività agonistica tanto da farla diventare la regina degli sci stretti e in assoluto di queste Olimpiadi, i due convoleranno a giuste nozze al termine di quell’inverno. La staffetta femminile invece la vince la Norvegia, tra gli uomini domina la Svezia col giovanissimo Gunde Svan, 22 anni, soprannominato “cigno”, che è oro nella 15 km e argento nella 50 a meno di 5 secondi dal connazionale Thomas Wassberg, il vincitore della 15 di Lake Placid, i due fanno parte della vincente staffetta svedese mentre la 30 km se l’aggiudica come quattro anni prima il sovietico Nikolay Zimiatov, al suo terzo titolo a cinque cerchi individuale e quarto in assoluto.
Nel salto gran duello fra il tedesco est Jens Weissflog e il finlandese Matti Nykänen che portano a casa un oro e un argento a testa, il primo batte il secondo dal trampolino piccolo ma il secondo si rifà dal trampolino grande lasciando a grande distanza tutti, compreso il suo principale rivale. Dopo vent’anni la Norvegia, il paese che l’ha inventata, torna a imporsi nella combinata nordica grazie a Tom Sandberg. La Germania Est si impone nel medagliere spezzando l’egemonia dell’Urss, oltre al successo di Weissflog le tedesche orientali fanno l’en-plein nel pattinaggio di velocità femminile con Christa Rothenburger che vince i 500 metri, Karin Enke i 1000 e i 1500 dopo essersi imposta a Lake Placid sulla distanza più corta e Andrea Schöne i 3000; nel singolo femminile dello slittino vince Steffi Martin, Wolfgang Hoppe fa doppietta nelle due gare del bob, sport nel quale lo svedese Carl-Erik Eriksson è il primo a raggiungere quota sei partecipazioni alle Olimpiadi invernali. Infine nell’artistico femminile del pattinaggio di figura Katarina Witt incanta tutti tanto da ricevere nei giorni successivi alla sua esibizione d’oro circa 35000 lettere d’amore.
A proposito di gente che incanta, i britannici Jayne Torvill e Christopher Dean vincono l’oro della danza con un’interpretazione magistrale e rivoluzionaria sulle note del Bolero di Ravel, l’artistico maschile lo vince il superfavorito della vigilia, lo statunitense Scott Hamilton, mentre in quello a coppie continua la serie vincente alle Olimpiadi dell’Unione Sovietica che arriva a quota sei successi di fila grazie a Elena Valova e Oleg Vasilyev. Nel biathlon il norvegese Eirik Kvalfoss vince la sprint, il tedesco occidentale Peter Angerer l’individuale e l’Urss la staffetta, nello sci alpino dominano un po’ a sorpresa gli Stati Uniti con Bill Johnson, affacciatosi alla ribalta solo poche settimane prima battendo tutti a Wengen, che trionfa nella discesa maschile, nel gigante femminile Debbie Armstrong, mai vincitrice né prima né dopo in Coppa del Mondo, batte la ben più accreditata connazionale Christine Cooper. E’ doppietta Usa anche nello slalom maschile: i gemelli Mahre, dopo una stagione nella quale hanno fatto parlare di sé solo per lo scambio di pettorali con conseguente squalifica nello slalom di Parpan, dominano improvvisamente la scena con Phil oro davanti a Steve.
I titoli della discesa femminile e del gigante maschile sono targati Svizzera con Michela Figini e Max Julen, tra i pali larghi degli uomini la Jugoslavia si aggiudica la sua prima medaglia in assoluto alle Olimpiadi invernali, l’argento di Jure Franko. Lo squadrone austriaco deve accontentarsi di un misero bronzo, con Anton Steiner nella discesa maschile. Nel pattinaggio di velocità maschile l’eredità di Eric Heiden viene raccolta dal sovietico Sergey Fokichev nei 500 metri, dal canadese Gaétan Boucher nei 1000 e 1500, dallo svedese Tomas Gustafson e dal sovietico Igor Malkov sulle distanze più lunghe, Gustafson nei 5000 batte per soli 2 centesimi Malkov che nei 10000 gli restituisce lo sgarbo sopravanzandolo di soli 5 centesimi. La Germania Ovest vince un secondo oro nel doppio dello slittino con Hans Stangassinger e Franz Wembacher mentre l’Urss, dopo lo scivolone di Lake Placid, torna a dominare nell’hockey su ghiaccio sommergendo gli avversari con 48 gol in 7 partite e subendone solo 5.
Mancano i due ori dell’Italia che poi sono anche le due uniche medaglie della nostra spedizione: uno se lo porta a casa l’altoatesino Paul Hildgartner, il nostro portabandiera, che vince lo slittino maschile dopo essere stato secondo a Lake Placid, per lui è il secondo titolo olimpico a 12 anni di distanza da quello nel doppio a Sapporo con Walter Plaikner. L’altro, nello slalom femminile, se lo aggiudica inaspettatamente Paola Magoni, detta Paoletta, 19enne bergamasca di Selvino, finora mai meglio che sesta in Coppa del Mondo. Quarta dopo la prima manche l’azzurra rimonta nella nebbia della seconda andando a conquistare il primo oro per il nostro sci alpino femminile. Per quanto riguarda gli altri risultati di rilievo dell’Italia, Oswald Tötsch si piazza quinto in slalom e Alex Giorgi settimo in gigante, nello slalom di Paoletta Magoni Ninna Quario è settima e Daniela Zini nona, infine la staffetta del biathlon è quinta.
Riepilogo
14a edizione dei Giochi Olimpici invernali
Città ospitante e data di svolgimento: Sarajevo (Jugoslavia), 7-19 febbraio 1984
Atleti partecipanti: 1273 (996 uomini, 277 donne)
Nazioni partecipanti: 49
Italiani partecipanti: 74 (59 uomini, 15 donne)
Portabandiera italiano: Paul Hildgartner (slittino)
Titoli assegnati: 39 in 10 sport
Apertura ufficiale: presidente Mika Spiljak
Giuramento olimpico degli atleti: Bojan Križaj (sci alpino)
Giuramento olimpico dei giudici: Dragan Perović
Ultimo tedoforo: Sandra Dubravčić
Il medagliere
Germania Est: 9 ori 9 argenti 6 bronzi
Unione Sovietica: 6 ori 10 argenti 9 bronzi
Stati Uniti: 4 ori 4 argenti
Finlandia: 4 ori 3 argenti 6 bronzi
Svezia: 4 ori 2 argenti 2 bronzi
Norvegia: 3 ori 2 argenti 4 bronzi
Svizzera: 2 ori 2 argenti 1 bronzo
Germania Ovest: 2 ori 1 argento 1 bronzo
Canada: 2 ori 1 argento 1 bronzo
Italia: 2 ori
Gran Bretagna: 1 oro
Cecoslovacchia: 2 argenti 4 bronzi
Francia: 1 argento 2 bronzi
Giappone: 1 argento
Jugoslavia: 1 argento
Liechtenstein: 2 bronzi
Austria: 1 bronzo
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