La storia delle Olimpiadi invernali - St. Moritz 1948, i Giochi della rinascita

La storia delle Olimpiadi invernali - St. Moritz 1948, i Giochi della rinascita
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La storia delle Olimpiadi invernali - St. Moritz 1948, i Giochi della rinascita

Quinta puntata del romanzo dei Giochi invernali, l'edizione in cui l'Italia vince finalmente il primo oro "bianco" grazie a Nino Bibbia nello skeleton.

Indovina con noi i 98 podi di Sochi 2014!

Un anno dopo che era stata scelta Tokyo come sede dei Giochi estivi, nel 1937 la 36a sessione del CIO per le Olimpiadi invernali del 1940 opta per Sapporo, città giapponese sull'isola di Hokkaido, e fissa anche le date di svolgimento: dal 3 al 12 febbraio. Ma il paese del Sol Levante, entrato in guerra contro la Cina, nel 1938 rinuncia ai Giochi invernali mantenendo quelli estivi. Il comitato olimpico deve cercare una nuova sede per le Olimpiadi bianche, la scelta cade su St. Moritz, ma la disputa tra il CIO e i dirigenti della confederazione elvetica per la questione del professionismo dei maestri di sci è ancora aperta. La sede dei Giochi del 1928 rinuncia a sua volta, pertanto nel 1939 la 38a sessione di Londra designa di nuovo Garmisch-Partenkirchen, spostando le date di inizio e fine al 2 e 11 febbraio, inoltre stabilisce che le Olimpiadi invernali del 1944 si sarebbero dovute svolgere a Cortina d'Ampezzo.

Ma la seconda guerra mondiale, scoppiata il 1° settembre 1939 con l'invasione tedesca della Polonia, fa saltare sia i Giochi del 1940 che quelli del 1944. Il CIO torna a riunirsi nel 1946, a un anno dalla fine del terribile conflitto, e nella 39a sessione di Losanna, oltre all'elezione del nuovo presidente del comitato olimpico internazionale Sigfrid Edström, vengono designate le sedi delle Olimpiadi estive del 1948, Londra, e di quelle invernali dello stesso anno. St. Moritz e Lake Placid sono indicate come possibili organizzatrici avendo già ospitato i "cinque cerchi bianchi" e appartenendo a nazioni che non sono state toccate per nulla o solo marginalmente dalla guerra. Non vengono considerate Chamonix, poiché la Francia è uscita in ginocchio dal conflitto, e Garmisch-Partenkirchen, perché è stata la Germania a provocare l'esplosione a catena che ha sconvolto il pianeta. Alla fine, vent'anni dopo la prima volta, è St. Moritz ad aggiudicarsi le quinte Olimpiadi invernali, di fatto le prime dopo l’immane conflitto, quelle della rinascita definitiva dello sport.

C'è sempre, come due decenni prima, il rischio föhn con relativo innalzamento delle temperature, ma questa volta i danni saranno minimi tanto che nessuna gara verrà annullata. Come nel 1936 le nazioni partecipanti sono 28 ma Germania e Giappone vengono escluse dal CIO perché colpevoli di aver scatenato il conflitto mondiale. Nel programma ufficiale torna lo skeleton, e non poteva essere diversamente dato che c'era già stato nel 1928, essendo la cittadina dell'Engadina la casa di questo sport, inoltre la discesa e lo slalom maschili e femminili dello sci alpino non sono valevoli solamente per la combinata ma assegnano nuove medaglie. Il totale degli eventi sale così a 22 contro i 17 di dodici anni prima a Garmisch-Partenkirchen. Due le discipline dimostrative: un curioso pentathlon invernale (composto da fondo, tiro, discesa, scherma ed equitazione) e, per la terza e ultima volta, le pattuglie militari, nelle quali, per la cronaca, l'Italia non ripete il trionfo ufficioso del 1936 e si accontenta del quarto posto.

A proposito di Italia, in questa edizione arriva finalmente la prima medaglia ai Giochi invernali per i nostri colori ed è addirittura un oro, lo conquista proprio nello skeleton Nino Bibbia, nato il 15 marzo 1922 a Bianzone, in Valtellina, ma trasferitosi a St. Moritz giovanissimo con la famiglia, che ha un negozio di frutta e verdura. Nel tempo libero che gli rimane al di fuori del suo mestiere di fruttivendolo pratica una quantità innumerevole di sport, tra cui il calcio, ma soprattutto quelli invernali, come l'hockey su ghiaccio e lo sci sia nordico che alpino. Quando mancano poche settimane ai Giochi di St. Moritz scopre il bob e lo skeleton, è uno dei più veloci a scendere per divertimento lungo la Cresta Run e viene segnalato ai tecnici italiani che lo inseriscono nella squadra di entrambe le discipline. Nel bob a due si piazza ottavo e in quello a quattro sesto ma nello “slittino a testa in avanti” trionfa con 1”4 su Jack Heaton, proprio colui che vent’anni prima sulla stessa pista era arrivato alle spalle del fratello maggiore Jennison.

Lo statunitense non sarà l’unico a vincere una medaglia a 20 anni di distanza dalla prima, ci riesce nell’hockey su ghiaccio Bibi Torriani, il lettore del giuramento olimpico nella cerimonia d’apertura, che è bronzo insieme al resto della squadra elvetica come nel 1928. Nello sport di squadra invernale per eccellenza, dominato dal Canada che precede nel girone all’italiana la Cecoslovacchia (nella cui rosa c’è Jaroslav Drobný, grandissimo tennista futuro vincitore di Roland Garros e Wimbledon) e torna in cima al podio a cinque cerchi dopo 16 anni, accade un fatto incredibile: gli Stati Uniti si presentano con due squadre, una composta interamente da giocatori dilettanti, l’altra con qualche professionista. Alla fine è quest’ultima, sotto la pressione della federazione internazionale dell’hockey e del comitato organizzatore, a giocare e si classifica quarta ma a fine torneo viene squalificata dal CIO che aveva sempre osteggiato la sua partecipazione in favore dell’altra squadra Usa.

Il re dello sci alpino e anche dei Giochi di St. Moritz perché unico a vincere due ori in gare individuali è il francese Henri Oreiller, che trionfa nella discesa con l’incredibile distacco (anche per allora) di 4”1 sull’austriaco Franz Gabl, e nella combinata ed è bronzo nello slalom. Amante della vita spericolata e della velocità Oreiller passerà poi alle auto da corsa e morirà schiantandosi al volante di una Ferrari Gran Turismo sul circuito di Monthlery il 7 ottobre 1962 a soli 36 anni. Lo slalom se lo aggiudica lo svizzero Edy Reinalter, ai padroni di casa va anche il titolo della discesa femminile per merito di Hedy Schlunegger, nonna di quella Martina Schild che a Torino 2006 sarà argento nella stessa specialità, nello slalom vince la statunitense Gretchen Fraser e nella combinata l’austriaca Trude Beiser.

Nello sci di fondo en-plein della Svezia che conquista 6 delle 7 medaglie disponibili trionfando nella staffetta, nella 18 km con Martin Lundström e nella 50 km con Nils Karlsson, nella combinata nordica l’oro è del finlandese Heikki Hasu ma soprattutto non c’è un norvegese nelle prime cinque posizioni dopo che nelle prime quattro edizioni dei Giochi invernali la nazione che ha inventato lo sci agonistico aveva sempre monopolizzato il podio di questa gara, i Norge si consolano facendo tripletta nel salto dove l’eterno Birger Ruud arriva secondo dietro al connazionale Petter Hugsted. Nel pattinaggio di figura il 18enne statunitense Dick Button entra nella storia perché è il primo a eseguire con successo un doppio axel nel programma libero dell’artistico maschile e conquista così un meritato oro, nella gara femminile trionfa la canadese Barbara Ann Scott mentre in quella a coppie Micheline Lannoy e Pierre Baugniet vincono quello che è tuttora l’unico oro olimpico invernale per il Belgio.

Nel pattinaggio di velocità tre titoli su quattro vanno alla Norvegia: Finn Helgesen si aggiudica i 500, Sverre Farstad i 1500, Reidar Liaklev i 5000, i 10000 vanno invece allo svedese Åke Seyffarth. Infine nel bob primeggiano lo svizzero Felix Endrich nella gara a due e lo statunitense Frank Tyler in quello a quattro. L’Italia avrebbe potuto vincere un altro oro nella discesa maschile ma Zeno Colò, rischiando addirittura più di Oreiller, cade dopo aver ottenuto il miglior intermedio, la sua concittadina Celina Seghi, abetonese come lui, è quarta nella discesa e nella combinata femminile, il cortinese Silvio Alverà è quarto in slalom, quinto in combinata e sesto ex-aequo con l’altroatesino Carlo (Karl) Gartner in discesa. La staffetta italiana del fondo scende di due gradini rispetto a 12 anni prima piazzandosi sesta.

Riepilogo

5a edizione dei Giochi Olimpici invernali

Città ospitante e data di svolgimento: St. Moritz (Svizzera), 30 gennaio-8 febbraio 1948

Atleti partecipanti: 668 (591 uomini, 77 donne)

Nazioni partecipanti: 28

Italiani partecipanti: 53 (50 uomini, 3 donne)

Portabandiera italiano: Vittorio Chierroni (sci alpino)

Titoli assegnati: 22 in 9 sport

Apertura ufficiale: presidente della confederazione Enrico Celio

Giuramento olimpico degli atleti: Riccardo "Bibi" Torriani (hockey su ghiaccio)

Il medagliere

Norvegia: 4 ori 3 argenti 3 bronzi

Svezia: 4 ori 3 argenti 3 bronzi

Svizzera: 3 ori 4 argenti 3 bronzi

Stati Uniti: 3 ori 4 argenti 2 bronzi

Francia: 2 ori 1 argento 2 bronzi

Canada: 2 ori 1 bronzo

Austria: 1 oro 3 argenti 4 bronzi

Finlandia: 1 oro 3 argenti 2 bronzi

Belgio: 1 oro 1 argento

Italia: 1 oro

Cecoslovacchia: 1 argento

Ungheria: 1 argento

Gran Bretagna: 2 bronzi

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