Sofia Goggia: "Vi racconto il mio... oro olimpico!"

Sofia Goggia: 'Vi racconto il mio... oro olimpico!'
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OlimpiadiParola alla bergamasca

Sofia Goggia: "Vi racconto il mio... oro olimpico!"

BERGAMO - La 21enne bergamasca sarà "editorialista" di NeveItalia Sport durante le Olimpiadi di Sochi 2014, raccontandoci di volta in volta il punto di vista sulle gare e molto, molto altro, come questi pensieri scritti di getto per un'Olimpiade che l'avrebbe vista sicuramente tra le protagoniste, ma che proverà a gustarsi lo stesso. Come? Leggete.... 

"Quando sei bambino e decidi di impegnarti a fondo in uno sport, non puoi non sognare di arrivare a vincere, un giorno, la medaglia d’oro alle Olimpiadi. È inutile cercare di negarlo, è il sogno di tutti gli atleti, l’ambizione più gloriosa a cui si possa aspirare, l’apice di una carriera. I miei primi ricordi delle Olimpiadi, pochi e piuttosto sfuocati, riguardano Torino 2006; all’epoca avevo solo 14 anni e mi è rimasta impressa la breve discesa in slalom di Giorgio Rocca interrotta da un’inforcata. Cosa ben diversa è stato Vancouver 2010. Se chiudo gli occhi riesco ancora a rivivere le intense emozioni provate, seduta sul divano di casa, durante la discesa di Linsdey Vonn, avevo le lacrime agli occhi e la pelle d’oca per il “cuore” con cui era scesa. Lindsey mi aveva fatta sognare quel giorno come nessun altro atleta mai.

Mi ero ripromessa, nel mio intimo, di arrivare anche io a competere in un evento del genere e di impegnarmi a fondo per raggiungere lo stesso traguardo che la Vonn e tanti altri erano riusciti a centrare. In questi anni ci ho provato sul serio e, nonostante i tanti infortuni, pian piano sono riuscita a arrivare in Nazionale A, un altro piccolo traguardo raggiunto tramite quel “sogno” coltivato sin da bambina, grazie a quel “fuoco” che da sempre mi brucia dentro.

Esattamente un anno fa mi trovavo ai Mondiali di Schladming, attorniata da tanti giornalisti che mi intervistavano per quella medaglia mancata, per quel quarto posto in Super-g ottenuto grazie a una discesa in cui avevo sciato “libera”, senza alcun pensiero, senza alcuna aspettativa, con la stessa naturalezza e la stesso divertimento con cui correvo da piccola. E forse, anzi ne sono pienamente convinta, è proprio quello il segreto per andare forte; riuscire a ritrovare il “bambino” che è dentro di noi, che scia perché gli piace, animato da quella profonda passione, che alla fine è il vero motore che spinge a continuare. Una mia compagna mi ha detto “A schladming avevi già la testa a Sochi”; a dire la verità, sebbene possa sembrare contradditorio, in quei giorni non ci pensavo realmente, anche se il traguardo a cinque cerchi è da sempre nei miei sogni.

Quest’anno, a Sochi2014, ci sono andata tanto vicina, quanto lontana. Con quel settimo posto a Beaver Creek avevo una mezza qualifica in tasca, ma con la caduta a Lake Louise ho compromesso definitivamente la mia partecipazione. Tutti, dopo l’intervento, mi ripetevano “Peccato..questo era l’anno olimpico!” . Non avendo mai vissuto una tale esperienza non so cosa io mi sia realmente persa; ora che però la ventiduesima edizione è alle porte posso immaginarlo…ed è qualcosa di immenso. Non so se sia peggio essersi infortunati avendo un “mezzo pass” in tasca per i giochi o vivere la frustrazione di non essere riusciti a sciare come si poteva in coppa del mondo per soddisfare i criteri di qualifica; sta di fatto che condivido con tutti gli atleti rimasti a casa una sorta di sofferenza che ci accomuna.

Non è assolutamente facile aprendo Internet e i social network o leggendo il giornale, constatare che tutto verte intorno a Sochi. Non è facile essere partecipe di quella felicità che sprizza dai volti delle mie compagne quando so che avrei potuto essere là anche io, ma nel profondo del mio cuore ci provo, provo veramente a immaginare come mi sarei sentita io con loro in quel bel contesto, riesco, seppur da casa, a percepire anche io quello spirito olimpico! Per me non è di sicuro un momento facile, ma lo sport mi ha insegnato che nella vita hai la possibilità di scegliere: puoi decidere di deprimerti, isolarti, piangerti addosso oppure puoi adottare un atteggiamento positivo e resiliente, per quanto la situazione in cui ti trovi possa essere avversa. Certo non è sempre facile. Seguirò con attenzione ed entusiasmo le gare delle mie compagne e dei miei connazionali, tiferò con tutto il cuore di cui sono capace, spero davvero che facciano del loro meglio, spero davvero che tornino vittoriosi. Nonostante io non abbia la possibilità di portare dalla Russia delle medaglie, ne ho comunque una da vincere quest’anno: il mio oro consisterà nel guarire fisicamente da questo ennesimo “incidente di percorso”, nel tenere alimentata quella fiamma che da sempre mi brucia dentro, nel continuare ad amare ciò che da sempre amo e nel riuscire a rialzarmi una volta per tutte".
SOFIA GOGGIA

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