Funivia Mottarone, come procedono le indagini a un anno dalla tragedia

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Funivia Mottarone, come procedono le indagini a un anno dalla tragedia

Un anno dopo la tragedia della funivia del Mottarone, ecco come stanno proseguendo le indagini del caso.

Era il 23 maggio 2021 quando la cabina 3 della funivia Stresa-Mottarone, alle ore 12.30 circa, precipitò causando la morte di 14 persone. Mentre la cabina stava per giungere alla stazione di arrivo, si spezzò il cavo traente dell’impianto e il freno d’emergenza non entrò in funzione. La cabina, andando indietro velocemente, si sganciò dalla fune portante all’incrocio di uno dei piloni e cadde al suolo. Solo un bambino di 6 anni, Eitan, riuscì a sopravvivere alla tragedia. 

Negli atti d’inchiesta si scoprì che il “forchettone” era stato attivato in modo da disinnescare il sistema frenante. Tre giorni dopo finirono in carcere Luigi Nerini, titolare della società che gestisce la funivia, Enrico Perocchio, il direttore di esercizio e dipendente di Leitner, società incaricata della manutenzione, e Gabriele Tadini il caposervizio, il quale ammise che era stato deciso di inserire i forchettoni. Per tutti e tre il gip non convalidò il fermo, scarcerò Luigi Nerini ed Enrico Perocchio e pose agli arresti domiciliari Tadini.

Oggi, a distanza di un anno, a che punto sono le indagini sulla tragica vicenda? Secondo quanto riportato dall'Ansa, su tutti gli elementi - tra cui la ricostruzione attraverso la 'scatola nera' (una scheda informatica), le riprese delle telecamere di sorveglianza e l'analisi della cosiddetta "testa fusa" -  si esprimeranno i periti che dovranno consegnare i risultati degli esami sulla cabina 3 della Funivia Mottarone entro fine giugno e verranno illustrati in aula il 15 luglio.  Al momento è stato appurato che il cavo si è tranciato a valle della testa fusa, proprio sotto un manicotto, mai aperto per i controlli. Sul Corriere della Sera, che anticipa qualche notizia più dettagliata in merito, si legge: "la fune si è rotta a meno di mezzo metro dalla testa fusa (che è integra) a causa della corrosione progressiva interna che la manutenzione avrebbe potuto individuare e fermare con un’operazione da fare ogni tre mesi smontando il manicotto che protegge la testa fusa, sostituendo il grasso in cui è immersa per proteggerla dalle infiltrazioni d’acqua piovana e verificando al tatto le condizioni della fune. Intervento che non è stato mai fatto dal 2016, quando fu realizzata la testa fusa, e che sarebbe avvenuto solo a novembre 2021 quando, passati 5 anni, doveva essere ricostruita".

Tra le cause della tragedia spicca quindi la manutenzione dell’impianto. Sempre secondo quanto riportato sul Corriere della Sera, all'azienda incaricata della manutenzione viene contestato l’omicidio colposo plurimo, le lesioni colpose gravissime e la rimozione di sistemi di sicurezza. I controlli si sarebbero dovuti fare ogni tre mesi.

Sulla vicenda si è espressa anche Valeria Ghezzi, presidente dell’Anef (Associazione Nazionale Esercenti Funiviari), alla trasmissione “24 Mattino” su Radio 24: "Sotto il profilo normativo non è cambiato assolutamente nulla. Eppure noi in questo momento ci stiamo preoccupando che manchi quasi completamente l’operato dell’organismo di controllo a livello statale. Siamo in un momento di vuoto per il passaggio all’Ansfisa (Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali) degli Ustif (Uffici speciali trasporti a impianti fissi) e questo ci preoccupa.  La scelta di sostituire un ufficio interno al Ministero con un’agenzia non è una cosa nata dopo il 23 maggio, era già in corso, però sta di fatto che in questo passaggio si è creato un vuoto. Proprio una Regione come il Piemonte, che ha dimostrato di avere delle lacune importanti, è rimasta completamente scoperta. Ma non si tratta solo di controllare che non rispettiamo le regole.  Non vengono autorizzati progetti nuovi, non vengono verificati i lavori straordinari che sono stati fatti, non vengono fatti i collaudi, è una situazione veramente imbarazzante. Senza collaudo e senza nulla osta noi non apriamo".

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