Racchiusa dalla Val Maira a sud, dalla Valle Po a Nord e dalla Valle del Guil a ovest e sovrastata dall'imponente gruppo del Monviso, La valle Varaita propone un piccolo comprensorio sciistico formato da 20 Km di piste da discesa e circa 5 Km di piste per lo sci nordico. Il comprensorio è caratterizzato dalle stazioni di Pontechianale, Bellino, Casteldelfino, Sampeyre e Valmala, con piste varie e presenti anche al disopra della linea del bosco. Le piste di discesa di Pontechianale, a 2400 metri di quota, sono abbastanza impegnative, mentre quelle di Bellino e Sampeyre sono più adatte ai principianti e agli sciatori di livello medio. E' tuttavia durante l'estate che la valle risquote il maggior successo da parte dei turisti, soprattutto della provincia di Cuneo. Molto frequestato nella bella stagione è il lago artificiale di Castello, una frazione di Pontechianale dove è anche possibile raticare il windsurf. Il gruppo del Monviso è raggiungibile seguendo numerosi percorsi escursionistici adatti ai più e ai meno esperti. Nei valloni limitrofi è possibile trovare alcune pareti per l'arrampicata, presso l'anfiteatro di Castello ed il Martinet, nel Vallone di Chianale.
Pontechianale è posto a 1614 m di altitudine ed è l'ultimo comuni della Valle Varaita prima del confine Francese. E' costituito da alcuni centri e numerosi nuclei, disposti a monte e a valle del lago artificiale di Castello. Dominio dei Vescovi di Torino, durante il XII secolo era feudo dei Signori di Pont. Fu poi unito a Casteldelfino e a Brossasco, dei quali seguì le sorti. Nel 1190 pervenne ai Marchesi di Saluzzo e loro rimase fino all'assorbimento di quelle terre da parte dei Savoia. Nella prima metà del XVIII secolo fu teatro di scontri tra truppe sabaude e franco-spagnole. A Chianale, piccolo gioiello dell'alta valle, la chiesetta di S. Antonio, di origine romanica e in seguito rifatta, ha la facciata ornata di stucchi e pitture ottocentesche e un campanile di costruzione più recente. Pontechianale è centro di villeggiatura estiva e di sport invernali, con buone attrezzature turistiche e sportive. Le altre risorse provengono dall'allevamento del bestiame, dalla silvicoltura e dall'agricoltura. In occasione delle feste patronali si possono ammirare uomini, donne e bambini in costume tradizionale. Particolarmente interessante è l'abbigliamento femminile la cui foggia cambia dalla Castellata e Sampeyre. L'abito infatti in alta valle è di panno di lana, nero - anche quello nuziale - con tre grandi pieghe sul dorso e diritto, senza alcun restringimento a vita. È adornato da un grembiule e uno scialle, di cotone o lana, di seta per le spose, ma comunque dai colori piuttosto vivaci. Preziosa è anche la cuffia (la béro), la cui tesa è costituita da un largo pizzo al tombolo, realizzato a volte con centinaia di fuselli. Le feste patronali in cui vengono sfoggiati i costumi hanno sempre una parte religiosa con la S. Messa, la Processione con i costumi e l'incanto, asta pubblica il cui ricavato è devoluto alle cappelle, e una parte laica che prevede intrattenimenti vari, giochi e l'immancabile ballo serale.
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