I 14 Ottomila di Messner: il Guinness dei Primati non può cambiare la storia dell'alpinismo

I 14 Ottomila di Messner: il Guinness dei Primati non può cambiare la storia dell'alpinismo
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I 14 Ottomila di Messner: il Guinness dei Primati non può cambiare la storia dell'alpinismo

Dario Puppo e Emilio Previtali, alpinista e giornalista che scrive di montagna e sport in genere, hanno discusso del caso del momento in una puntata speciale di "OnTalk" di NEVEITALIA. Ecco quanto emerso.

Da alcuni giorni, il mondo dell'alpinismo sta discutendo in merito alla decisione del Guinness dei Primati, il britannico Guinness World Records, di togliere a Reinhold Messner il primato come prima persona ad aver raggiunto le cime di tutti i 14 "ottomila" della Terra.
Le imprese del 79enne alpinista altoatesino si sono svolte dal 1970 quando sali il suo primo 8000, il Nanga Parbat, al 1986 quando chiuse il cerchio con l’ascesa del Lhotse.
La decisione della pubblicazione si basa sulla osservazione risalente alla estate scorsa di Eberhard Jurgalski, fondatore del sito www.8000ers.com, che ha sollevato dei dubbi, non riguardanti solo Messner, sull'effettivo raggiungimento del punto più alto in montagne, come l’Annapurna o il Manaslu, che non hanno una vetta definita ma creste di neve che secondo il tedesco portano molti alpinisti a fermarsi prima della vetta. Nel caso di Messner, si fa riferimento all'ascesa dell’Annapurna nel 1985, dove potrebbe essersi fermato a 65 metri di distanza e 5 metri di altezza dalla vetta reale, secondo valutazioni basate su foto di vetta e triangolazioni teoriche. 
Puppo e Previtali hanno evidenziato come la discussione sia sulla neanche tanto sottile differenza tra la visione pionieristica ed esplorativa dell'alpinismo di qualche decennio fa e la visione sportiva contemporanea, una visione fatta di record, numeri e tempi che proprio Messner ha sempre rifuggito al punto, quando il Comitato Olimpico Internazionale decise di premiarlo con la medaglia olimpica per il raggiungimento dei 14 Ottomila, di rifiutare il riconoscimento non sentendosi impegnato in una competizione sportiva. Era quella dell'alpinista altoatesino, come sottolineato nella discussione, una ricerca del limite dell'uomo a contraddire quanto previsto dalla scienza e non un inseguimento di record.
Sui fatti contestati da Jurgalski, è stato, peraltro, evidenziato come nei decenni le creste delle montagne varino al variare delle condizioni atmosferiche e come negli anni Settanta e Ottanta non fossero a disposizione strumenti di rilevazione come il GPS, ma ci si dovesse affidare alla percezione umana degli alpinisti dopo estenuanti scalate.
La decisione del Guinness dei Primati nulla può togliere alla grandezza di Reinhold Messner e nulla può aggiungere allo statunitense Ed Viesturs che, secondo la pubblicazione britannica, avrebbe il primato e che da par sua ha rifiutato ogni "titolo" riconoscendo il primato di Messner. QUI potrete rivedere l'intera puntata di "OnTalk".
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