Alexei Mishin: “Ci sono i segnali per un grosso risultato di Plushenko a Sochi”

Alexei Mishin: “Ci sono i segnali per un grosso risultato di Plushenko a Sochi”
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Figure SkatingFigure skating - Sochi 2014

Alexei Mishin: “Ci sono i segnali per un grosso risultato di Plushenko a Sochi”

L’allenatore del campione olimpico di Torino 2006 ha rilasciato un’intervista prima dell’inizio dei giochi in cui fornisce alcune indicazioni sullo stato di forma di Plushenko e su come affrontare un’olimpiade, data la sua esperienza.

E’ diffuso il pensiero per il quale durante le olimpiadi non si dovrebbe nemmeno pensare che si sta per gareggiare in un grande evento, lavorando come per un normale allenamento. Dalla sua prospettiva, questo è possibile?

Alexei Mishin: Ovviamente no. E’ come cercare di convincere un astronauta che va su Marte, che sta soltanto andarsi a fare una passeggiata in campagna su di un piccolo elicottero.

Eppure da dei suoi colleghi si sente spesso la frase: “Pattina come se fosse un allenamento”

Alexei Mishin: Beh lasciamoglielo dire.

Quindi prepara i suoi atleti diversamente alla competizione?

Alexei Mishin: No comment, è un segreto.

Quali metodi ci sono per distrarre l’atleta dalla performance che sta per effettuare? Ha qualche tecnica in particolare con i suoi atleti?

Alexei Mishin: Distrarre totalmente la persona in queste occasioni non aiuta, ma è certamente possibile. Qualche volta ho dovuto farlo. Come? Questo è un mio segreto, tuttavia non sono favorevole all’avere lunghe conversazioni con gli atleti.

Lei ha preparato Evgeni Plushenko per quattro diversi Giochi Olimpici. In quale di esse il suo ruolo di allenatore è stato più forte?

Alexei Mishin: La parola “forte” non è proprio esatta. Direi maggiormente diverso. Se nelle prime due olimpiadi ho avuto soprattutto un ruolo di “insegnante”, a Vancouver il mio compito è stato di accompagnarlo e proteggerlo da errori nella preparazione dell’evento.

Ha mai pensato che la sua presenza come allenatore nei confronti dei suoi allievi fosse troppo pressante?

Alexei Mishin: Penso sia maggiormente una questione di orologio interno, per comportarsi in modo tale da evitare queste situazioni. E questo non si applica soltanto nello sport.

Quando a Lillehammer vinse il suo allievo Alexei Urmanov, lei chiese di non venire agli allenamenti con una telecamera, per non spaventarlo di una possibile vittoria. C’è qualche segnale di questo tipo in questo momento?

Alexei Mishin: Si.

Riguardo Plushenko, ha sviluppato qualche particolare tecnica di allenamento?

Alexei Mishin: Ovviamente si. La preoccupazione principale sono gli allenamenti qui a Sochi. Tutti pianificati nel dettaglio, come anche i giorni di riposo. Tuttavia quando un giorno non siamo venuti alla pista per allenarci, alcuni giornalisti subito lo hanno visto come un segnale negativo.

Pensa che le precedenti esperienze olimpiche aiutino l’atleta?

Alexei Mishin: L’atleta non ha scelta. Se ha esperienza ce l’ha, c’è poco da girarci attorno. In alcune situazioni può aiutare, mentre in altre interferire nella prestazione.

Parliamo di lei, ha intenzione di brevettare i suoi metodi di allenamento?

Alexei Mishin: Mi piacerebbe ovviamente, ma soprattutto fare in modo che i miei metodi siano diffusi nel mondo, dalla Nuova Zelanda al Nord America. E ne parlo come se fossi Mikhail Kalashnikov, che ha inventato la sua famosa arma, ma non l’ha mai brevettata. E poi più che di metodi di allenamento, parlerei di concetti. Che cominciarono a prendere forma, già quando stavo seduto in casa con mio padre a pensare. Questi concetti che mi hanno permesso di far migliorare atleti come Alexei Urmanov, Oleg Tautarov e Ruslana Novoseltseva.
Un famoso giocatore di scacchi, non ricordo il suo nome, scritte un libro chiamato “Il mio metodo” (ndr, si riferisce al Grande Maestro sovietico Joseph Dorfman e al suo libro “Il mio metodo negli scacchi”). Penso che presto anch’io scriverò un libro.
Tornando alla domanda, il mio aneddoto preferito risale a quando un’americana una volta venne a un seminario in Germania, e in palestra mi chiese: “Oh, anche lei lavora con il sistema Mishin?”. Soltanto adesso sono riuscito a brevettare uno degli sviluppi che ho realizzato insieme all’ingegner Shapiro(ndr, Mishin’s Magic Vest, per il controllo della posizione del corpo e delle braccia), nonostante sia a conoscenza di tanti dispositivi prodotti illegalmente.

Per un atleta la sua ultima gara è sempre speciale. Come si sente da allenatore, sapendo che la carriera del suo allievo più brillante finirà qui a Sochi? Ha intenzione di continuare ad allenare agli stessi livelli di adesso?

Alexei Mishin: I giochi di Sochi in un certo senso tireranno una riga sui miei 20 anni di collaborazione con Plushenko. Tutti gli allenamenti e la vita trascorsi insieme, siamo connessi da tantissime cose, dal pattinaggio e le coreografie, al costruire case e le auto che ci piacciono. In ogni caso Evgeni non ha ancora detto di avere intenzione di smettere definitivamente, non escludete categoricamente un suo ritorno. In ogni caso mi sento ancora abbastanza forte per continuare ad allenare.

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