Sofia, il volo per Lenzerheide diventa realtà. "Era il 2 marzo, il mio cuore è tornato a desiderare"

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Sofia, il volo per Lenzerheide diventa realtà. "Era il 2 marzo, il mio cuore è tornato a desiderare"

Goggia scioglie la riserva per le finali di Coppa del Mondo: 43 giorni dopo l'infortunio sarà di nuovo in pista, anche se il meteo rende tutto incerto per la prova di domani. Decisivi i test a Livigno: le parole della fuoriclasse azzurra.

Un sogno, un obiettivo irrealizzabile almeno nelle prime settimane post intervento a quel ginocchio destro il cui piatto tibiale laterale si era rotto in quella beffarda e assurda caduta di Garmisch, quella che lo scorso 31 gennaio aveva spezzato i sogni mondiali di Sofia Goggia.

Voleva salvare almeno quella Coppa del Mondo di discesa che ha strameritato, con un secondo posto e quattro vittorie in serie nelle cinque gare disputate, ma presentarsi al cancelletto della gara conclusiva di Lenzerheide, il 17 marzo, sembrava una “mission impossible”. Ecco invece che il sogno è diventato speranza e poi realtà con il passare dei giorni e nella tarda serata di sabato, dopo che i test a Livigno (come avevamo fatto sapere ai nostri lettori) erano stati più che buoni, la stessa campionessa olimpica ha sciolto la riserva: andrà a Lenzerheide per le finali di Coppa del Mondo, per portare a casa almeno quell'8° posto che le garantirebbe la sua seconda sfera di cristallo in discesa, indipendentemente dal risultato di Corinne Suter e Lara Gut-Behrami, coloro che mettono in pericolo un risultato che è stato da stimolo per firmare questo recupero da record.

Lunedì, giorno della prima prova in programma in Svizzera (ma il meteo la pone a rischio, così come la stessa gara di mercoledì), saranno trascorsi solo 43 giorni dall'incidente di Garmisch e dall'operazione del giorno successivo alla clinica La Madonnina di Milano. “Entrai nella stanza e subito ci abbracciammo: versai qualche lacrima sul suo camice e poi, per darmi una sorta di contegno, mi adagiai sul lettino, pronta a ricevere l'imminente trattamento osteopatico – scrive Sofia nel suo lungo messaggio social - Inizió la seduta in rigoroso silenzio, ma ebbi l'impressione che si comportò proprio così per rispettare quella dimensione di vuoto mista a dolore che mi portavo appressa e che ancora non riuscivo a scrollarmi di dosso.

D'improvviso però mi chiese: “cosa desideri?” Corrucciai il sopracciglio: mi sentivo talmente paralizzata e sopraffatta dalla situazione da non sentire la mancanza di nulla e , tantomeno, la voglia di propendere verso qualcosa. Gli risposi: “Nulla, Paolo. Io non desidero nulla”. Non mi addentrai nel discorso ma dentro di me lo sapevo: stavo mentendo e fors'anche a me stessa. Sì. Avevo tremendamente bisogno di tornare a desiderare qualcosa nel mio cuore, perché la vita senza un desiderio vero che ci guida, che sia una persona, una meta da raggiungere, un obbiettivo, o una stessa stella non è vita anzi, è un disastro, e io avevo la necessità di levarmi da quest'ultimo e da quel suo limbo stagnante in cui ero incappata e in cui non mi riconoscevo più.

Desiderare sì. Ma cosa? Scesi dal lettino riuscendo finalmente a estendere la gamba. Mi sentii davvero meglio e lui mi congedò dicendomi che, per come l'aveva percepito lui, con le sue mani, il ginocchio gli era sembrato bello stabile. Il giorno dopo mentre camminavo sotto il sole di Bergamo per la prima volta completamente senza stampelle, composi il numero del Dott. Schoenhuber: “Herbert, ce la posso fare per le finali?”. Era martedì. Era il 2 marzo. Ed è stata la prima volta in cui il mio cuore è stato nuovamente pervaso da un desiderio. Per aspera ad astra”.

Il percorso di Sofia, da Milano alle cuore a Mantova, dalla palestra a Verona alla neve di Livigno, ora è completo. Resta l'ultimo capolavoro da firmare, per alzare quella coppa.

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