Lo sci di fondo azzurro piange Marcello De Dorigo: partecipò a due Olimpiadi, prima di diventare imprenditore

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Lo sci di fondo azzurro piange Marcello De Dorigo: partecipò a due Olimpiadi, prima di diventare imprenditore

E' scomparso a 87 anni l'ex alfiere della nazionale nei primi anni '60, pluricampione italiano sugli sci stretti prima del dramma vissuto nel 1964 con l'amputazione di sei dita dei piedi causa congelamento.

E' morto ieri, all'ospedale di Belluno, Marcello De Dorigo. Era ricoverato da qualche settimana, la comunicazione è arrivata dall'ufficio stampa FISI per ricordare un gran bel protagonista dello sci di fondo azzurro.

Nato a Rocca Pietore il 2 giugno del 1937, Marcello vinse otto titoli italiani tra categorie Juniores e Seniores, partecipando a due Olimpiadi (Squaw Valley 1960 e Innsbruck 1964) e a due Mondiali (Lahti '58 e Zakopane '62). Dopo essersi messo in luce nelle categorie giovanili ed essere entrato nel giro della nazionale nel 1957, a inizio anni Sessanta De Dorigo è uno dei talenti più interessanti dello sci di fondo internazionale. Nel 1963 la sua stella sboccia in quello che pare essere l'avvio di una carriera strepitosa, con la tuta delle Fiamme Gialle e con quella azzurra della nazionale: Marcello (26 battiti a riposo, un dato eccezionale) è il primo a battere i fino ad allora inavvicinabili atleti scandinavi e russi.

Vince in Svizzera la 15 km di Le Brassus, con lo stesso tempo del finlandese Oikarainen, e nelle prove preolimpiche di Seefeld fa cose straordinarie: è secondo nella 30 km dietro il norvegese Oesbye e si impone nella 15 km, lasciando dietro gente del calibro di Olsson, Hiermstad, Persson, Groenningen, Jernberg, Roennlund, Vaisanen, Tiainen e Kolchin. Un successo che gli vale la copertina della “Domenica del Corriere”.

De Dorigo vince, tra le altre gare, anche la 30 km tricolore del Nevegal, imponendosi pure nella staffetta insieme ad Aldo Piller e Franco Nones. Le premesse per dei grandi Giochi ci sono tutte. Invece, le Olimpiadi del 1964 non saranno fortunate per l'atleta lastesano. E il 28 novembre di quello stesso 1964, il destino sotto il cielo stellato di Volodalen pone fine ai sogni di gloria: l'atleta azzurro si trovava nella località svedese in ritiro con la nazionale, era uscito in allenamento ma poi era rientrato perché guanti e berretto scelti erano troppo leggeri per i -15°C di quella mattina.

Ripartito, si era levata una nebbia talmente fitta da fargli perdere l'orientamento. De Dorigo prendeva così una pista che lo portava tra i boschi anziché verso l'albergo. La temperatura raggiungeva i -22°C e lui vagava. Scorte le luci di Volodalen e presa la via del ritorno, una caduta in discesa e la rottura di uno sci lo costringevano a proseguire a piedi. Alle 3.00 di notte, sfinito, decideva di fermarsi, togliendosi scarpe e calzini per massaggiarsi i piedi e cercare di riattivare la circolazione. Ripartiva, si trascinava e i soccorritori lo trovarono alle 7.00 del mattino, ma quasi ventiquattro ore di gelo gli provocarono l'amputazione di ben sei dita dei piedi.

La fine della carriera, a soli 27 anni. Quella vicenda è stata fatta rivivere qualche anno fa, in occasione degli 80 anni di Marcello, dalla regista Lucia Zanettin che gli ha dedicato il film “Le stelle di Celi” (Celi, diminutivo di Marcello). Tra i tanti riconoscimenti ottenuti, da ricordare il premio ideato da Ivo Costan, “Gli Indimenticabili”, che qualche anno fa gli assegnò lo Sci Club Trichiana. Dopo la carriera agonistica, De Dorigo aveva dato avvio alla carriera imprenditoriale, costruendo insieme al fratello Valerio (scomparso nel 2017) gli impianti di risalita a Forcella Aurine, proprio la località nella quale aveva iniziato la carriera sugli sci.

Marcello da qualche anno era ospite della casa di riposo di Taibon. Alla famiglia le più sentite condoglianze del Presidente FISI, Flavio Roda, del Consiglio federale, di atleti tecnici e staff, alle quali naturalmente si unisce anche l'intera redazione di NEVEITALIA.

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