La storia delle Olimpiadi invernali - Torino 2006, i Giochi che per l'Italia furono un punto d'arrivo anziché di partenza

La storia delle Olimpiadi invernali - Torino 2006, i Giochi che per l'Italia furono un punto d'arrivo anziché di partenza
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OlimpiadiOlimpiadi - Sochi 2014

La storia delle Olimpiadi invernali - Torino 2006, i Giochi che per l'Italia furono un punto d'arrivo anziché di partenza

La ventesima puntata del romanzo olimpico invernale, caratterizzata dalla finora (purtroppo) ultima grande Italia ai Giochi della neve e del ghiaccio.

Dato lo scandalo dei voti comprati per l’assegnazione dei Giochi del 2002 a Salt Lake City scoppiato qualche mese prima, il CIO nella 109a sessione del 19 giugno 1999 a Seul adotta una nuova procedura, approvata nella 108a sessione di Losanna quello stesso anno, per scegliere la città sede dei ventesimi Giochi olimpici invernali del 2006. Un apposito collegio selezionatore, dato che le candidate sono sei, nominerà le due città ritenute più adatte per andare al ballottaggio: vengono scelte l’italiana Torino e la svizzera Sion, escluse la finlandese Helsinki, la slovacca Poprad-Tatry, la polacca Zakopane e l’austriaca Klagenfurt. Si va così a una sfida Italia-Svizzera ed è Torino a prevalere con 53 voti a 36. Grande la soddisfazione dell’avvocato Gianni Agnelli, uno di quelli che aveva voluto fortemente i Giochi bianchi nel capoluogo del Piemonte, ma che non farà in tempo a goderseli perché morirà il 24 gennaio 2003. Le Olimpiadi invernali tornano quindi in Italia dopo Cortina d’Ampezzo. Malgrado i forti contrasti fra il comitato organizzatore, il TOROC, e il governo, sui finanziamenti necessari all’ottimale svolgimento della manifestazione, tutto sommato furono dei Giochi ben organizzati, anche se i disagi per tifosi e addetti ai lavori negli spostamenti tra i vari siti di montagna furono notevoli a causa del maltempo molto frequente specialmente nella seconda metà della manifestazione (e chi scrive li ha provati sulla propria pelle), sicuramente cambiarono il volto di Torino che venne letteralmente rimessa a lucido diventando una delle città più belle d’Europa, non solo d’Italia, e la cerimonia d’apertura fu sicuramente molto bella, con Stefania Belmondo meritatamente ultimo tedoforo.

Ma per Torino 2006 il motto, invece di quello originale e bellissimo "Passion lives here", cioè "La passione vive qui" potrebbe essere il non molto originale "All that glitters is not gold", cioè “Non è tutto oro quel che luccica”… secondo noi furono i Giochi delle occasioni mancate per l’Italia. Primo perché, a parte l’effimero entusiasmo per sport come il pattinaggio di velocità su pista lunga e corta e per il curling, ignoto alla quasi totalità della popolazione, il resto dell’Italia continuò a essere piuttosto indifferente verso gli sport invernali sia durante quei Giochi sia soprattutto dopo: le discipline della neve e del ghiaccio in questi ultimi otto anni hanno avuto qualche spazio nei notiziari tv e sui giornali solo grazie ad alcune vittorie eclatanti dei nostri atleti, soprattutto dello sci alpino. Secondo, la forza complessiva dell’Italia negli sport invernali, salvo qualche sporadica eccezione e salvo lo sci alpino e lo slittino che si mantengono sempre a buoni livelli soprattutto in campo maschile, è progressivamente diminuita: non si è lavorato adeguatamente sui giovani per programmare un futuro roseo come era stato il recente passato. Terzo, molti degli impianti e delle sedi di gara, soprattutto quelle di montagna, sono stati del tutto abbandonati per gli eventi internazionali: dal 2011 non si è più disputata una gara di Coppa del Mondo di snowboard nella sede olimpica di Bardonecchia, dal 2009 non si disputano più gare di Coppa del Mondo nelle sedi olimpiche degli altri sport della FIS, per non parlare del centro del biathlon a San Sicario, abbandonato subito dopo i Giochi, e della pista degli sport del budello a Cesana Pariol, sulla quale pende sempre la mannaia della chiusura per gli altissimi costi di manutenzione. Insomma, le Olimpiadi di Torino sono state ahimè non un punto di partenza per il rilancio degli sport invernali in grande stile in Italia ma il punto d’arrivo e conclusivo di una lunga stagione di successi.

Venendo al programma di gare, gli eventi salgono da 78 a 84: nello snowboard compare lo snowboard cross, nel biathlon la mass start, nel fondo le sprint a coppie soppiantano le distanze intermedie, 30 km per gli uomini e 15 km per le donne, in fine nel pattinaggio veloce su pista lunga l’inseguimento a squadre, ovviamente tutte e quattro le nuove competizioni sono riservate sia agli uomini sia alle donne. Dicevamo che l’Italia si entusiasma durante quei Giochi in particolare per il pattinaggio di velocità e il merito è di Enrico Fabris, 24enne di Asiago che all’Oval Lingotto del capoluogo piemontese azzecca i dieci giorni della vita, nell’arco dei quali raccatta ben 3 medaglie, ovviamente le prime in assoluto per l’Italia in questo sport: nei 5000 è bronzo, oro è lo statunitense Chad Hedrick, anche lui come Derek Parra a Salt Lake City proveniente dal pattinaggio veloce a rotelle, poi nell’inseguimento, grazie alla caduta del giovane olandese Sven Kramer in semifinale, Fabris insieme a Ippolito Sanfratello e Matteo Anesi con Stefano Donagrandi riserva, accede alla finale dove l’Italia ha ragione del Canada conquistando un fantastico oro, che poi Fabris bissa clamorosamente nei 1500 davanti al vincitore dei 1000, lo statunitense di colore Shani Davis, e a Hedrick. Anche i 500 sono di uno statunitense ex pattinaggio a rotelle, Joey Cheek, argento dietro a Davis sulla distanza doppia, mentre i 10000 li fa propri l’olandese Bob de Jong con Hedrick secondo e un ormai scarico Fabris ottavo.

Tutte vincitrici diverse tra le donne e nessun oro individuale per le tedesche che si aggiudicano solo l’inseguimento a squadre: i 500 sono della russa Svetlana Zhurova che batte la favorita cinese Wang Manli, nei 1000 risorge improvvisamente l’olandese Marianne Timmer che rivince otto anni dopo i trionfi sul chilometro e sul chilometro e mezzo a Nagano, doppietta canadese nei 1500 con Cindy Klassen oro e Kristina Groves argento e la tedesca Anni Friesinger clamorosamente fuori dal podio, quarta, stesso piazzamento che ottiene nei 3000 dove sono le olandesi a fare doppietta con Ireen Wüst oro e Renate Groenevold argento, infine la tedesca Claudia Pechstein si vede negare il poker consecutivo sui 5000 dalla canadese Clara Hughes, già doppio bronzo nel ciclismo ai Giochi estivi di Atlanta 1996 nell’individuale su strada e nella cronometro. Molto seguito anche lo short track anche se per l’Italia arriva una sola medaglia, quella della staffetta femminile che però è storica perché è la centesima per i nostri colori ai Giochi invernali, le azzurre sono Marta Capurso, Katia Zini, Mara Zini e una giovanissima Arianna Fontana che a 16 anni ancora da compiere diventa la più giovane medagliata azzurra di sempre ai Giochi invernali. E la Corea del Sud ad aggiudicarsi quella staffetta oltre a quella maschile, il paese asiatico domina la specialità con sei ori su otto: tra gli uomini Ahn Hyun-soo vince i 1000 e i 1500 oltre alla staffetta, stessi successi nelle stesse gare tra le donne per Jin Seon-yu, Ahn è anche bronzo nei 500 maschili appannaggio dello statunitense Apolo Anton Ohno, la gara più corta femminile è della cinese Wang Meng.

Continuando con gli sport del ghiaccio, l’artistico maschile del pattinaggio di figura vede il trionfo del russo Evgeny Plushenko in contumacia del suo connazionale e rivale Aleksey Yagudin, passato ai gala professionistici; nell’artistico femminile incanta la giapponese Shizuka Arakawa, che in assenza della 15enne connazionale Mao Asada troppo giovane per essere portata ai Giochi e della statunitense Michelle Kwan, che ha disertato i campionati Usa per infortunio, ha ragione dell’altra statunitense Sasha Cohen e della russa Irina Slutskaya. Nelle coppie dodicesimo oro consecutivo per l’ex Unione Sovietica, i russi Tatiana Totmianina e Maksim Marinin mettono in fila ben tre coppie cinesi, parla russo anche la danza con Tatiana Navka e Roman Kostomarov. La finale del curling femminile vede la vittoria per 7-6 della Svezia di Anette Norberg sulla Svizzera di Mirjam Ott, in quella maschile il Canada del sorprendente Brad Gushue distrugge la Finlandia per 10-4 in 8 end. Col 4-1 in finale sulla Svezia è della foglia d’acero anche l’hockey femminile come quattro anni prima mentre è la Svezia dell’eterno Peter Forsberg a fare il bis di Lillehammer superando per 3-2 nell’ultimo evento di Torino 2006 gli eterni rivali della Finlandia. Per l’Italia e per Gerda Weissensteiner è storico anche il bronzo nel bob a due femminile vinto dalla tedesca Sandra Kiriasis, Prokoff da signorina, l’ex campionessa olimpica altoatesina dello slittino ha cambiato frenatrice, non più Antonella Bellutti bensì Jennifer Isacco, anch’essa proveniente da un altro sport, l’atletica. Nelle gare maschili doppietta per il tedesco André Lange, già oro nel “quattro” a Salt Lake City e primo a fare l’en-plein 22 anni dopo il connazionale Wolfgang Hoppe. Nello skeleton successi “longevi” per il 39enne canadese Duff Gibson e per la 33enne svizzera Maya Pedersen.

Nello slittino maschile bis d’oro per Armin Zöggeler, nel doppio altra medaglia altoatesina, il bronzo di Gerhard Plankensteiner e Oswald Haselrieder che prendono il posto sul podio dei più quotati connazionali Christian Oberstolz e Patrick Gruber, quinti. Il successo va ai fratelli austriaci Andreas e Wolfgang Linger e il terzo posto del doppio azzurro non manca delle solite polemiche strumentali all’italiana quando Haselrieder afferma candidamente di non conoscere le parole dell’inno di Mameli. Tripletta tedesca come quattro anni prima con Sylke Otto che si conferma sul gradino più alto del podio. Il sorprendente cinese Han Xiaopeng, mai vincitore fino ad allora in Coppa del Mondo, si aggiudica gli aerials maschili del freestyle, quelli femminili sono della svizzera Evelyne Leu, nelle gobbe maschili oro a Dale Begg-Smith, canadese che gareggia per i colori del suo nuovo paese, l’Australia, è canadese per intero l’oro di Jennifer Heil nelle gobbe femminili. Nell’halfpipe maschile dello snowboard lascia tutti a bocca aperta il “pomodoro volante” statunitense Shaun White, sopravvissuto a due operazioni al cuore nel suo primo anno di vita, è degli Usa anche il “mezzo tubo” femminile grazie alla 19enne Hannah Teter. Gli Stati Uniti avrebbero potuto fare doppietta anche nelle due nuove gare del cross ma se quella maschile la vince Seth Wescott, in quella femminile la superfavorita Lindsey Jacobellis quando è nettamente in testa tenta un’inutile acrobazia sul penultimo salto ricadendo malamente a terra e regalando l’oro all’incredula svizzera Tanja Frieden. Per chiudere il capitolo snowboard, successi della confederazione elvetica in entrambi i giganti paralleli, tra gli uomini Philipp Schoch si conferma battendo il fratello maggiore Simon, Daniela Meuli si aggiudica la gara femminile.

Austria dominante sia nel salto con gli sci che nella combinata nordica, il Wunderteam vince entrambe le gare a squadre, la sprint della prova multipla con Felix Gottwald e il trampolino grande del salto nel quale Thomas Morgenstern beffa per un solo decimo di punto il connazionale Andreas Kofler, il trampolino piccolo e la Gundersen della combinata sono vinti a sorpresa rispettivamente dal norvegese Lars Bystøl e dal tedesco Georg Hettich, entrambi saranno bronzo nell’altra prova individuale delle rispettive discipline. Il biathlon maschile vede il dominio del tedesco Michael Greis, anche se non accentuato come quello di Ole Einar Bjørndalen nel 2002. Greis nell’individuale batte proprio il norvegese che poi butta via l’oro della nuova mass start con due errori all’ultimo poligono lasciando il successo al tedesco vincitore anche della staffetta coi connazionale, è della Germania anche la sprint con Sven Fischer, mentre nell’inseguimento Bjørndalen risale dal dodicesimo posto della gara più corta all’argento ma non basta per battere il francese Vincent Defrasne. Grazie a un poligono c’è un sorprendente successo transalpino con Florence Baverel nella sprint femminile, l’inseguimento va alla tedesca Kati Wilhelm con una gran rimonta dalla settima posizione, la mass start la vince la svedese Anna-Carin Olofsson, che si prende quel titolo olimpico che la sua grandissima connazionale Magdalena Forsberg, vincitrice di sei Coppe del Mondo consecutive, non riuscì ad aggiudicarsi né nel 1998 né nel 2002. L’individuale è russa con Svetlana Ishmuratova, che poi contribuisce anche al successo in staffetta, mentre Olga Pyleva, ottava nella gara vinta dalla sua connazionale, viene squalificata per doping.

E’ clamoroso il flop dell’Italia dello sci alpino, a 26 anni di distanza dall’ultima volta la nostra squadra del nostro sport invernale più popolare non raccoglie nessuna medaglia, ma questo lo vedremo più avanti. Un’altra vittoria a sorpresa per la Francia è quella nella discesa maschile con Antoine Déneriaz, non era certo attesa nemmeno quella in combinata di Ted Ligety che il giovane statunitense ottiene grazie a una super gara in slalom dopo essere stato trentaduesimo in discesa, attesa invece la doppietta in gigante e slalom, che puntualmente arriva, per Benni Raich ma l’austriaco, a proposito di occasioni mancate dall’Italia, deve ringraziare Giorgio Rocca, vincitore dei primi cinque slalom stagionali, che poi accusa un calo di forma nell’imminenza dei Giochi e che dopo 30 secondi dall’inizio di quello olimpico finisce con la faccia nella neve per la delusione di tutti i tifosi italiani. Nel superG un incredibile Kjetil Andre Aamodt vince il terzo oro olimpico nella specialità dopo quelli del 1992 e del 2002 beffando l’austriaco Hermann Maier, sopravvissuto a un gravissimo incidente motociclistico nel 2001, per il norvegese il totale di medaglie olimpiche dice 4 ori, 2 argenti e 2 bronzi in cinque partecipazioni. Non sono molti meno i metalli preziosi della croata Janica Kostelić che con il primo posto in combinata e l’argento in superG malgrado dia forfait in discesa e in gigante arriva a un totale di 4 ori e 2 argenti a cinque cerchi. Le gare veloci, discesa e superG, vanno entrambe all’austriaca Michaela Dorfmeister, che acciuffa l’unico alloro che le mancava, così come la svedese Anja Pärson, mentre il gigante sotto una fitta nevicata se lo aggiudica la statunitense Julia Mancuso, mai vincitrice né prima né dopo in Coppa del Mondo in questa specialità.

Le nuove gare sprint a coppie del fondo a tecnica classica sono entrambe della Svezia, quella maschile di Thobias Fredriksson e Björn Lind, quella femminile di Anna Dahlberg e Lina Andersson. Lind trionfa anche nella sprint skating individuale maschile che vede tre azzurri ai piedi del podio, nell’ordine Cristian Zorzi quarto, Freddy Schwienbacher quinto e Loris Frasnelli sesto, la sprint femminile è della canadese Chandra Crawford. La cosiddetta gara “combinata” anziché consistente di due prove in una diventa gara unica, denominata anche skiathlon, con la prima metà a tecnica classica e la seconda metà a tecnica libera, 7,5+7,5 km per le donne, 15+15 km per gli uomini. Tra le donne l’estone Kristina Šmigun fa suo questo nuovo format e pochi giorni dopo farà il bis nella 10 km in alternato. Tra gli uomini lo skiathlon se lo aggiudica il russo Evgeny Dementiev che beffa in volata il norvegese Frode Estil e gli azzurri Pietro Piller Cottrer e Giorgio Di Centa, bronzo e “legno”. Va all’Estonia anche la 15 km in alternato con Andrus Veerpalu che conferma il titolo del 2002. La staffetta femminile la vince la Russia ma le azzurre tornano sul gradino più basso del podio, e per l’Italia è il quarto bronzo nelle ultime cinque Olimpiadi grazie ad Arianna Follis, Gabriella Paruzzi, Antonella Confortola e Sabina Valbusa. Ma nella staffetta maschile c’è il trionfo azzurro 12 anni dopo Lillehammer e stavolta il successo è per distacco. Dopo le prime due frazioni di Fulvio Valbusa e Di Centa è Piller Cottrer a staccare tutti quando manca poco al cambio con Zorzi e gli lascia il testimone con circa 5 secondi di vantaggio. “Zorro”, invece di aspettare gli inseguitori e rischiare la volata, tira dritto e arriva con oltre 15 secondi di vantaggio sulla Germania e sulla Svezia mentre la Norvegia è quinta e staccatissima.

Restano le due gare a skating con partenza in liean, nella 30 km femminile è volata finale a tre con la ceca Kateřina Neumannová che prevale sulla russa Yuliya Chepalova e sulla polacca Justyna Kowalczyk. Molto più folto lo sprint finale della 50 km maschile, l’uultima gara individuale di queste Olimpiadi, durante la quale non succede quasi nulla per 49,5 km, la volata è lanciata da Giorgio Di Centa con Pietro Piller Cottrer che alle sue spalle gli fa una sorta di “buco ciclistico” dopo aver tentato inutilmente di staccare tutti pochi minuti prima, il friulano resta in testa per quasi 40 secondi fino a quando non taglia il traguardo da campione olimpico, lui che non aveva mai vinto una gara individuale in carriera fino ad allora, resistendo al ritorno dello spauracchio Dementiev mentre Piller Cottrer è quinto. Di Centa viene premiato con la medaglia d’oro da sua sorella maggiore Manuela durante la cerimonia di chiusura dei Giochi. Vale la pena ricordare che Giorgio appena tagliato il traguardo fu sentito dire durante la diretta televisiva “Posso anche smettere di correre adesso” e invece a Sochi disputerà la sua quinta Olimpiade! L’Italia arriva così a un totale di 5 ori e 6 bronzi nei Giochi di casa che valgono il nono posto nel medagliere vinto dalla Germania. Passando agli altri risultati degli azzurri, dicevamo del flop dello sci alpino e della delusione nello slalom di Rocca, il quale, dopo aver letto il giuramento degli atleti durante la cerimonia di apertura e prima dell’uscita di scena repentina tra i pali stretti è quinto in combinata nella quale è nono Peter Fill, va leggermente meglio almeno come numero di piazzamenti top ten tra le donne dato che Lucia Recchia, Nadia Fanchini e Chiara Costazza sono ottave rispettivamente in superG, gigante e slalom e Nadia è decima in discesa.

Nel biathlon Christian De Lorenzi e il veterano Wilfried Pallhuber sono settimo e nono nell’individuale maschile e Michela Ponza quinta nell’inseguimento femminile, miglior risultato olimpico di sempre per le biathlete azzurre. Nel bob maschile non si va al di là di un nono posto di Simone Bertazzo e Matteo Torchio nella gara a due, Sabina Valbusa è decima nella 30 km femminile del fondo nella quale Gabriella Paruzzi è quinta, stesso risultato ottenuto nello skiathlon, Arianna Follis è settima nella sprint individuale così come in quella a coppie insieme a Paruzzi, in quella maschile sempre a coppie Schwienbacher e Di Centa sono noni. Nel pattinaggio di figura Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio tentano un ritorno che sembra imporbabile dopo il bronzo di Salt Lake City, invece dopo il programma obbligatorio sono incredibilmente in testa ma nell’originale Maurizio durante l’ultimo sollevamento incespica e trascina nella caduta Barbara che, finito il programma, lo incenerisce con lo sguardo, i due retrocedono al settimo posto e poi nel libero risaliranno una posizione chiudendo comunque ottimi sesti. E poi c’è Carolina Kostner, che a 19 anni viene nominata inopinatamente dal CONI portabandiera venendo così caricata di una pressione che non riesce a gestire, l’altoatesina, cugina di Isolde, cade subito al primo salto del programma corto, un triplo flip, compromettendo subito la possibilità di un grande risultato: chiuderà nona dopo aver concluso undicesima il primo segmento di gara. Nona è anche Deborah Scanzio nelle gobbe del freestyle, Nello slittino maschile Reinhold Rainer è ottavo e Wilfried Huber, alla sua sesta Olimpiade invernale, è decimo. Molti i piazzamenti nello short track: Marta Capurso è quinta sui 500 e nona sui 1500, Arianna Fontana sesta sui 1000, Katia Zini decima sui 1500, Fabio Carta settimo sui 1500 e ottavo sui 1000, Nicola Rodigari settimo sui 500 e sui 1000, Roberto Serra nono sui 500 e la staffetta maschile quarta a poco più di mezzo secondo dal bronzo degli Stati Uniti. Fantastico quinto posto per Costanza Zanoletti nello skeleton femminile, ancora peggiore che nello sci alpino il disastro nello snowboard dove il migliore è Tommaso Tagliaferri, undicesimo nel cross. Infine, nella velocità su pista lunga Chiara Simionato è quinta sui 1500 e decima sui 500.

 

Riepilogo

20a edizione dei Giochi Olimpici invernali

Città ospitante e data di svolgimento: Torino (Italia), 10-26 febbraio 2006

Atleti partecipanti: 2494 (1539 uomini, 955 donne)

Nazioni partecipanti: 79

Italiani partecipanti: 179 (106 uomini, 73 donne)

Portabandiera italiano: Carolina Kostner (pattinaggio di figura)

Titoli assegnati: 84 in 15 sport

Apertura ufficiale: presidente Carlo Azeglio Ciampi

Giuramento olimpico degli atleti: Giorgio Rocca (sci alpino)

Giuramento olimpico dei giudici: Fabio Bianchetti

Ultimo tedoforo: Stefania Belmondo

Il medagliere

Germania: 11 ori 12 argenti 6 bronzi

Stati Uniti: 9 ori 9 argenti 7 bronzi

Austria: 9 ori 7 argenti 7 bronzi

Russia: 8 ori 6 argenti 8 bronzi

Canada: 7 ori 10 argenti 7 bronzi

Svezia: 7 ori 2 argenti 5 bronzi

Corea del Sud: 6 ori 3 argenti 2 bronzi

Svizzera: 5 ori 4 argenti 5 bronzi

Italia: 5 ori 6 bronzi

Francia: 3 ori 2 argenti 4 bronzi

Olanda: 3 ori 2 argenti 4 bronzi

Estonia: 3 ori

Norvegia: 2 ori 8 argenti 9 bronzi

Cina: 2 ori 4 argenti 5 bronzi

Repubblica Ceca: 1 oro 2 argenti 1 bronzo

Croazia: 1 oro 2 argenti

Australia: 1 oro 1 bronzo

Giappone: 1 oro

Finlandia: 6 argenti 3 bronzi

Polonia: 1 argento 1 bronzo

Bielorussia: 1 argento

Bulgaria: 1 argento

Gran Bretagna: 1 argento

Slovacchia: 1 argento

Ucraina: 2 bronzi

Lettonia: 1 bronzo

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