In partenza per Sochi con in “dote” una sconfitta, con la gioia di esserci e con tanta voglia di stupire. L’Italia dello sledge hockey è costretta a cedere 2-4 (parziali 1-2, 0-2, 0-1) alla nazionale norvegese nell’amichevole prima del volo che la porterà dritta alle Paralimpiadi (dal 7 al 16 marzo). L’ultimo dei due test amichevoli per la Nazionale allenata da Massimo Da Rin, si conclude così con un ko contro una delle squadre più quotate, di tradizione ed esperte del panorama paralimpico. Niente festa piena al Palatazzoli di Torino, per l’ultima gara prima della missione russa. Proprio dove si era ufficializzata la qualificazione, dopo il torneo disputatosi nello scorso mese di ottobre.
Azzurri, come ci si poteva aspettare, in fase sperimentale. Con quintetti di movimento sul ghiaccio sottoposti a massicce rotazioni, in cerca di soluzioni alternative in vista di Sochi. Dopo il ko per 3-2 nella prima amichevole di giovedì sera, in porta ritorna Santino Stillitano (ieri aveva giocato Araudo).Uno degli attaccanti più talentuosi della Nazionale, Florian Planker, è sin dalle prime battute utilizzato con un minutaggio ridotto .Sul ghiaccio torinese ancora tanto spazio per il 16enne Christoph Depaoli, attaccante altoatesino, che “studia” da bomber nella stessa società di Planker (GS Disabili Alto Adige). La Norvegia è avversario di rango, argento a Vancouver 2010. È un team solido e di altissimo livello, che disputerà il girone A nelle Paralimpiadi invernali, mentre gli azzurri sono nel B (con Corea, Stati Uniti e Russia).
La partita sembra più equilibrata nelle battute iniziali. L’Italia mostra di essere più intraprendente nonostante i nordici non facciano mancare il loro gioco molto fisico. Dopo un inizio proporzionato, i norvegesi passano alla prima opportunità in power play (espulso Andrea Macrì). Stillitano viene battuto da Klakegg. Gli azzurri sembrano sentire il contraccolpo dello svantaggio e si fanno prendere in velocità dalla fuga conclusa in rete dal numero 13 Sorheim al settimo minuto di gioco. Senza però demordere, gli italiani si rimettono in carreggiata trascinati da Macrì e Rosa. Quest’ultimo accorcia le distanze dopo un’azione insistita nata alla sinistra della porta difesa da Buen. La Norvegia prova a riportarsi a +2, ma Stillitano risponde alla grande al guizzo dell’attaccante norvegese Bakke.
Il secondo parziale è ancora appannaggio dei norvegesi. Gli scandinavi ci mettono il fisico e la velocità maggiore. C’è da dire che non sempre però, gli arbitri sembrano sanzionare il gioco pesante degli ospiti con lo stesso metro di giudizio. Un’occasione ghiotta si presenta davanti a Gregory Leperdi, ma l’avanti azzurro non riesce a trasformarla nel possibile 2-2. Così, dal pareggio sfiorato, la Norvegia si mette a distanza di sicurezza con la marcatura di Pedersen a 10’04 dalla sirena del secondo tempo: uno degli uomini più attesi e pericolosi. Si rialza l’Italia anche se non arrivano molte occasioni da gol. Quando costruisce, finisce per sbattere contro il portiere avversario Buen e una difesa accorta.
Terzo periodo all’insegna della voglia di riscatto dell’Italia, con il portiere Buen che testa i suoi riflessi su tiro di Macrì (servito dal baby Depaoli). Le squadre si spingono entrambe in avanti, ma non arriva la marcatura (nonostante un power play norvegese) fino ai –a 6’ dal termine. Capitan Andrea Chiarotti rende meno pesante il passivo (2-4) e l’Italia sfrutta per la prima volta la superiorità numerica dopo un’azione insistita. Continuano i falli e qualche ingenuità di troppo da parte italiana (espulso Winkler), ma i norvegesi non sfondano. Anzi, gli azzurri sfiorano il terzo gol giocandosi le ultime carte con i sei giocatori di movimento. Non segneranno più.
Massimo Da Rin, c.t. azzurro è tranquillo, nonostante il ko: «Non sono dispiaciuto per il risultato. Per la squadra importava giocare, perché era da metà dicembre che non disputava una partita. Il campionato italiano non è paragonabile a partite di livello internazionale, purtroppo. Sono scontento per alcune situazioni in cui abbiamo preso dei gol evitabili, per colpa di alcune ingenuità di troppo. Poi ho visto la reazione sotto pressione e mi è piaciuta. C’era del nervosismo per qualche penalità di troppo e alcune situazioni particolari con alcuni squilibri. E la Norvegia è una squadra esperta, si è confermata un osso duro, a dispetto di chi pensava fosse una squadra in declino».
Inevitabile uno sguardo alle imminenti Paralimpiadi, che vedono l’Italia partire con un gruppo tra i più duri possibili, con Usa, Russia e Corea. «A Sochi dovremo essere disciplinati e fare di tutto per non concedere penalità evitabili – prosegue Da Rin - Poi voglio recuperare i giocatori acciaccati con Winkler e Rosa, ma nei prossimi 10 giorni dovrò recuperarli. In ogni caso, spero di avere tre linee da poter schierare, con l’entusiasmo dei più giovani da poter sfruttare all’occorrenza. Obiettivi? Forse è un po’ troppo ambizioso parlare di medaglie. Dico che sarei veramente soddisfatto se dovessimo migliorare il settimo posto dell’ultima Paralimpiade. Sarà una crescita ulteriore in un movimento in cui si sono affacciati prepotentemente i russi, così come i coreani. Per questo sarà necessario tenere sempre i piedi per terra. Valuteremo strada facendo, è successo anche durante gli ultimi Mondiali o allo stesso torneo di qualificazione: c’è sempre a dire che le altre Nazionali fanno molta più attività internazionale e noi dobbiamo carburare. Credo che troveremo la confidenza giusta anche a Sochi».
Lunedì la squadra di sledge volerà in Russia. L’appuntamento per la prima gara del torneo paralimpico è fissato per l’8 marzo (contro gli Stati Uniti campioni in carica). Prima, però, è in programma l’ultimissimo test amichevole contro la Svezia. Poi si farà davvero sul serio.
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