Sochi 2014: continuano le scarcerazioni, libere anche le "Pussy Riot"

Sochi 2014: via alle scarcerazioni, libere anche le 'Pussy Riot'
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OlimpiadiLa mossa di Putin

Sochi 2014: continuano le scarcerazioni, libere anche le "Pussy Riot"

MOSCA - Dopo Khodorkovsky il presidente russo rilascia le Pussy Riot. Amnistia anche per Maria Alyokhina e Nadia Tolokonnikova. "Operazione simpatia"? Lo scopriremo magari subito dopo i Giochi Olimpici, che scatteranno il prossimo 7 febbraio a Sochi. 

I Giochi di Sochi sono costati quasi 38 miliardi di euro. Con le Olimpiadi ambientate in Caucaso apparentemente ripulito dai ribelli ceceni, il presidente Putin celebra il ritorno della Russia tra le grandi potenze, ospitando la prima, grande manifestazione internazionale dopo la disintegrazione dell'URSS. E così, via all'operazione simpatia, iniziata già da qualche mese. Resta ancora aperto il contenzioso sui gay. 

Nadezhda Tolokonnikova, componente della band russa Pussy Riot, è stata scarcerata dalla colonia penale di Krasnoyarsk, nell’est della Siberia, grazie all’amnistia approvata la scorsa settimana dal Parlamento di Mosca. Prima di lei oggi era stata liberata un’altra musicista del gruppo, Maria Alekhina. Entrambe, così come Yekaterina Samutsevich già rilasciata tempo fa, erano state condannate per vandalismo motivato da odio religioso, dopo aver cantato una “preghiera punk” contro il presidente Vladimir Putin nella cattedrale di Mosca. Secondo i critici, l’amnistia che ha permesso la loro scarcerazione non è altro che un tentativo del Cremlino di placare le accuse di violazioni dei diritti umani, in vista dei Giochi olimpici invernali di Sochi 2014. Venerdì Putin ha graziato l’ex magnate Mikhail Khodorkovsky, che ha scontato dieci anni di carcere per accuse e condanne viste a livello internazionale come una punizione per aver sfidato il potere di Putin.

Secondo i critici, l’amnistia è stata un tentativo del Cremlino di placare le accuse dei gruppi per i diritti umani in vista dei Giochi olimpici invernali di Sochi 2014. Un’altra componente delle Pussy Riot, Yekaterina Samutsevich, era stata condannata per vandalismo motivato da odio religioso e condannata a due anni di carcere, ma è stata rilasciata dopo pochi mesi con sospensione della pena.

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