La prima edizione dell’Autumn Classic International si è conclusa con il programma libero maschile, segmento di gara che ha confermato al pubblico canadese di avere trovato un altro atleta in grado di recitare un ruolo da protagonista nel nuovo quadriennio olimpico.
La competizione, in virtù del margine guadagnato nello short-program, è stata vinta dallo statunitense Ross Miner (227,26), ma il protagonista assoluto della seconda giornata è stato Nam Nguyen (225,63), accompagnato nel finale della sua prova dalla standing ovation della gremita Allandale Recreation Centre di Barrie.
Il campione mondiale juniores, sceso in pista sulle note di “La Strada” di Nino Rota, ha affrontato senza la minima incertezza un ambizioso programma libero coreografato da David Wilson. Infatti, in assoluta scioltezza ha completato un buon quadruplo salchow, elemento da poco entrato nel suo bagaglio tecnico, nonché otto salti tripli, tra cui due axel e due flip.
Supportato da una qualità più che discreta su passi e trottole, l’allievo di Brian Orser ha sfiorato i 160 punti nel segmento di gara, traguardo alla portata di pochi eletti, lasciando a bocca aperta gli addetti ai lavori, che già si domandano se anche il giapponese Shoma Uno e il cinese Boyang Jin, principali protagonisti nella stagione in corso nel circuito juniores, possano avere un impatto analogo nella categoria maggiore.
La risposta al quesito è chiaramente affermativa in quanto è evidente come i tre pattinatori, decisamente distanti l’uno dall’altro per caratteristiche tecniche, abbiano già nelle corde tra 230 e 240 punti in una competizione senior, fascia di punteggio non raggiuta da Nguyen per via del triplo lutz “dimenticato” nel programma corto. Peraltro, carte di identità alla mano, non è escluso che i tre teen-ager possano affrontarsi nei Campionati Mondiali di Shangai di fine marzo.
Ciò premesso, sarà interessante vedere come Brian Orser gestirà nei prossimi anni la presenza nella sua scuderia di tre pattinatori del calibro di Hanyu, Fernandez e Nguyen.
Il successo di Ross Miner è passato in secondo piano, ma potrebbe rappresentare un punto di svolta per la carriera di un atleta che si è letteralmente smarrito negli ultimi due anni. Il ventitreenne di stanza a Boston, in ogni caso, non è stato impeccabile nel programma libero pur evidenziando miglioramenti sul quadruplo salchow, atterrato con uno step-out e l’appoggio di una mano sul ghiaccio che ha evitato la caduta. Ha, invece, avuto sorte migliore il primo triplo axel, atterrato sfiorando la pista con il palmo della mano. L’allievo di Mark Mitchell, dopo avere completato cinque salti tripli, compresi due axel, è però calato fisicamente nell’ultimo minuto del programma non riuscendo ad eseguire gli ultimi tre salti tripli pianificati.
Al momento, Miner deve ancora colmare parte del gap rispetto ai migliori connazionali, che, tuttavia, restano alla portata anche in virtù del fatto che il vincitore della prima edizione dell’Autumn Classic dispone di ottima qualità di pattinaggio e buone doti interpretative, chiavi di volta fondamentali per archiviare valutazioni competitive nelle componenti del programma.
In ogni caso, i pattinatori statunitensi si sono finora imposti in cinque delle sei tappe di Challenger Series disputate, mancando l'en-plein per via dei pochi centesimi che non hanno consentito ad Adam Rippon di vincere il Finlandia Trophy.
Il terzo posto è andato al canadese Jeremy Ten (212,64), capace di interpretare con ottimi riscontri l' “Hallelujah” in versione Jeff Buckley. Il venticinquenne di Vancouver ha migliorato nell’occasione il primato personale completando nel programma libero sette degli otto salti tripli pianificati.
La volata di gruppo per la quarta posizione ha visto prevalere il ventiduenne statunitense Timothy Dolensky (196,93), che ha preceduto il canadese battente bandiera di Hong Kong Ronald Lam (196,70), tradito nel programma libero da un paio di cadute sugli elementi di salto di maggiore valore, il deludente padrone di casa Kevin Reynolds (196,60), ancora lontano dalla condizione atletica per pattinare al meglio programmi di elevata difficoltà tecnica sugli elementi di salto, il diciassettenne argentino di scuola canadese Denis Margalik (193,44), privo del triplo axel, ma solido sugli altri tripli, e lo statunitense Alexander Johnson (193,06), tradito dal triplo axel.
Dolensky, Lam, Margalik e Johnson hanno ritoccato il primato personale. Per quanto concerne, invece, Reynolds si mormora che i problemi alle scarpe dei pattini, già penalizzanti nella passata stagione, non siano stati ancora completamente risolti.
Miner (437,04), grazie al punteggio ottenuto a Barrie, è balzato in testa alla classifica dell’ISU Challenger Series scalzando il russo Sergei Voronov (431,16).
Approfondimenti
BOLLETTINO NEVE
LOCALITÀ | I.APERTI | H. Min/Max |
---|---|---|
Saas-Fee | / | 0-0 cm |
Ghiacciaio Presena | 0/30 | 0-20 cm |
Ghiacciaio Val Senales | 6/11 | 25-81 cm |
Breuil-Cervinia | 7/17 | 80-150 cm |
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