La terza puntata di "Cinque chiacchiere con..." è dedicata a Lorenza Alessandrini, pattinatrice di danza italiana, che da due stagioni a questa parte sta gareggiando per la Francia.
Nata il 6 agosto del 1990 a Milano, Lorenza Alessandrini ha difeso per molti anni la bandiera italiana partecipando alle più importanti competizioni internazionali ed ottenendo risultati di tutto rispetto. Nel 2014 ha cambiato nazione e si è trasferita in Francia per gareggiare insieme a Pierre Souquet con cui ha trovato la giusta sintonia. Lorenza studia all’università telematica San Raffaele, è una ragazza solare, allegra piena di vita ma anche determinata e caparbia, qualità che porta sul ghiaccio durante i suoi programmi. In questa stagione, la coppia di danza Alessandrini/Souquet ha ben figurato nel Nebelhorn Trophy, nella Coupe De Nice, conclusa al posto d'onore, e nel Tallin Trophy terminato da poche ore, evidenziando importanti segnali di crescita gara dopo gara.
1) Dopo aver rappresentato l’Italia per tanti anni adesso gareggi per la Francia, come ti trovi?
Mi è dispiaciuto molto smettere di gareggiare per l'Italia, oltre che per una sorta di "orgoglio nazionale", anche perché mi sento in debito: la mia carriera è iniziata in Italia, con allenatori italiani che mi hanno cresciuta fin da piccola ed è grazie a loro e all'aiuto della federazione italiana che sono arrivata fin qui. Mi sarebbe piaciuto quindi ripagare tutto ciò che è stato fatto per me continuando a rappresentare il mio paese fino alla fine. Cambiare nazione però era la cosa migliore e quindi non posso far altro che ringraziare la Federazione francese per avermi accettata dandomi l'opportunità di continuare a gareggiare. Qui tutti mi hanno accolta a braccia aperte, facendomi sentire benvenuta fin dal primo giorno. Comunque, mi piace pensare che, seppure gareggiando per una nuova nazione, la decisione di non buttare via tutto il lavoro fatto, ripaghi almeno in piccola in parte il mio debito di riconoscenza verso tutti quelli che hanno investito tempo ed energie e creduto in me in questi anni. Ci tengo a ringraziare col cuore la Federazione italiana, il Presidente della Fisg Andrea Gios e il responsabile del settore figura Andrea Garello, per non essersi opposti al mio cambio di nazione; di questi tempi, non è da dare per scontato. È stato veramente un bel gesto e ci tengo a fare un ringraziamento speciale al signor Garello per l'umanità e la gentilezza che ha dimostrato nei miei confronti in questa occasione.
2) Cosa ne pensi della pattern dance di questa stagione?
Per questa stagione, la federazione internazionale ha scelto come ritmo obbligatorio il valzer, da accompagnare con dei ritmi a scelta tra cui anche la polka o la marcia. All'inizio, ad essere sincera, ero un po' scettica, perchè non si è mai trattato dei miei ritmi preferiti, ma mi sono dovuta ricredere. Dopo avere fatto un po' di ricerche per scegliere la musica per la short-dance, mi sono resa conto di avere a che fare con ritmi che si trovano in tanti generi musicali diversi, spaziando dal rhythm and blues al folklore, fino alle colonne dei musical più conosciuti. Non a caso le varie coppie hanno cercato di esplorare tutto questi universi, così da rendere le competizioni più spettacolari e interessanti. Io e Pierre, con il nostro team, abbiamo scelto un genere fresco ed elegante con delle musiche del noto artista francese Yves Montand (che tra l'altro in pochi sanno essere nato in italia) e anche se non l'avrei detto, non solo ci siamo divertiti molto a montare il programma, per ora ci divertiamo molto anche a pattinarlo.
3) Sei sovente all'estero per via degli impegni agonistici. In cosa l’Italia si differenzia dal resto del mondo nell’approccio alle gare e al pattinaggio?
Per quanto riguarda le competizioni, secondo me noi italiani ce la caviamo piuttosto bene e trovo che le gare in Italia siano quasi sempre organizzate con attenzione e cura, soprattutto facendo il paragone con le gare organizzate nel resto d'Europa. Invece un campo dove potremmo migliorare ancora un po' è quello che riguarda il rapporto tra sistema scolastico e sport. Purtroppo in italia i giovani atleti non vengono aiutati molto. Io mi sono diplomata al liceo scientifico in una scuola pubblica e mi mancano pochi esami per finire l'università e per poter gestire tutto sono stati necessari tanti sacrifici, come credo possano confermare tutti quelli che come me hanno fatto sport in Italia cercando di continuare anche la carriera scolastica. In molto altri paesi, come la Francia o gli Stati Uniti, la scuola va maggiormente incontro ai giovani atleti con riduzioni delle ore scolastiche, un maggior numero di assenze giustificate o addirittura un aiuto economico. Questa area va curata con attenzione, perché sarebbe davvero un peccato se un ragazzo con il potenziale per eccellere sia negli studi che nello sport, non arrivasse a farlo solo per via dei problemi di gestione del tempo. Comunque qualcosa negli ultimi anni si sta muovendo. Per esempio, l'università cui sono iscritta, l'università telematica San Raffaele, aiuta gli atleti in vari modi, anche economicamente, attraverso convenzioni stipulate con vari enti e federazioni sportive nazionali, tra cui anche la Federazione italiana Sport Ghiaccio. Credo che si tratti di un passo nella direzione giusta che fa decisamente ben sperare per il futuro.
4) Come ti immagini tra dieci anni?
Dieci anni...sembra un'eternità! Non ho ancora un'immagine chiara in testa del mio futuro, ma sì, mi piacerebbe restare nel mondo del pattinaggio o in ogni caso dello sport. In particolare il mio sogno sarebbe quello di diventare un'allenatrice di alto livello. Negli ultimi dieci anni ho vissuto tanti tipi diversi di situazioni. il mio rapporto con lo sport si è evoluto ed è maturato e spero di poter accumulare ancora più esperienze in futuro. Dentro di me sento la voglia di trasmettere quello che ho imparato, la voglia di aiutare chi condivide la mia stessa passione e si trova a vivere delle situazioni difficili che io stessa ho affrontato. Lo sport ha il potere di cambiare la vita in positivo ed alcuni dei professionisti con cui ho lavorato hanno saputo aiutarmi nei momenti difficili, farmi credere di più in me stessa e maturare a livello personale, quindi per me sarebbe una soddisfazione grandissima riuscire a fare la stessa cosa per qualcun altro.
5) Nel 2014 non ti sei qualificata per le Olimpiadi. Come l’hai presa? Guardi già a Pyeongchang 2018?
Non posso negare che per me sia stata una delusione. Si trattava di un sogno che coltivavo fin da bambina e sono arrivata a sfiorarlo...tutte quelle ore di allenamento, tutti i sacrifici del mio partner e della mia famiglia...pensarci mi fa male. Però allo stesso tempo non è per una sola delusione che metto in discussione tutta la visione mia della mia vita, della mia persona e della mia carriera. Anzi, ho capito che il mio valore personale non dipende solo dai risultati sportivi, ma soprattutto dal mio modo di vivere, di relazionarmi agli altri, di reagire davanti alle difficoltà e di impegnarmi per migliorarmi e crescere ogni giorno. Dopo la mancata partecipazione ho capito che la motivazione per continuare a pattinare non doveva più venire solo dalla speranza di partecipare ad una gara, non funziona così, o almeno non per me. Forse è anche grazie a questa delusione che finalmente ho imparato a pattinare solo per me e a lavorare prendendo piacere dall'allenamento, momento che prima avevo sempre vissuto con grande stress. Non ho di certo in alcun modo messo da parte le mie ambizioni e sarebbe bellissimo raggiungere il livello necessario per qualificarmi per le Olimpiadi in Corea, ma per ora la mia priorità è continuare a vivere ogni allenamento con la consapevolezza che la carriera di un atleta non è infinita e che quindi bisogna approfittarne e viverla con gioia finché dura, senza dimenticare che ci sono mille fattori in gioco che non dipendono dall'impegno e dalla voglia di arrivare. Quindi cerco di guardare al futuro con positività, godendomi il piacere di stare sui pattini, di gareggiare e di fare quello che amo e cercando di vivere al massimo tutte le situazioni che ho la fortuna di vivere; sono convinta che se c'è un modo per me di raggiungere i miei obiettivi, si tratti proprio di vivere il mio sport in questo modo.
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