Appunti sparsi sul Nebelhorn Trophy

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Appunti sparsi sul Nebelhorn Trophy

La quarantacinquesima edizione del Nebelhorn Trophy ha fornito indicazioni assai preziose in vista del proseguimento della stagione proponendo interessanti temi di approfondimento.

Nel corso della tre giorni di Oberstdorf, ospitata, come di consueto dall'Eislaufzentrum, non sono mancate prestazioni di elevato spessore e nomi nuovi si sono proposti all'attenzione del grande pubblico.

La prima menzione spetta obbligatoriamente alla coppia di artistico russa composta da Tatiana Volosozhar e Maxim Trankov. I campioni iridati in carica hanno palesato uno strapotere tecnico/artistico, che ha già messo in allarme gli altri pretendenti al titolo olimpico. Nell'occasione, gli allevi di Nina Mozer hanno ottenuto punteggi in precedenza neanche ipotizzabili dimostrando di non avere lasciato nulla di intentato in vista della rassegna a cinque cerchi di casa. Purtroppo, i precetti imposti dalla federazione internazionale faranno sì che i risultati ottenuti nel Nebelhorn non abbiano valenza di record mondiale, ma, in tutta onestà, a differenza di quanto avviene negli altri eventi di secondo livello, nulla è stato gonfiato ad arte e il valore attuale di Volosozhar/Trannkov corrisponde per davvero agli oltre 230 punti totalizzati ad Oberstdorf. L'unico piccolo dubbio riguarda la scelta musicale del programma libero, cui però fa da contraltare un corto di stordente bellezza.

Di certo, non è stato da meno il giapponese Nobunari Oda, vincitore per dispersione della competizione maschile. Il ventiseienne di Osaka, archiviato definitivamente ogni problema extra-ghiaccio, sembra essere tornato quello dei giorni migliori, pronto per puntare ai traguardi più prestigiosi proposti dalla stagione in corso. Dall'incontro con Lori Nichol sono nati due programmi dalla coreografia strepitosa, entrambi cuciti su misura sul suo stile di pattinaggio. Inoltre, la ritrovata padronanza del quadruplo, ben completato in entrambi i segmenti di gara, potrebbe diventare un'arma fondamentale per garantirsi quel salto di qualità, necessario per affrontare alla pari i connazionali Takahashi, Hanyu e Kozuka.

Sul gradino più basso del podio virtuale si pone necessariamente la quattordicenne russa Elena Radionova, subito vincente nel debutto internazionale in categoria senior. La campionessa iridata juniores ha sciorinato un bagaglio tecnico con pochi eguali e, se riuscirà a superare senza contraccolpi l'ostica fase della crescita fisica, rischia di diventare l'atleta da battere per diversi anni. Trottola rovesciata a parte, già entrata a pieno titolo tra le migliori di sempre, quello che più impressiona resta la naturalezza con cui riesce a completare salti tripli, sovente in combinazione, anche dopo minuti di gara. Inoltre, rispetto alla coetanee appare decisamente più matura e disinvolta al punto da prendersi la licenza di ammiccare senza patemi a giudici e pubblico. Probabilmente, non è ancora pronta per competere ad armi pari con le atlete salite sul podio degli ultimi mondiali, ma da tutte il fatto di non doverla affrontare nei prossimi Giochi Olimpici verrà accolto con un sospiro di sollievo.

Uno dei principali motivi di interessi dell'evento tedesco, è stato senza ombra di dubbio il ritorno in gara della bi-campionessa mondiale Miki Ando, assente dalle competizioni da una trentina di mesi. La veterana nipponica ha nel complesso suscitato un'impressone favorevole presentando un programma corto ben coreografato e dall'indiscusso potenziale. Il libero, invece, al di là di qualche giustificabile sbavatura, è apparso meno coinvolgente e soprattutto assai scolastico in diversi passaggi. Di certo, la neomamma si adopererà alacremente per raffinare i programmi e togliersi definitivamente di dosso la ruggine di tanti mesi di inattività, ma solamente ottanta giorni la separano dai decisivi Campionati nazionali e tanto appare il lavoro da fare. In particolare, sarà da subito necessaria un'attenta rivisitazione degli attuali elementi di trottola in quanto, alla luce della qualificata concorrenza casalinga, non potrà permettersi il lusso di lasciare punti pesanti sul piatto. In questo momento, Mao Asada, Akiko Suzuki, Kanako Murakami e forse anche la piccola Satoko Miyahara partono da una posizione di vantaggio, ma il ruolo di fenice sembra adattarsi al meglio alla venticinquenne di Nagoya e quindi non desterebbe granchè stupore vederla primeggiare a Saitama, dove, pochi giorni prima di Natale, verranno messi in palio i tre posti per Sochi.

Il Nebelhorn ha anche sancito il trionfo per la politica di espansione strutturata dall'ISU nell'ultimo decennio. Atleti di ben quattro continenti hanno sfruttato l'opportunità di regalare alla nazione di appartenenza la partecipazione olimpica e Paesi come Brasile e Filippine hanno definitivamente ottenuto "diritto di cittadinanza", a discapito di realtà titolate quali Finlandia e Svizzera, che saranno giocoforza spettatrici a Sochi. In particolare, la lotta si è rivelata incerta e serrata in tutte le discipline e, nel giro di quattro anni, il livello medio è cresciuto a dismisura tanto che i punteggi necessari per raggiungere il traguardo si sono oltremodo impennati.

Il bilancio azzurro non può che essere considerato positivo in quanto, seppure con qualche patema di troppo, Paul Bonifacio Parkinson ha garantito all'Italia la presenza nella gara olimpica maschile. Quindi, come avvenuto quattro anni or sono a Vancouver, in ogni specialità sarà impegnato almeno un pattinatore battente bandiera italiana con tanto di presenza già garantita nella nuova prova a squadre. Il difficile però deve ancora arrivare ed entro la fine dell'anno si dovrà stabilire su quali pattinatori puntare per Sochi. A tal proposito, non tutte le scelte appaiono scontate, ma non mancheranno le occasioni per approfondire l'argomento.

Infine, meritano una citazione Olga Bestandigova e Ilhan Mansiz, coppia di artistico turca cui va dato atto di aver raggiunto livelli sorprendenti nel giro di poco tempo. Evitare l'ultimo posto è stato inevitabile e il sogno olimpico è da subito svanito. Tuttavia, le prestazione sono state più che dignitose e non c'è stato addetto ai lavori che non si sia complimentato con l'ex centravanti della nazionale turca, coraggioso nell'affrontare a testa alta una disciplina di tale complessità che necessità di una preparazione di base da costruire in tanti anni.


IL NEBELHORN 2013 SU NEVEITALIA SPORT
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