Nel corso degli anni il ruolo del portiere è cambiato profondamente e se guardassimo una partita della prima metà del ‘900 faticheremmo a credere ai nostri occhi.
Dal 1917 - data della nascita della NHL - ad oggi, sono state molteplici le regole introdotte per regolamentare al meglio il ruolo più importante del gioco che tanto amiamo.
Ripercorriamo i principali cambiamenti avvenuti nel corso di questo secolo, attraverso qualche curiosità.
La prima, di cui pochi sono a conoscenza, è che al momento della fondazione della NHL, i portieri dovevano necessariamente restare in piedi per parare il puck. Era, infatti, vietato tuffarsi o comunque lasciarsi cadere sul ghiaccio volontariamente e chi si rendeva protagonista di questa violazione, veniva punito con una minor penalty, che all'epoca era di 3 minuti.
Tuttavia, per aggirare questa sanzione, alcuni portieri si erano specializzati nel far sembrare che le acrobatiche parate, le cadute e i tuffi fossero semplicemente accidentali e involontari. Divenuto celebre per le sue “finte” fu Clint Benedict, storico portiere degli Ottawa Senators. Craig Anderson, portiere degli attuali Senators, nel 2012 gli dedicò anche un casco celebrativo.
Ad ogni modo, questa regola, scolpita nelle tradizioni del più antico hockey canadese, ebbe però vita breve in NHL, e venne abrogata il 1° gennaio del 1918, decretando la nascita del celebre butterfly style, perfezionato nei decenni a venire, prima da Glenn Hall e poi da Martin Brodeaur.
Curiosa anche l’evoluzione delle penalità.
Fino al 1933, quando il goalie veniva sanzionato, la squadra penalizzata doveva giocare in empty net, cioè a porta vuota; non era quindi possibile sostituire il portiere. Se aggiungiamo poi che il power play non terminava con la realizzazione di un gol, una penalità subita dal goalie significava praticamente perdere la partita.
Un prima modifica venne introdotta, come detto, nel 1933: alla squadra penalizzata fu data la possibilità di sostituire il portiere mettendo in porta un giocatore di movimento, il quale doveva però piazzarsi tra i pali privo dell’attrezzatura da portiere. Insomma, una sorta di vittima sacrificale.
Qualche anno dopo, nel 1939 il giocatore chiamato a sostituire il portiere fu autorizzato a usare la stecca da portiere, lo scudo e la pinza, ma non il resto delle protezioni.
Soltanto nel 1950 si decise di interrompere la strage tra i pali dei giocatori di movimento e di far scontare a uno di questi la penalità inflitta al portiere, esattamente come avviene oggi.
Venendo ai giorni nostri, nel 2004/'05, venne introdotta un’ulteriore novità: l’area trapezoidale dietro la porta (allargata di altri 60 centimetri nel 2014) al di fuori della quale il portiere non può giocare il disco, pena una minor penalty di 2 minuti.
Il motivo di questa novità dovreste chiederlo al leggendario portiere dei New Jersey Devils, Martin Brodeaur (recentemente introdotto nella mitica Hockey Hall of Fame) che, nel corso della sua carriera ha rivoluzionato il ruolo del goalie, trasformandolo in un difensore aggiunto.
Marty, infatti, si allontanava spesso dalla gabbia per recuperare i dischi che gli avversari buttavano negli angoli per guadagnare il terzo offensivo, così vanificando la tattica del “dump and chase” avversaria.
La neutral zone trap (tattica perfezionata per inibire nella zona neutra le azioni offensive avversarie) e il ruolo di “libero” di Brodeaur (per usare il gergo calcistico) erano così ben oliati e collaudati che i New Jersey Devils diventarono l’incubo di ogni attacco per circa un decennio, tra gli anni ’90 e 2000.
Proprio per evitare che il portiere avesse un ruolo così attivo nella fase difensiva e, soprattutto, nel costante tentativo di aumentare il numero di gol realizzati, la NHL introdusse quindi il famoso trapezio.
Come abbiamo visto, nel corso di un secolo e mezzo di gioco, dagli albori sui laghi ghiacciati canadesi del 1800, il ruolo del portiere è radicalmente mutato, tuttavia resta una costante. Per decidere di mettersi sulla traiettoria di un disco scagliato anche a più di 100 miglia orarie serve una buona dose di follia!
Per usare le parole del mitico portiere dei Flyers, Bernie Parent: “You don’t have to be crazy to play goalie, but it sure helps” (non c'è bisogno di essere pazzi per fare il portiere, ma di sicuro aiuta).
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